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Lutto e EMDR (2022) di Roger Solomon – Recensione

L’autore guida il lettore nell’utilizzo dell’EMDR per aiutare i pazienti in lutto ad attraversare le emozioni intense e l'elaborazione della perdita

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 08 Mag. 2023

Roger Solomon accompagna il terapeuta nella concettualizzazione del caso in seguito a lutto, nella scelta accurata dei target EMDR e in generale nell’impostazione dell’intero trattamento.

 

 La perdita di una persona cara non è solo un momento di grande dolore, ma rappresenta la perdita di un pezzo di se stessi, di una parte del proprio mondo, del senso di equilibrio che la vita aveva fino a quell’istante.

Il nostro compito di terapeuti è accompagnare i pazienti attraverso questo difficile cammino, aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti che la perdita inevitabilmente porta con sé e ricostruire il loro personale cosmo andato in frantumi.

In questo interessante volume Roger Solomon, esperto in EMDR di fama mondiale specializzato nel trauma e nel lutto, mostra come l’EMDR possa ancora una volta essere uno strumento prezioso per affrontare il trauma della perdita, facilitando i processi di assimilazione e adattamento, ristabilendo connessioni e aiutando il paziente nel passaggio “dall’amare in presenza all’amare in assenza” (p. 127) che caratterizza la risoluzione fisiologica del lutto.

Accompagnando spiegazioni chiare ed efficaci con molti esempi pratici di casi clinici, Solomon mette a disposizione del lettore la sua grande conoscenza ed esperienza, confermandosi ancora una volta non solo come abile clinico, ma anche come insegnante eccezionale, capace di presenza empatica e rassicurante tanto con i pazienti quanto con i terapeuti in formazione, anche attraverso queste pagine.

L’autore, infatti, guida con competenza e sensibilità il lettore nell’utilizzo dell’EMDR per aiutare i pazienti in lutto ad attraversare le emozioni intense e il difficile processo di elaborazione della perdita, integrando per questo scopo diverse cornici teoriche utili a orientare la concettualizzazione del caso e l’intervento clinico.

La terapia EMDR ha dimostrato in diversi studi la sua efficacia nel trattamento del lutto ed è particolarmente utile nel diminuire la carica emotiva dei ricordi negativi relativi alla persona amata, favorendo l’emergere di quelli positivi. L’EMDR non è una scorciatoia nel processo di elaborazione del lutto, ma si configura come una terapia “naturale”, nel senso che non toglie emozioni sane e appropriate, anche di sofferenza, ma favorisce il superamento di quegli ostacoli che possono complicare il lutto consentendo alla persona di viverlo con maggior senso di pace interiore e ritrovare un senso di connessione con il defunto.

La morte di una persona cara ha un impatto molto forte nella vita di un individuo e comporta reazioni intense e talvolta difficili da comprendere, anche per chi le sta vivendo. In questo passaggio delicato è importante essere accompagnati ad affrontare le varie fasi che il lutto comporta, dai primi momenti di shock, in cui non c’è bisogno di elaborare ma di interventi di primo soccorso psicologico che sorreggano e stabilizzino, prima di poter affrontare il vero impatto della perdita, attraverso la presa di coscienza, che può essere molto destabilizzante, fino alla riorganizzazione della relazione con la persona amata, trasformando il legame e adattandosi ai cambiamenti interni e di vita che la perdita ha generato.

In questo percorso sono molte le variabili che influenzano l’andamento del processo di elaborazione, secondo la natura della relazione, le circostanze della morte, la personalità, la storia di attaccamento e di sviluppo, la presenza o meno di rete sociale e altri elementi che possono rappresentare fattori protettivi o di rischio per un lutto traumatico o complicato.

Solomon analizza nel dettaglio tutti questi elementi, approfondendone gli intrecci e mostrando come la terapia EMDR sia uno strumento estremamente utile per identificare e sciogliere i nodi che impediscono la fisiologica risoluzione del lutto.

Uno degli elementi che sembra influire maggiormente nella reazione a una perdita è lo stile di attaccamento. Ed è proprio la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969) a rappresentare una delle cornici teoriche utilizzate dall’autore per comprendere meglio il processo del lutto e orientare la concettualizzazione del caso nella pianificazione dell’intervento.

Alla base di un lutto complicato e di blocchi nella sua elaborazione, infatti, ci sono frequentemente ricordi ed elementi legati a una storia di attaccamento insicuro o disorganizzato. La perdita della persona amata evoca la stessa reazione della separazione dal caregiver e innesca dunque risposte di iperattivazione o ipoattivazione, a seconda del tipo di adattamento che durante i primi anni di vita è stato necessario adottare in relazione allo stile del caregiver.

Durante il trattamento sarà pertanto necessario lavorare non solo sul trauma della perdita, ma anche sui ricordi infantili immagazzinati in maniera disadattiva che hanno portato allo sviluppo di uno stile di attaccamento insicuro o disorganizzato.

Obiettivo generale del trattamento non è il distacco dalla persona amata, ma la riorganizzazione e la trasformazione del legame: il rapporto non finisce, ma, facendo i conti con la realtà della morte fisica, si evolve verso un senso di connessione interiore. E’ infatti la “teoria dei continuing bonds” (Klass, Silverman, Nickman, 1996) il secondo modello teorico del lutto integrato da Roger Solomon nel suo trattamento del lutto.

