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Meme e psicologia culturale: contesti e valori dietro a semplici immagini

I meme sono unità che riflettono contesti e significati specifici, maggiormente percepibili da alcuni e meno percepibili da altri

Di Daniele Saccenti

Pubblicato il 12 Lug. 2023

Aggiornato il 20 Lug. 2023 09:28

I meme che troviamo su Internet sono assimilabili a unità di informazione culturale che vengono trasmesse da una mente all’altra (Iloh, 2021). Essi riflettono contesti e significati specifici, maggiormente percepibili da alcuni e meno percepibili da altri.

La prima definizione di meme

 Mentre in molti tra i più giovani sarebbero certamente in grado di identificare un meme qualora ne scorgessero uno, chiedere a questi ultimi di definirlo si rivelerebbe probabilmente un compito molto più arduo. Nonostante la popolarità dei meme, in realtà si sa sempre meno su cosa siano effettivamente e da dove derivi l’etichetta utilizzata per identificarli (Aslan, 2018). Il termine “meme” risale storicamente ai contributi di Richard Dawkins (1976) che nel saggio intitolato “Il gene egoista” utilizza la parola “meme” come sostitutivo del termine “gene”, in quanto assonanti, allo scopo di riflettere la locomozione e la diffusione di un gene da un organismo all’altro. Dawkins definisce dunque un meme come un’unità di trasmissione culturale o una mera unità di imitazione (2006, p. 192). Stando alla definizione elaborata da Dawkins alcuni esempi di meme potrebbero essere gli slang, ovvero quelle parole che utilizziamo per essere maggiormente espressivi rispetto a quanto potremmo esserlo utilizzando soltanto il gergo comune, oppure le tendenze nel campo della moda, per esempio quella delle chunky sneakers (Johnson, 2007). La popolarità di un meme è ciò che ne garantisce la sopravvivenza. I meme lottano l’uno contro l’altro per attirare l’attenzione degli individui; ciò che li rende “egoisti” è proprio la loro competitività con altri meme dovuta alla lotta per prevalere (Wiggins & Bowers, 2015). Di conseguenza, i meme vivono e muoiono grazie alla cultura e alla società che li adotta o li rifiuta.

I meme di Internet

I meme che troviamo su Internet si ispirano alla natura di quelli individuati da Dawkins, anche se vengono (nell’accezione comune) più spesso considerati come scherzi o battute che guadagnano visibilità attraverso la loro diffusione nel mondo digitale (Marwick, 2013). Invece di mutare in maniera casuale e di diffondersi attraverso una forma di selezione darwiniana come accade per quelli di Dawkins, i meme di internet vengono modificati costantemente e deliberatamente dalla creatività umana (Solon, 2013). Questi ultimi sono pertanto assimilabili a unità di informazione culturale che vengono trasmesse da una mente all’altra (Iloh, 2021). Indubbiamente, i meme di internet sono estremamente eterogenei e in costante evoluzione. Questi ultimi spaziano da un breve testo abbinato a un’immagine, a un’illustrazione, a una gif, a un video, a sequenze di immagini e via dicendo. Un noto esempio è la cosiddetta content image meme composta da una o più immagini con un testo sovrapposto, dove il testo trasmette il contenuto e l’immagine dà il tono (Majumder et al., 2017, p. 2). Questa forma di meme è caratterizzata dalla relativa facilità con cui viene creata o alterata e apre alla possibilità di modificare dei meme esistenti per generarne di nuovi. Tuttavia, è opportuno sottolineare che il solo fatto di unire un testo a un’immagine non è condizione sufficiente per la creazione di un meme. È la trasmissione, la diffusione e, in particolare per i meme di Internet, la rapidità della condivisione a qualificare un contenuto digitale come un meme (Gleik, 2011).

