“Psicoterapia con l’emisfero destro” propone una disamina approfondita di quello che Schore (2022) definisce il ruolo delle regressioni reciproche, quali fattori in grado di promuovere una crescita nel setting psicoterapico, rispetto al quale l’emisfero destro sembra giocare un ruolo davvero importante.
La co-costruzione di nuove strade da percorrere
Attraverso quest’opera ricca di spunti e di nuovi contributi delle neuroscienze, l’autore propone una visione della psicoterapia del tutto rinnovata, caratterizzata da nuovi spunti di riflessione, connotata da quei fattori infinitesimali e spesso invisibili, rispetto ai quali far fiorire una nuova consapevolezza. Nondimeno, il noto psicologo americano consegna a ciascun operatore della salute mentale un valido strumento, grazie al quale vedere gli attori della relazione terapeutica quali co-costruttori di un processo sempre in trasformazione e per questo ricco di quegli imprevisti, che altro non fanno se non restituire un valore aggiunto all’importanza della relazione stessa.
Attraverso le pagine di questo libro viene infatti proposta una disamina approfondita di quello che Schore (2022) definisce il ruolo delle regressioni reciproche, quali fattori in grado di promuovere una crescita nel setting psicoterapico, rispetto al quale l’emisfero destro sembra giocare un ruolo davvero importante. Se quest’ultimo, infatti, nel corso dell’opera viene descritto come chiave di lettura aggiuntiva alla comprensione di quei cambiamenti intrapsichici ed interpersonali, esso nondimeno si accompagna alla dimensione psicosomatica, ove il binomio mente-corpo non può non risultare indissolubile. Riflettendo così il pensiero promosso dall’autore: ossia l’invito a vedere e a comprendere come ciascuno di noi sia abitato da quei distretti cerebrali e somatici, che spesso in terapia si traducono in un linguaggio da scoprire, conoscere e simbolizzare nel tempo. La creatività riflette quel fattore nevralgico, attraverso il quale le nuove esperienze sia interne che esterne, favoriscono, già a partire dalle prime fasi di vita, quello scambio e quell’arricchimento che nel campo clinico-psicoterapico promuovono di contro la fioritura le mappe somatiche e psichiche provenienti dalla danza infinita e spesso invisibile promossa dalle nostre regioni cerebrali.
Il valore della dimensione temporale
Se vi è una traccia proveniente dal passato, essa non per forza rimarrà identica nel futuro, poiché è proprio attraverso il presente che le funzioni autoregolatrici possono trovare un nuovo spazio e una nuova modalità di espressione, valorizzando quella autenticità che in psicoterapia il noto psicologo invita a conoscere, riscoprire e creare, senza smettere di farsi guidare dall’amore per la curiosità e dalla ricerca di nuove strade da percorrere.
La neurobiologia e la psicologia del profondo
Grazie a questo indissolubile binomio, quello che più risalta è proprio una nuova chiave di lettura attraverso la quale guardare la diade paziente-terapeuta, quali veri e propri portatori di un vissuto e di un background neurobiologico ed esperienziale, che non sempre risultano lineari, ma che, al contrario, grazie proprio alla complessità che li contraddistingue, sono promotori di un arricchimento reciproco e di uno scambio in grado di delineare nuove lenti attraverso le quali orientarsi con sé stessi e con gli altri.