Il volume “Come diventare indistraibili” fornisce indicazioni sulla distrazione e strategie per allenare la capacità di restare focalizzati nel qui e ora.
Quante volte è capitato di distrarci durante una conversazione poco interessante pensando a ciò che avremmo dovuto fare ore più tardi?
Quante volte abbiamo aperto Facebook o Linkedin “scrollando” il feed dei social, non riuscendo più a restare concentrati sui nostri tasks lavorativi e personali?
Sebbene le distrazioni esistano da sempre, da prima dell’introduzione dell’attuale tecnologia, la quantità e la velocità di stimoli esterni a cui siamo costantemente esposti è oggettivamente maggiore, rendendo così più difficile la selezione delle informazioni.
Il libro di Nir Eyal e Julkie Li apre una riflessione su come mantenere focalizzata la propria attenzione, assumendo una prospettiva differente rispetto allo stimolo distraente, che può essere rappresentato da un trigger esterno come la notifica dello smartphone o un trigger interno quale la percezione che il compito sia noioso.
Infatti, eliminare il trigger non è sufficiente, è necessario imparare a esserne consapevoli e re-immaginare il trigger, come una strategia che utilizziamo per non affrontare un compito, o per gestire i nostri impulsi ed emozioni. Riconoscere il dolore e il disagio e prenderne consapevolezza, permette di comprendere la causa prima della distrazione e imparare a gestirla.
Anche re-immaginare un compito da portare a termine e la nostra capacità di controllo su di esso, può aiutare a orientare la nostra attenzione.
Il libro inoltre fornisce strumenti pratici per essere consapevoli delle emozioni che anticipano e susseguono i momenti di distrazioni, così da esserne più consapevoli e allenare la nostra capacità di restare focalizzati nel qui e ora.
Dopo una prima introduzione generale Nir Eyal e Julkie Li analizzano ciò che viene considerata la più grande distrazione del nostro secolo: la tecnologia. Gli autori approfondiscono gli effetti della stessa su ogni contesto con cui ci relazioniamo, da quello lavorativo, a quello familiare, fino a quello sociale, sottolineando ancora una volta come dare la colpa ai dispositivi e attribuire la causa principale della distrazione alla tecnologia è una risposta superficiale a qualcosa di più profondo, come la difficoltà nello stare nel qui e ora, nel portare a termine un compito scolastico o lavorativo, nell’affrontare le proprie emozioni.