expand_lessAPRI WIDGET

Oltre la trappola del panico (2021) di Alma Chiavarini – Recensione

'Oltre la trappola del panico' affianca a ogni racconto di testimonianza la parola di un esperto, sempre delicata e rispettosa di ogni momento vissuto

Di Elena Ritratti

Pubblicato il 07 Apr. 2022

Oltre la trappola del panico è un libro che raggruppa le voci di chi ha combattuto e di chi ancora combatte contro ansia e attacchi di panico, una vera e propria voce collettiva che evidenzia dolore, sofferenza, sensi di colpa, terrore di un disagio non semplice da superare, ma anche la possibilità di farcela.

 

Tutti noi proviamo ansia: si pensi all’attesa prima di un esame, al momento di un colloquio lavorativo, ma anche ad un nuovo incontro. L’ansia implica uno stato di arousal, ossia di attivazione del sistema nervoso simpatico che identifica uno stato di apprensione provato nell’anticipazione di un certo evento. Lo stesso vale per la paura, anche se quest’ultima sottolinea quel dato di immediatezza, in contrasto con l’aspetto di attesa della prima. Pertanto è fondamentale ricordarsi che fa parte della nostra vita quotidiana e aiuta a metterci in guardia da situazioni potenzialmente pericolose, ma ci collega anche all’essenza di ognuno di noi, costantemente in contatto con l’attenzione verso di sé e verso gli altri, proiettato al futuro, incerto, ma necessario per la stessa, medesima esistenza. Non di rado si assiste ad una deformazione dell’ansia abituale ponendo la grave questione della psichiatrizzazione di casi decisamente sotto soglia, mettendo in bilico quel limite tra “normale” e “patologico” che porta alla prescrizione, in maniera assolutamente troppo frequente di farmaci ansiolitici, oltrepassando l’importante ascolto della persona che, spesso, ha solo bisogno di una guida per meglio comprendersi.

Decisamente diversa, invece, è la condizione di tutti coloro, che, a causa di uno stato ansioso persistente, non sono più in grado di gestire la propria vita quotidiana, terrorizzati a tal punto da credere più sicuro il rimanere isolati, nella propria casa, a volte, addirittura rinchiusi nella propria stanza.

I disturbi d’ansia secondo DSM-5 sono molteplici e presentano diverse sfaccettature; proprio per questo è necessario un approccio integrato che possa avere il sostegno di più professionisti, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, che devono valutare con attenzione il livello di gravità, non tanto da manuale, quanto percepito. Ad aggiungersi, però, e la letteratura ne ha davvero molti esempi, un valido sostegno è arrivato dalla formazione di gruppi di mutuo aiuto, spesso associati dal sapere comune all’ambito delle dipendenze, come gli Alcolisti Anonimi, ma che, in realtà, possono sfruttare tutte le proprie potenzialità in diversi ambiti. Un esempio è proprio l’associazione Lega Italiana contro i Disturbi d’ansia, d’Agorafobia e da attacchi di Panico (Lidap) di cui la dottoressa Alma Chiavarini, autrice del libro, è una delle principali sostenitrici. Nel testo vengono riportate delle autentiche testimonianze di persone che, grazie al supporto dei vari professionisti, ma anche grazie a questi gruppi, sono riuscite a trovare il modo di evolvere, di arrivare perfino a dialogare con quel nemico invisibile, prima considerato un mostro esterno imbattibile.

In effetti, se ci appoggiamo alla letteratura, Lewin parla proprio, a proposito del gruppo, come di una potenza trasformatrice che sfrutta l’essere insieme, il senso di appartenenza, la condivisione di tematiche, puntando non tanto sulla similarità, ma sull’interdipendenza tra i membri. Il gruppo funziona proprio come un campo di forze in cui l’azione del singolo influenza tutti gli altri individualmente, ma anche nella totalità, facendo sì che ogni piccolo cambiamento possa generare un moto propulsivo che verte alla trasformazione, come accade in una Galassia, dove stelle, sistemi, gas e polveri si legano e interagiscono uniti da reciproca forza di gravità. Pertanto il gruppo diventa una dimensione di possibilità, dove predominante risulta essere il senso di identità sociale. Anche W. R. Bion studia il funzionamento del gruppo, sottolineando l’esistenza di una mentalità gruppale, ossia di un’esperienza che è prima di tutto sensoriale, emotiva, affettiva e poi cognitiva.

