“Madri che feriscono” è uno degli ultimi libri di Anna-Laure Buffet, terapeuta, consulente individuale e familiare specializzata nell’assistenza alle vittime di abuso psicologico. Fondatrice dell’Associazione CVP – Contre la Violence Psychologique.
È un libro che va contro corrente, contro gli stereotipi che vogliono nell’inconscio della collettività la sottomissione alla venerazione della madre vista come una divinità a cui si deve sempre rispetto e amore incondizionati, pena senso di colpa, vergogna, stigma per aver tradito l’amore filiale.
Da queste considerazioni quindi, scaturisce la falsa credenza di essere un figlio cattivo e di conseguenza indegno e inutile.
Tema dell’opera è la violenza perpetrata sui figli da madri tossiche, non tanto violenza fisica quanto verbale ed emotiva, che è assai più subdola e, pertanto, non riconosciuta agli occhi esterni, che ha come caratteristica quella di “produrre effetti nefasti, con una forza intensa, spesso brutale e distruttiva” e che “nel breve e lungo periodo, genera blocchi, impedimenti, disabilità, sensi di colpa, dubbi, paura, vergogna, domande incessanti, difficoltà o persino impossibilità ad avere stima di sé, a sentirsi vivi, persino a sentirsi autorizzati ad agire o a pensare” (Buffet, 2019, p.18).
Lo stile narrativo è coinvolgente e accattivante, poiché interroga il lettore, lo rende spettatore dei casi descritti, permette di entrare nel problema, nel vissuto di chi come vittima ha dovuto subire le angherie e i soprusi di quella che avrebbe dovuto essere il porto sicuro: la madre.
La Buffet tiene alta l’attenzione raccontando le storie di donne e uomini che ce l’hanno fatta, di chi sta provando ad uscirne, e di chi invece, nonostante gli aiuti, non riesce ad accettare la mancanza e la violenza materna. Si cita “Desperate Housewives”, in cui si parla del prototipo della madre perfetta impersonata da Bree Van De Kamp, personaggio creato per denunciare il modello perfezionista, e nello stesso tempo colpevolizzante, per tutte quelle donne che non seguono gli stessi canoni sociali.
Nell’opera si accenna anche al rapporto con il padre che tiene, direttamente o indirettamente, il gioco alla madre e che è spesso negato o violento, assente o incestuoso.
Lo scopo del libro è dare voce ai bambini feriti e agli adulti che sono o che diventeranno, incoraggiandoli a parlare in maniera libera della madre che li ha feriti, di sé stessi e dei maltrattamenti subiti, al fine di avere l’opportunità di scoprire la propria autenticità, riuscendo a vivere finalmente la vita priva di condizionamenti, evitando così di riprodurre il modello negativo.
Propongo la lettura del libro poiché permette di entrare nel vivo delle diverse storie personali e aiuta a capire i meccanismi che determinano il maltrattamento materno.
Nonostante a volte si riconosca la madre come maltrattante, ciò non basta per guarire, proprio perché fra madre e figlio si è instaurato e perpetuato per anni un legame tossico. Secondo l’autrice la consapevolezza arriva rompendo non solo con la madre, ma anche con quei modelli che ha trasmesso e che sono stati interiorizzati, elaborando il lutto e, infine, rimanendo nel dolore dopo la rottura.
Anna-Laure Buffet indica delle strategie per recuperare autonomia e fiducia in sé stessi, per elaborare il lutto della madre idealizzata, liberando così il proprio sé e le proprie risorse relazionali ed affettive.
Ritengo importante quest’opera perché ognuno, in base al proprio vissuto può riuscire a dare un significato, un nome alla propria sofferenza e voce al proprio urlo di dolore.
Dà inoltre diritto alla persona di potersi liberare dalle emozion di colpa, vergogna, rabbia e dà la spinta per potersi realizzare in tutte le sfere della vita in base al contesto in cui vive, le persone che frequenta, la propria personalità, le proprie ambizioni e i propri mezzi e risorse. Ognuno darà la risposta che potrà e, in ogni caso, trarrà giovamento: alcuni in campo professionale, altri in ambito sociale, altri ancora famigliare o in quelle attività che permetteranno di vedersi restituito ciò che non è stato ricevuto.
È un libro da leggere e da riprendere al bisogno, potrebbe essere utile in tutti quei momenti in cui ci si sente insicuri, frustrati e si ha bisogno di condividere queste fragilità con qualcuno da cui ci si sente compresi.