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Il ruolo della consapevolezza emotiva nella riuscita di una menzogna

L’efficacia di una menzogna può dipendere da molti fattori tra cui le caratteristiche e le abilità individuali di chi mente, come la consapevolezza emotiva

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 07 Set. 2022

Diversi studi in letteratura hanno individuato alcuni aspetti che costituiscono la buona riuscita di una menzogna, tra i quali l’elevato livello di abilità manipolatorie e creative e la consapevolezza emotiva.

 

Le caratteristiche della menzogna

L’inganno è definito come l’atto di far credere intenzionalmente a qualcuno un’affermazione o un fatto che l’ingannatore sa non essere vero (Ekman, 2009). L’intenzionalità è un requisito fondamentale in quanto sono esclusi dall’inganno tutti i casi in cui qualcuno fornisce informazioni false pur credendo onestamente e completamente che siano vere. Un ulteriore requisito affinché si possa parlare di menzogna vera e propria è quello dell’assenza di avvertimento. Per esempio, quando andiamo a teatro siamo consapevoli di essere ingannati per la durata di uno spettacolo da un attore che finge di essere qualcun altro (Vrij, 2002). Una bugia è quindi qualcosa di inaspettato e intenzionale che può essere verbale ma anche un’omissione (e.g., nascondere informazioni).

L’efficacia di un inganno può dipendere da molti fattori tra cui le caratteristiche e le abilità individuali di colui che mente. Tra tali caratteristiche è presente la consapevolezza emotiva, ovvero la capacità di descrivere, categorizzare, regolare ed esprimere con successo le emozioni nel corso della creazione di un inganno (Lane e Schwartz, 1987).

Sebbene la menzogna sia percepita dalla maggioranza degli individui come immorale, le persone riportano di dire bugie con frequenza quotidiana: gli studenti universitari affermano che un’interazione sociale su tre comporta l’utilizzo di una bugia e anche gli adulti dichiarano di mentire molto spesso (DePaulo et al., 1996). Nonostante esistano diverse metodologie e strategie volte a rilevare l’inganno, nessuna tra queste è completamente affidabile e l’accuratezza media è soltanto del 54% (Ekman, 2009). Tale percentuale è sorprendente in quanto, essendo le bugie così comuni, dovrebbe essere naturale per le persone sviluppare abilità nel riconoscerle.

Il processo del mentire è infatti estremamente impegnativo e faticoso, perché chi mente non solo inventa una storia dettagliata e convincente, ma deve anche controllare l’espressione delle proprie emozioni mentre la racconta (tra cui espressioni facciali e gesti) ed essere pronto a rispondere alle possibili domande dell’interlocutore.

Diversi studi in letteratura hanno individuato alcuni aspetti che costituiscono la buona riuscita di una bugia; tra questi sono stati identificati l’elevato livello di abilità manipolatorie e creative (Kashy e DePaulo, 1996). Altri, invece, sottolineano l’importanza dell’attrattività fisica, della simpatia e dell’espressività, poiché le persone espressive sono spesso considerate credibili e carismatiche e creano un’illusione di onestà abbassando la diffidenza dell’interlocutore (Friedman et al., 1988).

Menzogna e intelligenza emotiva

Anche le emozioni hanno un ruolo significativo nel processo di menzogna: il bugiardo può provare molte diverse emozioni come il senso di colpa o la vergogna derivanti dall’inganno, oppure la paura di essere scoperto, o l’eccitazione nel portare a termine una bugia con successo. In uno studio, per esempio, Porter e colleghi (2011) hanno rilevato che i livelli di intelligenza emotiva (IE) erano correlati a espressioni emotive ingannevoli più efficaci. Gli individui con alti livelli di intelligenza emotiva non solo potevano falsificare le emozioni in modo più convincente, ma potevano anche mantenere l’espressione emotiva appropriata significativamente più a lungo. La consapevolezza emotiva sembra essere quindi rilevante nell’ambito delle menzogne. Lane e Schwartz (1987), con la teoria dello sviluppo della consapevolezza emotiva, hanno sostenuto che esistono differenze individuali nel processo cognitivo dell’eccitazione emotiva e, quindi, nella comprensione e differenziazione delle emozioni. Questo prevede che la cognizione abbia un ruolo specifico nella consapevolezza emotiva, ovvero quello di far apparire le emozioni che sperimentiamo come le raffiguriamo a noi stessi, molto legate al linguaggio che usiamo e leggermente diverse per ognuno.

La consapevolezza emotiva entra quindi in gioco quando si dice una bugia: l’obiettivo più importante è nascondere le proprie vere emozioni e fabbricarne di false; contemporaneamente però, è necessario controllare lo stato affettivo di coloro che devono credere alla menzogna.

