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Crescere fa diventare più saggi? La relazione tra aging e saggezza

Nella cultura popolare la saggezza spesso si associa all’età: cosa ci dice la ricerca sulla saggezza in relazione all’invecchiamento?

Di Alessio Mantovani

Pubblicato il 15 Gen. 2024

Come mai la saggezza viene associata all’invecchiamento?

Nella cinematografia, ma anche in molti libri, capita talvolta che i personaggi più saggi vengano rappresentati come anziani, basti pensare ad Albus Silente in Harry Potter oppure il maestro Oogway nella pellicola d’animazione Kung Fu Panda, che dopo aver pronunciato frasi traboccanti di saggezza si disperde nel cielo sotto forma di petali di pesco.  

Si potrebbe arrivare a pensare che il crescere, diventare adulti e progressivamente invecchiare porti le persone ad acquisire una maggior saggezza, ma potrebbe anche non essere così. I ricercatori della saggezza, ovvero coloro che da 30 anni a questa parte –l’attenzione verso questo tema è appunto materia relativamente recente– si stanno occupando di condurre ricerche scientifiche in questo particolare ambito, non concordano all’unanimità sulla precedente affermazione (Weststrate et al., 2019).

Due ricercatori in particolare si sono occupati di descrivere in maniera accurata che cosa si intendesse per saggezza, identificando così tre modelli principali (Glück & Weststrate, 2022): 

  • Modelli incentrati sulla cognitività: la saggezza viene descritta come la consapevolezza che la propria conoscenza sia limitata, incerta e imprevedibile e che esistono prospettive differenti, in egual modo legittime, che si originano e modificano a partire dai contesti e dalle esperienze di vita. 
  • Modelli incentrati sulla personalità: vengono presi in considerazione quegli aspetti della saggezza che hanno a che fare con la personalità dell’individuo, il senso di affettività e la motivazione, come può essere la propensione ad avere uno stato di curiosità nei confronti della vita e la propensione a non dare per scontato le proprie convinzioni.
  • Modelli evolutivi della saggezza: si occupano di cercare di dare una spiegazione a come la saggezza si sviluppi e perché alcune persone diventino più sagge rispetto ad altre durante l’arco della vita. 

Quest’ultima categoria di modelli si incentra, tra i vari punti d’interesse, sul cercare di analizzare e comprendere la relazione che intercorre tra l’aumentare dell’età e la saggezza. 

Da dove scaturisce la saggezza? Da cosa si origina?

Gli esperti concordano sul fatto che le esperienze di vita siano il materiale necessario, ma non sufficiente, allo sviluppo della saggezza (Jeste et al., 2010). L’esperienza può esser definita come il piano comune di partenza, ma ciò che veramente sembra essere cruciale è il modo in cui le persone riflettono sulle proprie esperienze e ciò che possono imparare da esse (Glück, 2024).

Il modello MORE Life Experience (Glück & Bluck, 2013), fornisce una teoria di riferimento su come la saggezza possa svilupparsi e derivare da situazioni di vita difficili. Infatti, questi ultimi, sono considerati dei veri e propri catalizzatori per lo sviluppo della saggezza. Questo modello si compone di 5 risorse psicologiche necessarie affinché l’individuo sia predisposto a tali situazioni e tragga una maggior saggezza dalle stesse: 

  • La gestione dell’incontrollabilità e dell’incertezza;
  • L’apertura a nuove esperienze e prospettive diverse;
  • La volontà di riflessione esplorativa;
  • La sensibilità emotiva e la regolazione di questa. 

Da ciò può risultare chiaro che non basti unicamente il trascorrere delle esperienze a determinare la propensione alla saggezza, ma sono necessarie anche altre condizioni intrinseche all’individuo. 

Che cosa ci dicono i dati empirici?

La verità è che la ricerca in quest’ambito a livello sperimentale è ancora limitata, rispetto invece a quelli che sono i modelli teorici descritti (Glück, 2024). Ed oltre ad essere limitata può risultare anche contraddittoria. Non vi sono ancora dati che esprimono connessioni causali, ma è stato possibile per esempio osservare alcune correlazioni, in uno studio tra gruppi (di tipo cross sectional), tra le variabili proposte dal modello MORE visto precedentemente e le misurazioni della saggezza (Glück et al., 2019). Mentre in un altro studio longitudinale durato un anno non è stato possibile osservare alcuna evidenza di come la saggezza crescesse dopo le avversità della vita (Dorfman, et al., 2022). 

Comunque i principali dati provengono da analisi correlazionali, o relazioni non lineari tra gruppi (Glück, 2024). 

Quindi, cosa possiamo concludere sulla saggezza?

È possibile affermare che “la relazione tra saggezza e l’invecchiamento è complessa perché la saggezza è un costrutto complesso in sé” (Glück, 2024). Le analisi statistiche tra i due fattori non risultano così forti, indicando che non vi sia una direzione unitaria nella traiettoria evolutiva della saggezza, andando a configurarsi per lo più in una costellazione di esperienze di vita, risorse intrapersonali (interne all’individuo) e interpersonali (derivanti dalle relazioni) (Glück, 2024). 

Un dato, però, alla luce delle ricerche recenti emerge all’interno del binomio invecchiamento-saggezza: ovvero il ruolo protettivo che può rivestire la saggezza in età adulta e in particolar modo in vecchiaia nel confronto tra individuo ed avversità (Ardelt, & Jeste, 2022).

Ricerche sia qualitative che quantitative, inoltre, suggeriscono la possibilità che la saggezza possa giocare un ruolo importante nella prevenzione alla solitudine in età avanzata (Lee et al., 2019; Morlett Paredes et al., 2021).

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