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La gestione dello studente con ADHD in classe

La sfida principale per ogni insegnante (di qualsiasi ordine e grado) che abbia un alunno con ADHD in classe è quella di mantenere viva e alta l’attenzione

Di Francesco Luigi Gallo

Pubblicato il 15 Giu. 2023

Per uno studente con ADHD la classe può facilmente trasformarsi in un contesto potenzialmente ansiogeno.

 

L’ADHD in classe

 I fattori disturbanti in classe aumentano vistosamente di numero e facilmente si corre il rischio che possano in qualche modo interferire con la complessa azione di supporto e gestione dell’alunno iperattivo. Anche in questo caso risulta particolarmente importante inquadrare ogni intervento in un’ottica più generale, come potrebbe essere quella del programma ABC – Antecedents, Behavior, Consequences (Di Pietro et al., 2001)–, per poi agire cercando di adottare strategie per incentivare i comportamenti positivi e costruttivi e strategie per ridurre i comportamenti problema.

La prima cosa a cui prestare attenzione in questa prospettiva è l’arredamento dell’ambiente-classe. È infatti indispensabile che l’ambiente fisico sia ripulito da tutti i possibili stimoli potenzialmente capaci di elicitare i comportamenti disfunzionali.

Più nel dettaglio è importante che l’aula sia adeguatamente impostata e organizzata per dare allo studente con ADHD una certa percezione di stabilità. Lo spazio di lavoro sul banco dovrebbe essere ripulito da tutti i materiali non indispensabili per portare a termine i compiti programmati. I corridoi di transito tra i banchi dovrebbero essere sgombrati al fine di evitare la possibilità che lo studente possa inciampare e andare incontro ad un infortunio qualora dovesse impulsivamente alzarsi senza l’immediata supervisione dell’insegnante specializzato nella sua gestione (o dell’insegnante curriculare).

Al fine di garantire una migliore e più efficace sorveglianza sarebbe anche importante spostare il posto dello studente iperattivo collocandolo lontano dalle finestre (per motivi di sicurezza) dell’aula e lontano dalla porta (onde evitare che, a seguito di sommovimenti repentini o scatti d’ira, l’alunno possa fuggire facilmente fuori dall’aula).

In questa prospettiva sarebbe importante collocarlo vicino la cattedra dell’insegnante, non soltanto, come già detto, per motivi di sicurezza, ma anche perché è stato osservato che gli allievi hanno maggiori benefici apprenditivi se il loro posto è disposto vicino alla postazione del docente (Dewitz, 2014).

È fondamentale che l’insegnante abbia ‘a portata’ di sguardo il bambino iperattivo, nella misura in cui nell’immediatezza dello sguardo sia possibile richiamare subito la sua attenzione. Molto utile è anche l’organizzazione dei materiali scolastici: le copertine colorate, tabelle promemoria e divisori possono aiutare la fragile capacità organizzativa e mnemonica.

Anche le pareti dovrebbero essere sgombrate da materiali come fogli penzolanti, cartelloni o addobbi inutili. Tutto ciò che potrebbe innescare distrazioni dovrebbe quindi essere eliminato dal raggio percettivo dello studente con ADHD (Amicone et al. 2017).

Anche il colore delle pareti, in un’ottica di psicologia ambientale, non va affatto sottovalutata. In effetti bisognerebbe considerare la sfumatura cromatica più idonea all’età degli studenti al fine di creare un’atmosfera piacevole promuovendo un umore positivo condiviso da tutti, ma ricordando che i colori freddi (azzurro e verde) inducono una certa forma di prezioso rilassamento (Amicone et al., 2017).

Queste sono le misure più importanti dal punto di vista fisico-organizzativo che devono essere subito attuate, pur rispettando sempre l’inderogabile principio dell’accomodamento ragionevole.

Inoltre, è assai importante anche la strutturazione delle attività. È fortemente consigliabile anche scrivere a chiare lettere, magari sulla lavagna, le materie che si affronteranno, i tempi di lavoro, la pause e tutte le attività previste nel corso della giornata scolastica. Grazie poi ad una illustrazione chiara del piano organizzativo lo studente con ADHD vedrà davanti a sé un prospetto sufficientemente limpido di ciò che lo attenderà e ciò dovrebbe contribuire a smorzare l’ansia e la tensione dovute all’imprevedibilità del lavoro da svolgere.

