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I cambiamenti nella struttura cerebrale dovuti al Covid-19

L’infezione da Covid-19 può determinare una modificazione della struttura cerebrale come dimostra il confronto tra RMN prima e dopo l’infezione.

Di Simona Leone, Lucrezia Giotti Matricardi, Marco Tanini, Rebecca Viliani

Pubblicato il 05 Mag. 2022

Aggiornato il 06 Mag. 2022 14:01

L’infezione da Covid-19 può determinare una modificazione della struttura cerebrale come dimostra il confronto tra RMN prima e dopo l’infezione.

 

Introduzione

  Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature a nome di Gwenaëlle Douaud, ricercatrice e professore associato al Wellcome Center for Integrative Neuroimaging presso l’Università di Oxford, e dei propri collaboratori, ha preso in esame i cambiamenti strutturali a carico dell’encefalo post infezione da virus SARS Cov-2.

Lo studio ha confrontato le immagini da risonanza magnetica effettuate in tempi diversi, prima e post infezione da Covid-19.

Dalla ricerca è emerso che sono osservabili piccoli cambiamenti strutturali dell’encefalo anche dopo una lieve infezione, la dimensione complessiva del cervello è risultata leggermente ridotta, con meno materia grigia nelle parti legate all’olfatto e alla memoria. Coloro che si erano ripresi da poco dalla malattia hanno trovato più difficile rispetto al solito svolgere compiti mentali complessi.

La principale perdita di sostanza è stata osservata nelle aree olfattive, le ipotesi sul legame eziologico che è alla base di questo fenomeno sono relative alla possibilità che il virus attacchi direttamente queste regioni oppure che l’apoptosi cellulare sia dovuta all’ anosmia, e quindi correlata alla perdita di input sensoriali. È da segnalare che lo studio è stato compiuto su pazienti infettati dal virus originale o da variante Alfa, che erano caratterizzate dalla sintomatologia di perdita dell’olfatto e del gusto.

Materiale e metodi

Lo studio ha preso in esame le risonanze di 785 pazienti, di età compresa tra 51 e 81 anni, che per motivi di ricerca diversi erano stati sottoposti a due risonanze magnetiche al cervello a distanza di circa 36 mesi. Questi sono stati divisi in due gruppi: 401 di loro avevano contratto l’infezione tra una risonanza e la successiva (il 96% dei quali aveva sviluppato un Covid lieve) e 384 non avevano mai avuto la malattia.

Risultati

È emerso che alla seconda risonanza, i reduci dal Covid avevano diverse alterazioni strutturali e anatomiche del cervello come una maggiore riduzione dello spessore della materia grigia e del contrasto tissutale nella corteccia orbitofrontale e nel giro paraippocampale. Sono poi emersi maggiori cambiamenti nei marcatori di danno tissutale nelle regioni funzionalmente collegate alla corteccia olfattiva primaria. Il tutto si associa ad una maggiore riduzione delle dimensioni globali del cervello.

Il gruppo dei pazienti che avevano contratto l’infezione da Covid 19 ha anche mostrato in media un declino cognitivo maggiore tra i due punti temporali. È importante sottolineare che questi effetti longitudinali di imaging e cognitivi sono stati ancora osservati dopo aver escluso i 15 casi che erano stati ricoverati in ospedale.

Conclusioni

Grazie allo studio delle risonanze magnetiche si è giunti ad ipotizzare che i danni osservati possano essere i segni distintivi di una diffusione degenerativa della malattia attraverso vie olfattive, di eventi neuroinfiammatori o della perdita di input sensoriali a causa dell’anosmia.

Resta da capire se e quando il quadro clinico sia reversibile con il passare del tempo.

 

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