Meme e psicologia culturale

 In psicologia, i meme possono essere intesi come unità e indicatori culturali (Wang & Wang, 2015). In particolare, i meme sono unità che riflettono contesti e significati specifici, maggiormente percepibili da alcuni e meno percepibili da altri. Jackson (2019) e Williams (2020) affermano persino che molte sfaccettature della cultura e dell’estetica popolare contenute nei meme non possano essere comprese senza la conoscenza pregressa del contesto da cui esse derivano. Questa ipotesi si sposa perfettamente con il noto esempio di Geertz (1973), secondo cui un individuo avrebbe bisogno di un più ampio contesto culturale per distinguere un ammiccamento da un semplice battito di ciglia. Allo stesso modo, alcuni conoscono il significato culturale contenuto e riflesso nei meme, mentre altri potrebbero non conoscerlo. Secondo gli psicologi culturali esistono delle caratteristiche specifiche che consentono ai meme di funzionare come delle unità culturali (Dawkins, 1976). Queste ultime includono: la fecondità, la fedeltà e la longevità (Jan, 1999; Marwick, 2013; Percival, 1994; Shifman, 2013, 2014). La fecondità descrive la velocità con cui un meme viene replicato (Jan, 1999). L’immagine del meme di Michael Jordan che piange, per esempio, è stata scattata alla cerimonia di ritiro dell’atleta statunitense ed è stata rapidamente modificata, rendendola virale sui social network. La fedeltà indica invece la riconoscibilità e la capacità di un meme di essere copiato accuratamente (Marwick, 2013; Voelkl & Noë, 2010).

La riproducibilità dello stesso meme di Jordan che piange è favorita dal fatto che esso prenda la forma di uno dei formati di meme più popolari, ovvero la content image meme, consentendo al pubblico di abbinare quella determinata foto ai testi più disparati.

La longevità incarna infine la durata, la persistenza e il progresso di un meme (Voelkl & Noë, 2010). Ancora una volta il meme del pianto di Jordan costituisce un ottimo esempio di questa caratteristica, in quanto esso è stato diffuso dalla cerimonia di ritiro dell’atleta, dove l’immagine ha avuto origine, fino ai giorni nostri. Attualmente, il meme in questione ha più di 12 anni e l’NBA ha persino commemorato il suo 10° anniversario nel 2019 (NBC Sports, 2019). Il meme di Jordan che piange costituisce peraltro un perfetto esempio di alta memorabilità, poiché anche quando l’atleta vi ha fatto riferimento durante il memoriale di Kobe Bryant nel 2020, il pubblico ha capito immediatamente il suo riferimento al meme e ha prontamente accennato una risata. In quell’occasione Jordan disse che le lacrime che stava piangendo per l’amico deceduto sarebbero probabilmente diventate un altro “meme di Jordan che piange”.

In conclusione, grazie alla loro stessa identità e al loro formato, i meme riflettono al meglio la cultura in cui essi vengono prodotti; sono distinguibili, adattabili e duraturi. In quanto tali, i meme hanno il potenziale di amplificare le rappresentazioni dei nostri valori, contesti, comunità e ambienti, incarnando tali dinamiche e offrendo alla ricerca qualitativa un terreno fertile per ulteriori approfondimenti su queste tematiche.

 

Crying Jordan Meme Psicologia

Imm. 1 – Il meme di Micheal Jordan per i lettori di State of Mind

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Aslan E. (2018, February 12). The surprising academic origins of memes. The Conversation.
  • Dawkins R. (1976). The selfish gene. Oxford University Press.
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  • Iloh, C. (2021). Do It for the culture: The case for memes in qualitative research. International Journal of Qualitative Methods, 20.
  • Jackson L. M. (2019). White Negroes: When cornrows were in vogue and other thoughts on cultural appropriation. Beacon Press.
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  • Johnson D. (2007). Mapping the meme: A geographical approach to materialist rhetorical criticism. Communication & Critical/Cultural Studies, 4(1), 27–50.
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