Particolarmente importante è l’attenzione che gli insegnanti devono porre allorquando è il momento di cambiare locazione scolastica (ad esempio nel passaggio dall’aula alla palestra oppure dall’aula ad un laboratorio). In queste circostanze aumentano vistosamente i fattori distraenti, e l’impatto che essi possono avere su un individuo con ADHD è davvero molto elevato. Ad esempio l’igiene ambientale realizzata in aula non può certo estendersi all’intero edificio scolastico e l’ordine predisposto in classe sarà sicuramente perturbato durante il tragitto tra l’aula e il punto d’arrivo. In queste circostanze la sorveglianza degli insegnanti deve farsi massima, lo studente iperattivo non deve sfuggire al raggio d’azione dell’insegnante e ancora una volta un lavoro inclusivo potrebbe riguardare, in una fila ben organizzata, l’alunno iperattivo associato ad un compagno particolarmente calmo (cfr. Marzocchi e Bongarzone, 2019).

Oppure si potrebbe impiegare lo studente iperattivo in un gioco di ruolo nel quale svolgerebbe la parte –paradossale– di sorvegliante, cosicché all’aumentare dell’impegno di sorveglianza potrebbe diminuire la tendenza alla distrazione. La sua mente, cioè, sarebbe impegnata in un compito altamente gratificante e poco spazio dovrebbe restare alla ricezione –per lui amplificata– di stimolazioni esterne.

In un’ottica realmente inclusiva è anche importante estendere il lavoro all’intero gruppo classe, orientando gli interventi sull’addestramento del gruppo. In quest’ottica di intervento globale è importante puntare all’eliminazione di tutto ciò che può in qualche modo disturbare, nei momenti cruciali, la concentrazione dello studente con ADHD.

Se da un lato appare evidente l’impossibilità di ridurre al completo silenzio un gruppo classe che può essere anche molto cospicuo, dall’altro lato questo genere di sensibilizzazione potrebbe aiutare tutti a sviluppare competenze prosociali e a stabilire un clima di collaborazione tra pari (Strocchi, 2011).

Un altro intervento deve invece mirare a rendere edotti i compagni dell’alunno iperattivo del pericolo che si corre –in termini di minaccia reale all’equilibrio e alla serenità dell’andamento delle lezioni– qualora qualcuno dovesse rispondere e dare retta a provocazioni, alle battute (spesso inopportune) e alle sollecitazioni irregolari dello studente in questione.

Da non sottovalutare sono anche le accortezze da tenere sempre presenti durante le attività in classe. Queste possono essere così riassunte: innanzitutto nella scelta dei materiali didattici si dovrebbero sempre preferire mappe e schemi e comunque assai preponderante dovrebbe essere il ricorso a supporti iconici. Le immagini, infatti, riescono a veicolare meglio la quantità di informazioni che si vuole trasmettere e riescono a farlo con una modalità accattivante e capace di mantenere ben salda l’attenzione. Rispetto, quindi, alle informazioni veicolate dal linguaggio verbale (scritto o orale), la didattica per immagini risulta di gran lunga più potente, ed è quindi una modalità da preferire.

Prima di iniziare ogni attività è bene illustrare al bambino, con gentilezza e sicurezza, il tema, la strutturazione, i tempi e gli obiettivi dell’attività che si intende svolgere. Questa fase ha come obiettivo quello di rendere edotto lo studente circa gli scopi e il senso dell’attività, preparandolo in modo deciso e consapevole ad affrontare il compito.

Mantenere viva l’attenzione di uno studente ADHD

La sfida principale per ogni insegnante (di qualsiasi ordine e grado) che abbia un alunno con ADHD in classe è quella di mantenere viva e alta l’attenzione. Questo obiettivo deve essere sempre tenuto presente da ogni insegnante e una delle strategie da prediligere per raggiungere lo scopo è quella di interagire assai frequentemente con lo studente con ADHD. L’interazione frequente non deve mai essere imperativa –salvo nei casi, si spera rari, nei quali risulta fondamentale. Essa al contrario deve cercare di coinvolgere attivamente. È bene quindi evitare da un lato atteggiamenti cedevoli e dall’altro atteggiamenti imperativi, mantenendo un equilibrio mediano tra i due eccessi.

Con atteggiamento virtuoso è bene quindi riuscire a teatralizzare la comunicazione, renderla appetibile e seducente per lui, evitando più che possibile formule generalissime e vuote (anzi, è sempre bene chiamare per nome gli studenti con ADHD, farli sentire persone attivamente partecipi dei lavori scolastici e non elementi di disturbo).

Prima di tutte le attività è essenziale mettere a fuoco anche un altro obiettivo –forse più importante del compito stesso– che è quello di mantenere un comportamento positivo e rispettoso di alcune regole base già precedentemente fissate (Di Pietro et al., 2012). È essenziale che il numero di regole sia illustrato con chiarezza e semplicità, e che ogni frase proferita dall’insegnante contenga soltanto le istruzioni indispensabili associando, nella maniera più evidente e chiara possibile, un divieto e la promozione di un comportamento positivo.

