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Un incontro spiazzante con l’Intelligenza artificiale

G. M. Ruggiero esprime il suo spiazzamento davanti ad un testo opera di un'intelligenza artificiale che cita un suo presunto articolo, in realtà inesistente

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 06 Apr. 2023

In questi giorni in cui molto si discute di intelligenza artificiale e in cui le idee spesso si confondono, mi è capitata un’esperienza spiazzante che mi ha ulteriormente confuso.

 

 Mi arriva una richiesta di chiarimento su una mia misteriosa pubblicazione ignota a tutti nel mio gruppo di lavoro e che poi si rivela inesistente ma citata in un articolo online dedicato all’ansia. Mi affretto a leggere l’articolo online e trovo questo mio immaginario lavoro dedicato all’ansia. L’articolo online è scritto con quel tipico stile editoriale che già in molti abbiamo imparato a conoscere, quel parlare di tutto e di nulla con una sussiegosità fumosa e vuota che fa pensare alla fumosità di certi discorsi politici di un tempo meno aggressivi del nostro, quelli frequentemente attribuiti ai democristiani. C’è qualcuno che ancora li ricorda?

L’articolo, mi spiegano oppure lo intuisco, è stato probabilmente scritto in automatico da una di quelle intelligenze artificiali online che stanno stupefacendo il mondo me compreso. Devo dire che in un paio di casi l’intelligenza artificiale mi ha risposto in maniera brillante a un paio di domande trabocchetto. Questa volta non è così, questa incarnazione non ha nulla a che fare con una temuta intelligenza artificiale che ci opprima con la potenza della logica e che ci escluda dal trono di categoria di esseri pensanti supremi.

 Quel che mi spiazza di più però non è lo stile ma la brevissima bibliografia alla fine dell’articolo nella quale trovo il titolo di cui sarei autore. Un articolo che non ho mai scritto (ma non bastava citare uno dei miei lavori sull’ansia? Perché inventare?) e di cui sarei autore insieme a qualcuno che non conosco, questo F. Fabbro che ho già citato, persona probabilmente mai esistita e frutto della fantasia artificiale, il che è ancora più inquietante. Il sito, il cui nome “Isolanews” allude non si sa se a un quartiere milanese alla moda o a lontane isole tropicali, ha delle informazioni di contatto ancor più misteriose: un responsabile dal nome improbabile e dal sapore italo-americano (Tony Barcello) e la cui sede sembra altrettanto indefinibile eppure familiare, un luogo del lontano oriente che assuona con Hong Kong ma non lo è chiamandosi “Tong”. Vi sono dei contatti telefonici con nomi e cognomi italiani; eppure, vagamente falsi o meglio fake e con contatti telefonici curiosamente dotati di prefisso spagnolo e infine un’autrice, tale Isabella Giozzi, dalla biografia impersonale e genericamente adatta a una giornalista freelance quale essa stessa si auto-definisce. Torno a osservare come ipnotizzato il mio lavoro scientifico mai scritto e mentre mi chiedo: perché? Improvvisamente mi imbatto nel ricordo di una melodia di Vasco Rossi che mi dice che in questo articolo cerco di trovarne il senso anche se questo articolo un senso non ce l’ha. Il titolo è Ruggiero, G. M., & Fabbro, F. (2020). Meccanismi neurali dell’ansia sociale. Neuroscienze, 12 (3). Non ho mai scritto nulla del genere, non conosco e tantomeno ho mai collaborato con F. Fabbro e non so che rivista “Neuroscienze” sia, anche perché cliccandoci su si finisce di nuovo in Isolanews, sito che a quanto pare ti ricattura indefinitamente come il castello incantato dell’Orlando Furioso.

Mi piacerebbe dire che da tutto questo possiamo imparare qualcosa sulle potenzialità ma anche sui rischi e sui pericoli dell’intelligenza artificiale. In realtà, la sensazione che ne ricavo rimane di sterile spiazzamento. Non so che dire, sono soltanto imbambolato, vorrei esprimere un fastidio istintivo che confina pericolosamente con la diffidenza bigotta verso la tecnologia e dopo un po’, vergognandomi dell’onda bigotta che m’ingolfa la testa, vorrei esprimere un’apertura mentale senza riserve che non si lasci influenzare dai contraccolpi della modernità ma anche questa opzione finisce per confinare pericolosamente con una propensione ingenua a mostrarsi in connessione col nuovo, librandosi sulle acque gravide di progresso. Tra queste due fatue reazioni permane solitaria una perplessità vagamente delusa di fronte a un prodotto così falso e anche rozzo, così diverso sia dalle illusioni ingenue di superamento dei limiti dell’intelligenza umana grazie all’infallibilità dell’intelletto artificiale sia dalle diffidenze retrive verso un’intelligenza artificiale perversa che escluderebbe l’uomo e la sua autenticità emozionale non riducibile a un algoritmo. Rimango di fronte a una truffa a suo modo perfino troppo umana, come davanti alla Fontana di Trevi sul cui bordo ho incontrato non Totò ma un robot che, invece di dominarmi o di servirmi, mi propone di comprarla, la Fontana.

 

Ndr: l’immagine a corredo di questo articolo è stata generata da un software di intelligenza artificiale: DALL-E 2 di Open AI

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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