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Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive – Recensione

Per acquisire più conoscenze su disabilità e inclusività può essere utile il libro "Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive"

Di Marco Nicastro

Pubblicato il 06 Dic. 2022

“Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive” va da capitoli in cui l’autore ripercorre ricerche ed esperienze sul campo fatte durante i lunghi anni di carriera accademica e di ricerca (in particolare con la sindrome di Down), a capitoli più teorici sul tema della disabilità intellettiva, ad altri più pratici, con esempi e indicazioni utili.

 

Il tema dell’inclusione della diversità è sempre attuale nelle nostre società, che diventano sempre più frenetiche, multiculturali e complesse. È inoltre molto sentito in Italia, paese – almeno a livello scolastico – tra i più inclusivi del mondo, in quanto da decenni non prevede più le scuole speciali per bambini con un qualche tipo di disabilità. Il fatto però che di inclusione si parli da molto tempo, che la si attui quotidianamente nelle scuole e in altri ambienti della società non significa che ciò poi avvenga nel modo più opportuno, né che le persone e le istituzioni che la mettono in pratica lo facciano con adeguata cognizione di causa. Per acquisire maggiori conoscenze in proposito, sia da un punto di vista psicopedagogico che didattico, può essere allora molto utile la lettura di un libro come “Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive” di Renzo Vianello (Erickson, 2012).

L’autore non ha bisogno di presentazioni. Vianello, professore emerito all’Università di Padova, è uno dei massimi esperti a livello italiano ed europeo di disabilità intellettive, ambito di cui si occupa attivamente tuttora e sul quale ha scritto tantissimo durante la sua lunga carriera di accademico e ricercatore. Il libro di cui qui si parla è una pubblicazione abbastanza sintetica che raccoglie, sistematizzandoli e integrandoli, interventi fatti a corsi di formazione e convegni sul tema, rivolti in modo particolare a educatori e insegnanti; contributi che, proprio per questo, mantengono un chiaro taglio operativo.

Si va da capitoli in cui l’autore ripercorre ricerche ed esperienze sul campo fatte durante i lunghi anni di carriera accademica e di ricerca (in particolare con la sindrome di Down), a capitoli più di tipo teorico sul tema della disabilità intellettiva, ad altri (e sono la maggior parte) di tipo più pratico, con esempi e indicazioni molto utili, non solo per far comprendere cosa significhi da un punto di vista cognitivo il concetto di disabilità, ma anche come intervenire, specialmente in ambito scolastico.

Di grande rilievo un concetto che ancora mi sembra abbastanza sottovalutato, ossia l’importanza di impostare la pratica educativa e didattica a scuola sulla base dell’effettiva età mentale del bambino/adolescente con disabilità intellettiva, età mentale che non coincide, né è direttamente estrapolabile, con il punteggio di QI che danno i vari test di intelligenza usati per la diagnosi e che, almeno dal punto di vista didattico, risulta un concetto molto più utile ed esplicativo del QI in quanto permette, a chi si occupa quotidianamente dell’alunno, di farsi un’idea più chiara della condizione dell’alunno e, conseguentemente, di impegnarlo in compiti e attività adeguate al suo livello mentale e per lui quindi effettivamente affrontabili e utili. Bisogna infatti tenere presente l’importanza di dare al bambino/adolescente con disabilità, sia a casa che a scuola, dei compiti per lui affrontabili, in modo da evitare vissuti di frustrazione e conseguente senso di incapacità che, se protratti nel tempo, possono determinare stati di demotivazione difficilmente superabili.

Solo così la pratica didattica può concretizzarsi in attività non solo adeguate alle capacità del ragazzo ma anche effettivamente utili a rafforzare le sue capacità di base comunque presenti, evitando di ridurre l’insegnamento alla ripetizione dei programmi e degli argomenti trattati in classe proposti in modo molto più semplificato.

Grande importanza infine è data dall’autore all’inclusione relazionale in classe dell’alunno con disabilità, attraverso un suo coinvolgimento nelle attività della classe e nel rapporto coi compagni, attività in cui si trova a svolgere un ruolo di mediatore fondamentale il docente di sostegno, la cui figura esce notevolmente rafforzata e valorizzata da un libro come questo, responsabilizzandolo maggiormente assieme al resto del team docente. Tutto ciò ovviamente senza idealizzazioni di sorta da parte dell’autore, ma sempre mostrando un grande spirito pragmatico, riconoscendo apertamente tutte le difficoltà che attuare un’adeguata inclusione crea ai docenti della nostra scuola, già così provata dai progressivi tagli di risorse degli ultimi decenni.

Per questo la lettura di questo saggio (e, per i lettori più curiosi e interessati al tema, anche di diversi altri dell’autore indicati puntualmente in bibliografia), grazie anche alla chiarezza espositiva e al taglio pratico che lo caratterizza, costituisce a mio avviso un’azione necessaria per chi si occupa da vicino di disabilità intellettive, sia che si tratti di un docente di sostegno, per riuscire ad approntare attività didattiche più adeguate all’alunno, sia che si tratti di un educatore, sia infine che si tratti di uno psicologo clinico, soprattutto per la possibilità di trovare spunti e approfondire ulteriori possibilità, certamente meno battute nella pratica clinica delle istituzioni sanitarie pubbliche, relative alla valutazione cognitiva del bambino/adolescente con disabilità intellettiva.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Vianello, R. (2012). Potenziali di sviluppo e di apprendimento nelle disabilità intellettive. Indicazioni per gli interventi educativi e didattici. Erickson: Trento.
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