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La terza giornata del Congresso EABCT di Barcellona

Report dalla terza e ultima giornata del Congresso della Società Europea delle Psicoterapie Cognitivo Comportamentali - EABCT 2022

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 12 Set. 2022

La terza e ultima giornata dei congressi è spesso quella in cui, esausti, ci si concentra di meno sulle presentazioni e semmai si preferisce iniziare a tirare le somme. È una scelta giustificata dalla stanchezza ma che rischia di essere prematura.

 

Ioana Cristea e l’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici

Vincendo la fatica, sono andato ad ascoltare Ioana Cristea, ricercatrice e studiosa romena ma che da anni vive e lavora in Italia, ultimamente all’Università di Pavia. Ioana Cristea ha un lungo curriculum scientifico alle spalle e si è formata collaborando con Pim Cuijpers, il ricercatore che da anni sta esplorando con le sue meta-analisi la reale efficacia delle psicoterapie, cognitive e non. La professoressa Cristea sta proseguendo la strada di Cuijpers in autonomia e ha ottenuto un sostanzioso finanziamento di ricerca per analizzare quali sono gli ingredienti davvero efficaci nei trattamenti psicoterapeutici. Si tratta di un lavoro simile negli obiettivi a quello già fatto da altri colleghi ricercatori, ma diverso nella impostazione. Mentre i lavori precedenti tendevano a chiedere ai clinici quali fossero, nella loro percezione, i fattori terapeutici significativi, Cristea parte invece da una revisione meta-analitica delle pubblicazioni, cercando nei protocolli formalizzati e descritti negli articoli gli ingredienti attivi, sintetizzandoli in classi comuni che diminuiscano le ridondanze determinate dal fatto che spesso interventi simili ricevono nomi differenti e sperando di definire meglio i fattori davvero attivi.

Attraverso questa strada si può percepire nei lavori di Cristea una direzione nuova che da una parte è quella di ridimensionare il ruolo dei fattori cosiddetti specifici delle psicoterapie ma anche di non aderire al modello alternativo dei fattori comuni. Una sintesi di questa posizione si può trovare in questo articolo di Cuijpers e Cristea del 2017, disponibile online cliccando qui.

Esisterebbe quindi una nuova classe di fattori che sarà additata dalla ricerca empirica del tipo di quella effettuata da anni da Cuijpers e da Cristea, non così specifica come quella derivata dai modelli teorici ma nemmeno così indefinita (e al fondo relazionale) come quella dei fattori comuni. Al momento Cristea non si sbilancia e non dichiara quale potrebbe essere il verdetto, anche se vi è una certa sensazione che in questa nuova classe di ingredienti quelli di tipo processuale giocheranno un ruolo significativo.

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Immagini dalla presentazione della Prof.ssa Ioana Cristea

EABCT 2022: tiriamo le somme..

E ora tiriamo le somme di questi tre giorni. Seguendo la Cristea, quello della definizione di classi distinte di fattori terapeutici sembra essere uno dei temi dominanti, fattori che pur abbandonando le vecchie distinzioni (cognitivo contro psicodinamico, ad esempio) tendono a convergere su alcuni poli più operativi e dalle definizioni più affidabili (processuale e relazionale, ad esempio, in cui la “e” prende il posto del “contro” e il relazionale o il processuale non pretendono di essere fattori universali -che poi questo significa “comuni”: universali- che spiegano tutto). È un percorso seguito ad esempio anche da Sverre Urnes Johnson dell’Università di Oslo nel suo simposio su “Mechanisms in psychotherapy: A complex system approach”.

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Immagine dalla presentazione del Prof. Sverre Urnes Johnson

Un altro tema emergente del congresso è che ormai la svolta processuale è stata assorbita, non nei termini rivalitari in cui era stata vissuta ai suoi inizi ma come momento di ridefinizione e non di frattura nello sviluppo della psicoterapia cognitivo comportamentale. Anzi, dato che forse la vera frattura fu la modalità del passaggio dal comportamentale (prima onda) al cognitivo (seconda onda), la svolta processuale o di terza onda si propone come la benvenuta ricomposizione di una crepa che aveva inciso in passato la superficie falsamente omogenea del cognitivismo clinico.

Un’avvertenza: il numero di presentazioni al congresso era elevatissimo e molte cose mi sono sicuramente sfuggite, sia perché non potevo essere dappertutto sia perché per alcuni temi dispongo una mia minore competenza. Ad esempio, la riscoperta degli interventi di tipo immaginativo con il frequente ricorso a tecnologie di realtà virtuale è uno dei temi di questo congresso che per la verità ho un po’ trascurato. Per questo purtroppo non ho potuto assistere alla presentazione “Rethinking and revisualising: mental imagery and mental health science” di Emily Holmes della Uppsala University e del Karolinska Institutet’s che ha parlato a fondo di interventi immaginativi. Però posso fare una considerazione: questa riscoperta dell’immaginazione vissuta ed esperita e non solo razionalmente pensata va proprio nella direzione del recupero funzionalista e processuale dei vecchi interventi comportamentali, senza dover andare a prendere in prestito questi interventi da altre psicoterapie. In questo senso si può dire che il congresso abbia obbedito il suo tema, che è: “Re-thinking CBT: providing strategies for a new way of living”.

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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