Menzogna e consapevolezza emotiva

Uno studio di Wielgopolan e Imbir del 2021 aveva lo scopo di verificare il ruolo della consapevolezza emotiva nell’efficacia della produzione di una bugia. Nello specifico, gli autori volevano valutare se la consapevolezza fosse una delle abilità che rendono un bugiardo bravo e potesse spiegare una performance migliore della media in questa attività. Le ipotesi erano che esistessero differenze tra donne e uomini nei livelli di consapevolezza emotiva, auto-consapevolezza emotiva e consapevolezza delle emozioni altrui; che queste ultime fossero correlate negativamente con l’individuazione dell’inganno (da parte dei partecipanti) e con le loro migliori prestazioni e capacità di mentire; infine, che si potesse verificare il bias di verità, noto anche come effetto di veridicità (Levine et al., 1999), che prevedeva che i video sarebbero stati giudicati significativamente più spesso come veri piuttosto che falsi.

Ai partecipanti, reclutati da alcune università polacche, (Gruppo A: 40 soggetti; 20 uomini e 20 donne) è stato chiesto di completare la Levels of Emotional Awareness Scale (LEAS; Lane et al.,1990) e di registrare alcuni video che consistevano nella messa in scena di una verità o di una bugia, che sono stati poi valutati come veri o falsi da 400 altri soggetti reclutati per la ricerca (Gruppo B).

I risultati, coerentemente con le ipotesi, riguardo alle differenze di genere mostrano che le donne hanno un livello di consapevolezza emotiva significativamente più alto rispetto agli uomini. Ne consegue che le donne avrebbero una migliore capacità di utilizzare il linguaggio emotivo per differenziare, descrivere e anticipare le emozioni. Non vi sono tuttavia differenze significative tra donne e uomini nell’efficacia della menzogna.

Inoltre, si è riscontrata una correlazione tra i livelli di consapevolezza emotiva (generale, auto-consapevolezza e consapevolezza delle emozioni altrui) e l’accuratezza nel rilevare le bugie dei partecipanti: più alta era la consapevolezza emotiva tra i partecipanti del gruppo A, più bassa era l’accuratezza del gruppo B, indicando che il gruppo A era più bravo a mentire. Infine, come previsto, si è manifestato il bias di verità per cui i partecipanti hanno pensato molto più spesso che i video fossero veri piuttosto che falsi.

In conclusione, le bugie sono presenti nella vita di tutti i giorni con una frequenza molto elevata; possono fare danni considerevoli o essere innocenti bugie bianche. Studiare i correlati delle bugie riuscite, soprattutto nel contesto emotivo, può rappresentare un modo efficace per individuarle più facilmente.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • DePaulo, B. M., Kashy, D. A., Kirkendol, S. E., Wyer, M. M., & Epstein, J. A. (1996). Lying in everyday life. Journal of personality and social psychology, 70(5), 979.
  • Ekman, P. (2009). Telling lies: Clues to deceit in the marketplace, politics, and marriage (revised edition). WW Norton & Company.
  • Friedman, H. S., Riggio, R. E., & Casella, D. F. (1988). Nonverbal skill, personal charisma, and initial attraction. Personality and Social Psychology Bulletin, 14(1), 203-211.
  • Kashy, D. A., & DePaulo, B. M. (1996). Who lies?. Journal of Personality and Social Psychology, 70(5), 1037.
  • Lane, R. D., Quinlan, D. M., Schwartz, G. E., Walker, P. A., & Zeitlin, S. B. (1990). The Levels of Emotional Awareness Scale: A cognitive-developmental measure of emotion. Journal of personality assessment, 55(1-2), 124-134.
  • Lane, R. D., & Schwartz, G. E. (1987). Levels of emotional awareness: a cognitive-developmental theory and its application to psychopathology. The American journal of psychiatry.
  • Levine, T. R., Park, H. S., & McCornack, S. A. (1999). Accuracy in detecting truths and lies: Documenting the “veracity effect”. Communications Monographs, 66(2), 125-144.
  • Porter, S., ten Brinke, L., Baker, A., & Wallace, B. (2011). Would I lie to you?“Leakage” in deceptive facial expressions relates to psychopathy and emotional intelligence. Personality and Individual Differences, 51(2), 133-137.
  • Vrij, A., Granhag, P. A., & Mann, S. (2010). Good liars. The Journal of Psychiatry & Law, 38(1-2), 77-98.
  • Wielgopolan, A., & Imbir, K. K. (2021). Can emotional awareness of liars influence deception detection effectiveness?. Journal of Personality Assessment, 103(5), 667-674.
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