È importante, cioè, che lo studente con ADHD abbia presenti non soltanto i divieti (ciò che non è possibile in alcun modo o ciò che è sconveniente o ciò che è pericoloso), ma sia anche incentivato a seguire comportamenti costruttivi, positivi e benefici. Ogni intervento su soggetti iperattivi e oppositivi deve assolutamente evitare di ridursi ad una mera illustrazione dei divieti, ma deve divenire occasione di crescita autentica e acquisizione di consapevolezza. Ecco ad esempio alcuni accorgimenti che l’insegnante dovrebbe seguire nella formulazione delle regole di condotta per l’alunno con ADHD:

  • Le regole devono essere proposizioni positive e non divieti;
  • Le regole devono essere semplici ed espresse chiaramente;
  • Le regole devono descrivere le azioni in modo operativo (ad esempio evitando formulazioni tipo «stare buoni», «avere cura di…» che possono non risultare chiare perché troppo vaghe);
  • Le regole dovrebbero utilizzare simboli pittorici colorati (che costituiscono un ottimo e immediato segnale del contenuto della proposizione);
  • Le regole devono essere poche (al massimo 8-10) ed espresse sinteticamente (Di Pietro et al., 2012, p. 106).

Un quadro normativo così delineato potrebbe essere riportato anche su un cartellone (Figura 1. Trattato da Di Pietro et al., 2012, p. 107).

ADHD a scuola la gestione degli alunni con ADHD in classe Imm

Ogni attività, infine, deve prevedere momenti di decompressione. Questi sono fondamentali per tutti, ma nei soggetti con ADHD diventano preziosi momenti di rigenerazione psicofisica, durante i quali possono scaricare gradualmente e in modo controllato (sempre sotto la diretta supervisione dell’insegnante) l’energia compressa e accumulata durante l’attività, così da poter ritornare a lavorare nelle migliori condizioni possibili.

Interventi comportamentali: rilevare i rinforzi negativi e i comportamenti positivi

Gli interventi dal punto di vista comportamentale dovrebbero prevedere una prima fase di accurata osservazione finalizzata alla rilevazione dei rinforzi negativi. Alcune tecniche utili potrebbero essere le seguenti:

  • Il chaining, cioè l’apprendimento di sequenze comportamentali complesse grazie alla progressiva acquisizione di micro-sequenze comportamentali semplici;
  • Lo shaping, cioè un rinforzamento differenziale per approssimazioni progressive verso il comportamento finale da raggiungere;
  • Il prompting, vale a dire l’illustrazione di brevi e immediati suggerimenti di tipo verbale;
  • Il matching, vale a dire la presentazione di esempi che possano essere di supporto ai soggetti ADHD;
  • Il fading, cioè l’eliminazione dell’aiuto esterno per incrementare l’autonomia della persona;
  • Il modeling, cioè l’apprendimento di nuovi comportamenti tramite l’osservazione;
  • Il task analysis, cioè la scomposizione e la semplificazione del compito (cfr. Vio et al., 2015).

 Nelle prime settimane di scuola è importante che gli insegnanti svolgano osservazioni strutturate facendo affidamento su un semplice strumento di rilevazione, una tabella in particolare, sulla quale l’insegnante annoterà la data, l’episodio, la situazione precedente al comportamento problema e le conseguenze della sua realizzazione. Grazie a questo strumento l’insegnante specializzato potrà rendere edotto l’intero team dei docenti delle condizioni che hanno determinato l’insorgenza del comportamento irregolare. In tal modo potranno quindi essere individuate le situazioni stimolanti (che andranno a tutti i costi evitate).

Sarebbe utile, per un lavoro più scrupoloso e accurato, che i dati osservativi raccolti (indispensabili per gli interventi di riduzione dei rinforzi negativi) fossero comunicati anche alla famiglia.

La famiglia, secondo il principio dell’alleanza educativa, potrebbe ricevere dal confronto con gli insegnati preziose indicazioni e a sua volta potrebbe fornire al team docente informazioni magari utili per una più precisa messa a punto degli interventi.

Inoltre, per arricchire ancor di più il quadro delle azioni educative è indispensabile creare un’altra tabella di rilevazione dei comportamenti positivi. Questa è importante perché, come abbiamo già precedentemente ricordato, non è sufficiente eliminare le condizioni di contorno che possano fungere da stimolo per l’attivazione dei comportamenti disfunzionali. È importante bilanciare equamente le azioni di divieto e ammonimento con azioni di valorizzazione e premiazione dei comportamenti positivi.

Se con il primo strumento di rilevazione gli insegnanti avevano a disposizione una mappa accurata delle situazioni elicitanti da evitare, con questo strumento nuovo hanno invece a disposizione una mappa dei comportamenti positivi da rinforzare. Il loro compito, dopo la prima fase osservativa, sarà dunque quello di cercare di incrementare al massimo le condizioni atte alla realizzazione dei comportamenti positivi. Questi due strumenti dovranno costantemente arricchirsi, nella piena consapevolezza che ogni intervento dovrà dialetticamente bilanciarsi tra riduzione dei rinforzi negativi e incentivazione dei rinforzi positivi, tenendo sempre presente gli obiettivi fondamentali da raggiungere: comportamenti positivi, sviluppo di competenze e consolidamento dell’autonomia e dell’autocontrollo.

