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Identità adottiva: tra presente e passato

La strutturazione di un’adeguata identità nell’adolescente adottato avviene se non si rifiuta il passato, ma parlandone lo si integra nella vita

Di Alessia Torchia

Pubblicato il 24 Nov. 2022

Se il ragazzo in adolescenza cerca di rispondere alla domanda “Chi sono?”, nel caso di adozione la domanda si connota di altri elementi, per esempio “Qual è la mia identità biologica e da chi ho ricevuto questo corpo?”

 

Adozione e compiti di sviluppo in adolescenza

L’adolescenza è una fase del ciclo di vita, compresa tra la pubertà e la maturità, in cui gli individui sono chiamati a risolvere specifici compiti di sviluppo in particolari contesti sociali e culturali (Havinghurst, 1953).

Tale fase si contraddistingue per numerose trasformazioni che comportano dei mutamenti a diversi livelli: fisico, cognitivo e sociale. Durante la fase dell’adolescenza tutti i soggetti devono affrontare dei compiti di sviluppo che si definiscono nel rapporto fra l’individuo e l’ambiente in cui è inserito, tali compiti possono essere fonte di frustrazione o essere superati senza alcuna difficoltà (Palmonari, 1993).

Il ragazzo adottato, per superare i compiti di sviluppo adolescenziali, dovrà esplorare la propria storia personale con la fragilità emotiva tipica di questa fase (Vadilonga, 2010). Se l’adolescente in questa fase cerca di rispondere alla domanda “Chi sono?”, nel caso dell’adolescente che è stato adottato la domanda si connota di altri elementi, per esempio “Qual è la mia identità biologica e da chi ho ricevuto questo corpo?”. La difficile reperibilità di risposte a queste domand e l’eventuale mancanza di risposte rischiano di produrre un vuoto nel ragazzo adottato, che può riflettersi sulla costruzione dell’identità e sulle dinamiche familiari (Marocco Muttini, 1995).

La specificità del percorso adottivo propone un equilibrio dinamico fra identità e differenze. Il ragazzo, per sviluppare un senso di coerenza interna, deve sviluppare un pensiero dialettico che, accogliendo le opposizioni, le integra scoprendo nuove modalità di dare senso a sé e agli eventi (Gius e Salvini, 1986).

La formazione dell’identità diviene infatti una continua ricerca di connessione tra le istanze del passato e del presente, tra ciò che è conosciuto e non, nel tentativo di creare sempre nuovi equilibri. La strutturazione di un’adeguata identità nell’adolescente adottato avviene se non si rifiuta il passato, ma parlandone lo si integra nella vita, le origini dovrebbero assumere la stessa valenza di altre esperienze significative della vita. Se il ragazzo riesce in questo intento, grazie all’aiuto dei genitori adottivi, riuscirà ad affrontare la realtà e parlare serenamente della propria storia, poiché avrà accettato tutte le sue esperienze (Marocco Muttini, 1995).

Adolescenti e genitori adottivi

Ogni storia di figli adottati si compone di due parti: quella precedente all’adozione e quella successiva (Chistolini, 2010). Nel costruire la propria identità, l’adolescente adottato dovrà inevitabilmente confrontarsi e interrogarsi sul suo passato e sulla sua famiglia biologica, l’immagine di sé che il ragazzo va costruendo, infatti, non può essere disgiunta dalla percezione che egli ha del nucleo d’origine, percezione che viene dedotta per lo più dalle informazioni fornite dai genitori adottivi (Dell’Antonino, 1980).

Alcuni ragazzi intraprendono una ricerca informale riguardo alle informazioni sulle loro origini e sull’identità dei genitori biologici attraverso modalità non rintracciabili, per esempio attraverso i social network. Il problema connesso a questa ricerca individuale è la difficoltà di riuscire a gestire le informazioni raccolte (Colacicco e Rosnati, 2014). Inoltre, non sempre i ragazzi adottati e i loro genitori hanno informazioni riguardo il loro passato, per la difficile reperibilità di informazioni a seguito di veti normativi o per lo stato d’abbandono (Chistolini, 2010). La richiesta di informazioni riguardo ai propri genitori naturali non costituisce una delegittimazione della genitorialità adottiva, ma rappresenta un bisogno di comprendere una parte di se stessi. Il ragazzo dovrebbe infatti sentire di appartenere contemporaneamente a due contesti familiari.

È bene sottolineare che, sebbene il compito di sviluppo dell’identità risulta più complesso per gli adolescenti adottati, questo non implica nulla di patologico, l’importanza e la significatività di tale compito infatti è soggetta alle differenze individuali. Mentre alcuni ragazzi riflettono intensamente sul loro stato di ragazzi adottati e sul significato della loro identità, altri dedicano poco tempo a tali riflessioni. Queste variazioni individuali possono essere inserite in un continuum sulla rilevanza dell’adozione (Grotevant, 2000). Oltre alla centralità del proprio status adottivo, gli individui differiscono in base alle emozioni, positive o negative, a esso collegate e alla sua integrazione nel processo identitario (da qui il concetto di continuum). Alcuni dei fattori responsabili di queste differenze sono il genere e l’apertura dell’adozione; le curiosità attorno alle proprie origini, e quindi la propensione a riflettere sul tema dell’adozione, sarebbero legate alle informazioni in possesso.

Una narrazione emotiva e reale del vissuto adottivo è quindi possibile e necessaria per la costruzione dell’identità in questa fase di vita.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • CHISTOLINI, M.-, & RAYMONDI, M. (a cura di) (2010). Figli adottivi crescono: adolescenza e età adulta: esperienza e proposte per operatori, genitori e figli. Milano: Franco Angeli.
  • COLACICCO, R. & ROSNATI, R. (2014). Figli adottivi alla ricerca delle origini: un’indagine esplorativa presso il Tribunale per i minorenni di Bari. Minori giustizia, 4, 245-255.
  • DELL’ ANTONINO,  A. (1980). Cambiare genitore: le problematiche psicologiche dell'adozione. Milano: Feltrinelli economia.
  • GIUS, E. & SALVINI, A. (1986). Le problematiche psicologiche dell'adozione nazionale e internazionale. Milano: Giuffrè
  • GROTEVANT, H. & DUNBAR, N.&KOHLER, J. K., et all. (2000). Adoptive identity: how contexts within and the family shape developmental pathway. Family Relations, 49, 4, 379-387.
  • HAVINGHUST, R. J. (1952). Developmental tasks and education. New York: David Mc Kay Company.
  • MAROCCO MUTTINI, C. (1998). Convegno Adolescenza ed adozione. Atti del convegno di Torino , Torino: G. Giappichelli.
  • PALMONARI, A. (1993). Psicologia dell'adolescenza. Bologna: Il Mulino.
  • VADILONGA, F. & BRUNETTI, S. et all. Il lavoro di gruppo con preadolescenti e adolescenti adottivi. In VADILONGA, F. (a cura di) (2010). Curare l'adozione: modelli di sostegno e di presa in carico della crisi adottiva. Milano: Cortina.
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