Secondo questo modello il punto di arrivo del processo di lutto è appunto la formazione di un legame duraturo, lo sviluppo di una relazione interiorizzata col defunto che continua ad essere fonte di sicurezza e conforto e diventa parte integrante dell’identità della persona. In questo processo, l’EMDR, proprio per il suo essere “naturale”, promuove l’emergere e il consolidamento di questa nuova rappresentazione interna adattiva della persona amata. Non si tratta di una rappresentazione idealizzata, ma realistica, che integra aspetti positivi e negativi della relazione col defunto, facilitando la connessione di emozioni disturbanti con le informazioni adattive.

Per raggiungere questo nuovo sano adattamento alla perdita, la persona in lutto deve imparare a oscillare fra il tentativo di affrontare il dolore e il suo evitamento mentre si affrontano i compiti della vita quotidiana.

È il “Dual Process Model” di Stroebe e Schut (1999, 2010), che prevede appunto un alternarsi fra momenti cui si affronta la realtà della perdita e si attraversano le emozioni intense e dolorose che essa comporta (orientamento alla perdita – OP) e momenti in cui il dolore è messo temporaneamente da parte per concentrarsi sulle necessità di tutti i giorni e si cerca di ricostruire una vita senza la persona cara (orientamento alla risoluzione – OR). Solo quest’oscillazione, infatti, permette di affrontare adeguatamente il processo di lutto e di non rimanere bloccati nella negazione dell’impatto della perdita o in un infinito cordoglio senza risoluzione.

 Inquadrando il lavoro clinico in questa terza cornice teorica, Solomon rende bene evidente come i diversi stili di attaccamento e altri fattori predispongano alla prevalenza di uno o dell’altro orientamento e illustra dettagliatamente come identificare i target e impostare il trattamento con la terapia EMDR per accompagnare il paziente in quest’oscillazione e favorire l’adattamento alla perdita.

La quarta cornice teorica che Solomon introduce per inquadrare il lavoro sul lutto è il modello dei “processi R” di Rando (1993), che prevede 6 processi da attraversare per raggiungere un sano accomodamento del lutto.

Questi processi sono suddivisi in 3 fasi:

Fase I:

  • Riconoscere la realtà della perdita

Fase II:

  • Reagire alla separazione
  • Ricordare la persona amata e la relazione con lei
  • Rinunciare al vecchio legame di attaccamento e al precedente mondo di assunti

Fase III:

  • Riadattarsi in maniera adattiva al nuovo mondo dopo la perdita
  • Reinvestire

Concepiti non come passaggi rigidi e lineari, ma come processi da attraversare e riattraversare più volte durante l’elaborazione del lutto, sono un’ottima guida clinica per comprendere come la persona si muova in questo percorso e per individuare eventuali blocchi e ostacoli, su cui poi lavorare con l’EMDR per favorire un sano adattamento alla perdita.

Integrando questi modelli alla terapia EMDR e utilizzandoli come guida, Roger Solomon accompagna dunque il terapeuta nella concettualizzazione del caso, nella scelta accurata dei target e in generale nell’impostazione dell’intero trattamento, seguendo la classica impostazione a tre stadi dell’EMDR (passato – presente – futuro).

Grande attenzione è dedicata all’analisi di tutto ciò che può contribuire a bloccare il naturale processo del lutto, individuando nella storia del paziente, nelle caratteristiche contingenti della perdita e nel contesto, tutto ciò che può complicare il lutto, offrendo strategie efficaci e flessibili per affrontare questa sfida.

Corredando la spiegazione teorica di generosi e illuminanti esempi clinici e di alcune trascrizioni parziali di sedute in appendice, Solomon mostra come aiutare il paziente a reinvestire nella propria vita creando una nuova visione di sé e del mondo, non distaccandosi dalla persona cara, ma creando un nuovo legame, interno, capace di evolversi nel tempo e di continuare a offrire, se pure non più in presenza fisica, sicurezza e continuità.

Naturalmente far fronte a una perdita non richiede solamente l’elaborazione di ricordi negativi e il trattamento del lutto non si limita all’adattamento del protocollo standard. Ciò che emerge dal lavoro di Solomon, infatti, è quanto ancora una volta l’EMDR si presti in modo flessibile ad essere integrato in altri approcci, promuovendo un’impostazione al trattamento complessa, amalgamandosi con altri strumenti, non solo strettamente terapeutici, che favoriscono il naturale processo di lutto, come i memoriali, i rituali, le tecniche immaginative e le conversazioni immaginarie col defunto.

L’EMDR si conferma dunque paradigma di resilienza, in grado non solo di elaborare eventi traumatici, ma anche di favorire lo sviluppo di nuove abilità e risorse, un adattamento positivo e una crescita post-traumatica, permettendo alla persona in lutto di ricostruire il proprio mondo e far emergere nuove prospettive adattive.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bowlby, J. (1969), Attachment and loss. I: Attachment, Hogart Press, London (tr.it. Attaccamento e perdita. Vol. I: Attaccamento alla madre. Torino, Boringhieri,1975).
  • Klass, D., Silverman, P.R., Nickman, S. (a cura di) (1996), Continuing bonds. Taylor and Francis, Milton Park, uk, pp. 297-309.
  • Rando, T.A. (1993), Treatment of Complicated Mourning. Research Press, Cham- paign, Il.
  • Solomon, R.M. (2022). Lutto e EMDR. Dalla diagnosi all’intervento clinico. Milano, Raffaello Cortina Editore.
  • Stroebe, M.S., Schut, H. (1999), “The dual process model of coping with bereave- ment: rationale and description”. In Death Studies, 23, 3, pp. 197-224.
  • Stroebe, M.S., Schut, H. (2010), “The dual process model of coping with bereave- ment: a decade on”. In Omega: Journal Of Death And Dying, 61, 4, pp. 273-289.
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