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La seconda giornata del Congresso EABCT di Barcellona

Report dalla seconda giornata del Congresso della Società Europea delle Psicoterapie Cognitivo Comportamentali - EABCT 2022

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 10 Set. 2022

L’aurora che annuncia la seconda giornata del congresso della società europea delle psicoterapie cognitivo comportamentali è più rosea, fresca e amichevole dell’afa meridiana della prima giornata, ma il caldo non abbandona la sede dell’Università Pompeu Fabra, modernissima ma affetta da un caldo umido non perfettamente temperato da un’aria condizionata non sempre efficiente. Si sopporta comunque il calore e si seguono le presentazioni.

Il protocollo unificato di Todd Farchione

Quella che più mi ha colpito è quella di Todd Farchione, Boston University, USA che parla di Targeting neuroticism in psychological treatment: A unified transdiagnostic approach. Farchione considera il neuroticismo una disfunzione transdiagnostica in grado di reggere un modello che vada oltre i limiti delle diagnosi psichiatriche, diagnosi che hanno fatto la fortuna del modello cognitivo standard o classico di Beck ma che appaiono sempre meno compatibili con la svolta processuale di terza onda ormai prevalente. Farchione propone un protocollo unificato, un Unified Protocol che sa mantenere l’efficacia del cognitivismo clinico di Beck aggiungendo la finezza della svolta processuale. Per la verità ci si attendeva che il nuovo modello processuale non solo mantenesse l’efficacia del modello classico ma la migliorasse. Per ora non è così: i miglioramenti ci sono ma al momento non sono statisticamente significativi. Quindi perché adottarlo? Perché, seppure non più efficace, esso riesce ad assicurare un tipo di successo diverso e da non sottovalutare: un numero minore di drop out, e questo non è poco, anzi è un gradito regalo. In altre parole, si tratta di un segnale forte che col nuovo protocollo unificato -che ha l’imprimatur di Barlow, uno dei pionieri del cognitivismo clinico-  si è ottenuto un maggiore grado di alleanza terapeutica e di qualità della relazione poiché meno pazienti abbandonano il trattamento e rimangono in terapia. È una risposta a chi ha sempre rimproverato alla psicoterapia cognitivo comportamentale di non sapere mostrare la sua efficacia con i pazienti cosiddetti “difficili”, quelli meno capaci di seguire il rigore razionale del trattamento cognitivo. Non si può che esserne contenti e, come si suol dire, se sono rose fioriranno, come è giusto attendersi che accada in questa caldissima serra che è oggi l’Università Pompeu Fabra. Consentitemi un ultimo paio di giochi di parole in attesa di rinfrescarmi: si suda tanto ma ne vale la pena e d’altronde i miglioramenti si ottengono con il sudore della fronte.

Le tavole rotonde: Supervisione

Altre presentazioni promettenti che ho seguito sono state due tavole rotonde, la prima dedicata al tema della supervisione in psicoterapia cognitivo comportamentale, attività che finalmente può e deve essere considerata una disciplina indipendente e nella quale autonomamente occorre formarsi. Non possiamo più pensare che una buona formazione in psicoterapia cognitiva assicuri automaticamente una buona capacità di supervisione. Dobbiamo elaborare una formazione in supervisione separata in cui si apprende questa capacità senza darla per scontata, frutto collaterale dell’essere terapisti. Di questo hanno discusso le tre colleghe più un collega presenti al dibattito: Agniezka Popiel della SWPS University of Social Sciences and Humanities di Varsavia, Anna Ehnvall della Gothenburg University in Svezia, Beatriz Neufeld della University of São Paulo del Brasile e Nikola Petrovic della Università di Belgrado, Serbia. Tutte e tutti in grado di proporre percorsi di formazione in supervisione. Che aspettiamo a iscriverci? Diventiamo supervisori sul serio.

EABCT 2022 - DAY 2 - Supervisione
Tavola rotonda sulla supervisione in psicoterapia cognitiva. EABCT 2022

Salkovskis e il processualismo

Infine, si chiude con un classico del congresso: Paul Salkovskis, eterno alfiere del modello classico, contro i nuovi modelli processualisti, una battaglia che va avanti da più di dieci anni, da quell’edizione di Helsinky del 2008 in cui Salkovskis litigò per tutto il congresso con Steven Hayes. Anche questa volta Salkovskis ha preso di mira una collega di orientamento processualista: Carmen Luciano della University of Almería in Spagna. Era presente a dibattere anche quel Todd Farchione che abbiamo già incontrato. Salkovskis si è prodotto nel suo consueto repertorio di feroci battute contro il processualismo e sopratutto contro l’Acceptance and Committment Therapy, sostenendo -in parte a ragione- che il funzionalismo della terza onda fosse già presente nella seconda onda del cognitivismo classico alla Beck (e alla Salkovskis). Questo è vero e non a caso dopo questa obiezione Carmen Luciano e Todd Farchione hanno annaspato. Ma è vero solo in parte. Non si può negare che nella seconda onda l’attenzione per i contenuti delle credenze centrali abbia inserito un elemento strutturalista che ha fatto disperdere almeno in parte il contatto tra cognitivismo classico e l’irrinunciabile radice funzionalista della nostra psicoterapia. È il problema dei cosiddetti significati (meaning) che finiscono sempre per approdare a credenze sul sé (self-beliefs), variabili strutturali di Beck che hanno sempre fatto a pugni con l’impostazione funzionalista. Non va dimenticato che queste strutture di Beck sono condivise anche con i modelli costruttivisti di Michael Mahoney e Vittorio Guidano i quali su questo hanno sempre mostrato convergenze con Beck malgrado mille illusorie rivalità.

Insomma, la terza onda ha avuto l’indiscutibile merito di restaurare l’impostazione funzionalista nel cognitivismo clinico e questo merito nessuno potrà toglierlo a Marsha Linehan e a Steven Hayes. Confesso che nelle domande finali concesse al pubblico non ho potuto resistere alla tentazione di farlo notare al terribile Salkovskis in persona, se non altro per arginare -nei miei limiti delle mie possibilità- il suo debordante umorismo anti-processuale. In un modello davvero funzionalista meglio sarebbe parlare di effetti dei pensieri e non di significati. Nessuno mette in dubbio che Salkovskis si sia formato con l’analisi funzionale, ma forse la generazione successiva nata dentro il cognitivismo standard ha ricevuto meno nozioni e formazione in questo aspetto. Naturalmente Salkovskis non ha dato ragione alla mia osservazione ma nemmeno ha esercitato il suo feroce spirito nella risposta che mi ha gentilmente concesso. Il che non è poco, per l’indomito Paul Salkovskis. Non si può sempre ridere, alla lunga si rischia di deridere.

EABCT 2022 - DAY 2 - TAVOLA ROTONDA PROCESSUALISMO
Todd Farchione, Carmen Luciano e Paul Salkovskis. EABCT 2022
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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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