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Follia (1996) di Patrick McGrath – Recensione

'Follia' è un romanzo che percuote e trafigge, crea e distrugge, trascinando violentemente ognuno di noi nei meandri dell’anima e della mente

Di Giulia Campanale

Pubblicato il 09 Ott. 2023

La trama

Peter Cleve, psichiatra di un tetro manicomio criminale vittoriano, è la voce narrante del romanzo ed espone con apparente iniziale distacco la cronaca del caso clinico più perturbante, angosciante, triste e allo stesso tempo affascinante che abbia mai incontrato nella sua carriera medica: l’ossessione malata, fedifraga e letale tra Stella Raphael, moglie del suo collega Max, nonché vicedirettore del manicomio, ed Edgar Stark, uno scultore detenuto per un pregresso uxoricidio particolarmente efferato. Due mondi opposti che si incontrano, si scontrano e si stringono in un abbraccio difficile da sciogliere e complicato da definire. Un rapporto che nasce come pura attrazione sessuale e che si trasforma pagina dopo pagina in un’ossessiva e perversa storia d’amore che culmina nella totale perdita del senno e della capacità di affrontare la realtà.

Stella, la protagonista, non è di certo un’eroina o un modello da emulare. È dannata, vittima della sua stessa ossessione che la porta ad alienarsi dalla realtà e a racchiudere tutto il suo mondo e tutto il suo essere donna in un amore malato che è puro desiderio carnale, desiderio di evasione e liberazione, desiderio di appartenere a qualcuno per sentire ancora un briciolo di vita ed emozione. È una storia folle, certo, ma nasconde anche del coraggio: quello di perdere e fuggire consapevolmente da tutto, anche da sé stessi, in nome di un amore passionale che, per la prima volta dopo anni, fa sentire ancora vivi e ardenti (“e la passione, di per sé, è una cosa positiva, no?”).

L’impatto della lettura

Follia, un titolo semplice ma perfettamente calzante, è una tragedia morale e insieme primitiva. Non ci sono giustificazioni plausibili a quel che accade eppure è impossibile non provare un moto di compassione per questa donna che arriva ad avere sangue sulle sue mani perché è ormai strappata dalla realtà, folgorata dall’irrazionalità e incapace di provare il benché minimo istinto materno e umano.

Il racconto si muove su un climax ascendente che esplode solo sul finale ma che ti supplica di divorarlo pagina dopo pagina senza freni e di prestare attenzione a ogni minimo particolare, nell’innocente illusione di riuscire a sbrigliare la matassa e comporre in anticipo il puzzle risolutivo di questa ossessione e ritrovare – in un oceano di follia – il salvagente della ragione.

Il romanzo riesce ad essere un tornado emotivo per i lettori e l’autore, con la sua penna cruda e graffiante, è stato in grado di scavare nel profondo, facendo vibrare corde nascoste e potenti, e proiettando con ferocia un travolgente caleidoscopio di emozioni.

Insomma, è un viaggio nella più cruda, autentica e inafferrabile Follia della mente umana.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • McGrath P. (1996). Follia, Adelphi.
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