Alcune tecniche specifiche

Entrando nel merito di alcune tecniche specifiche, tre in particolare risultano particolarmente utili in ambito scolastico: la token economy, il «time-out» e il semaforo (cfr. Marzocchi, Bongarzone, 2019).

La token economy

La token economy si basa sul principio dei rinforzi simbolici, che possono essere bollini, adesivi o gettoni. Tali materiali possono essere costruiti insieme con lo studente con ADHD, oppure possono essere precedentemente approntati dall’insegnante specializzato. Dopodiché l’insegnante mette a fuoco i comportamenti-bersaglio sui quali s’intende lavorare e, una volta fissati, può aver inizio l’intervento. Esso consisterà nella strutturazione di un’attività con durata variabile (può essere di un mese o di tre, dipende molto dalla resistenza al cambiamento, dalle difficoltà comportamentali e dalla pervasività del disturbo). Dovranno essere fissati dei premi settimanali e un premio finale, bisognerà chiarire preliminarmente quanti gettoni/bollini serviranno per raggiungerli (per esempio, 10 bollini per quello settimanale, 100 bollini per quello finale).

Vengono dati al bambino i gettoni/bollini ogni volta che manifesta un comportamento positivo. È particolarmente importante riuscire a veicolare l’idea –pedagogicamente imprescindibile– che la concessione del gettone simbolico non è una mera remunerazione estrinseca, quasi che il bambino comprasse il raggiungimento del suo obiettivo; al contrario, il gettone, proprio nella sua dimensione simbolica, è la gratificazione necessaria di uno sforzo realmente profuso e che ha dato esito positivo. In pratica, è la manifestazione sensibile di una dinamica più profonda e importante, vale a dire il riconoscimento dell’avvenuto successo formativo che, pur nella sua precarietà (perché ogni successo formativo va ripetuto e consolidato fino a diventare habitus fisso della persona), attesta comunque la giusta direzione degli sforzi compiuti.

La tecnica del «time-out»

La tecnica del «time-out», invece, si utilizza quando vengono messi in atto comportamenti particolarmente problematici. In questi casi l’insegnante deve interrompere il flusso (potenzialmente pericoloso) dell’azione disfunzionale e collocare lo studente in un luogo neutrale dove non ci sono stimoli distraenti, e al bambino viene chiesto di riflettere –nella misura del possibile– sull’origine e l’evoluzione della sua condotta disfunzionale.

La tecnica del semaforo

La tecnica del semaforo, invece, consiste nello stampare l’immagine per l’appunto di un semaforo e ritagliare un talloncino con il nome del bambino che si ha in carico. Vengono ancora una volta fissati alcuni comportamenti bersaglio da inibire e vengono altresì fissati tutti i comportamenti positivi da premiare. Ogniqualvolta il bambino mette in atto i comportamenti negativi il talloncino viene fissato con la molletta sul rosso, in caso contrario sul verde.

Queste tecniche sono abbastanza semplici da realizzare, eppure hanno un grande valore pedagogico. Come dicevamo più sopra, infatti, tali tecniche iconiche aiutano i soggetti con ADHD a visualizzare visivamente il risultato dei loro comportamenti, contribuendo quindi ad un confronto diretto con le norme del buon comportamento fissate precedentemente e concretizzate, per l’appunto, nei rinforzi simbolici o nelle immagini stampate. Il bambino, in altri termini, non deve sforzarsi di tenere a mente divieti, norme e direttive, ma ha modo di confrontarsi con tutto ciò in modo visivo e tutto ciò esercita una costante azione di controllo direzionale sul suo comportamento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Amicone G., Petruccelli I., Bonaiuto M., (2017, maggio-agosto). Psicologia architettonica e ambientale dei luoghi scolastici in Psicologia sociale, 2, 131-169.
  • Dewitz, A. (2014). Classroom designs to accommodate ADHD and learning disabled students. Journal on best teaching practices, 1 (1), 9-10.
  • Di Pietro et al.  (2001), L’alunno iperattivo in classe: Problemi di comportamento e strategie educative, Erickson: Trento.
  • Marzocchi G. M., Bongarzone E., (2019). Disattenti e iperattivi. Cosa possono fare genitori e insegnanti, Mulino: Bologna.
  • Strocchi M.C., (2011), Promuovere relazioni positive in classe, Erickson: Trento.
  • Vio C., Toso C., Spagnoletti M.S., (2015).  L’intervento psicoeducativo nei disturbi dello sviluppo, Carocci: Roma.
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