Ed il testo sposa bene questa filosofia, perché raggruppa le voci di chi ha combattuto e di chi ancora combatte contro questi disagi di ansia e di attacchi di panico, una vera e propria voce collettiva che evidenzia dolore, sofferenza, sensi di colpa, terrore di un disagio non semplice da superare, ma anche la possibilità di farcela. Questo non risulta un messaggio retorico, non propina false speranze, perché è proprio raccontato da chi soffre, da chi sta male, da chi è rimasto soffocato per mesi o anni tra le mura domestiche. È, come ben racconta il dott. Paolo Migone, una perlustrazione bottom-up, ossia dal basso verso l’altro: si parte con i piedi per terra, dalla terra nuda e cruda di chi ci è passato e di chi ancora combatte per poi, eventualmente, costruire una teoria. È un messaggio dunque non solo per coloro che pensano di non farcela, ma anche per gli stessi professionisti che, dal paziente, non possono che imparare. E, in effetti, da questi racconti ogni singolo concetto sembra scorrere sulla pelle del lettore, è palpabile, proprio perché espresso nel semplice linguaggio di chi la sofferenza la conosce per bene e, proprio per questo, ha il desiderio di aiutare chi potrebbe portarla dentro di sé come un macigno. Non si illude il lettore di poter avere un lieto fine in breve tempo, c’è un profondo rispetto per ogni singola persona in difficoltà, perché l’illusione non farebbe altro che trascinare ancora più a fondo chi è tanto fragile, in quanto lo porterebbe a sentirsi tradito. Ogni paziente racconta del proprio percorso, fatto spesso di terapia integrata, sottolineando la positività dell’esperienza gruppale e della necessità di cambiare prospettiva. C’è un senso di corresponsabilità tra queste persone, costruita sulla consapevolezza dell’inutilità dello scaricare la colpa su altri e della necessità, di contro, di imparare ad ascoltarsi, ad accettarsi, senza sentire quel senso di colpa che spesso è causa di cronicizzazione. E che cosa imparano ad ascoltare queste vite così diverse, ma allo stesso tempo così similari? Imparano ad ascoltare quella voce, quel sintomo, il panico che è, come dice bene Silvia nel testo, nemico, ma anche amico, in quanto in grado di darle quella scossa necessaria per poterle far riprendere in mano la sua vita.

Ad ogni singolo racconto di testimonianza nel libro segue sempre la parola di un esperto, che, a mio avviso, risulta particolarmente delicata, perché rispettosa di ogni singolo momento vissuto: è la parola del professionista che restituisce ad ognuna di queste persone un messaggio, che racchiude certo conoscenza e tecnica, fondamentali nella richiesta di aiuto, ma anche una profonda umanità e gratitudine per la condivisione di parti così intime di ognuno. Gli esperti sottolineano l’importanza della terapia, ognuno con l’esperienza del proprio orientamento, unita alla forza dei gruppi di mutuo aiuto, ma anche del profondo coraggio di ogni singolo paziente che lotta costantemente con abitudini disfunzionali, con senso di colpa e di vergogna, cercando una via di uscita.

Ma qual è il filo conduttore che lega queste testimonianze così diverse? Che da quel loop soffocante si può uscire, che da quegli anni così bui è possibile riemergere, che da quella paura della paura ci si può liberare, attraverso un percorso di accettazione, di trasformazione degli ostacoli in potenzialità, imparando anche ad amare quel panico, perché per accettare le proprie fragilità ed esprimere le proprie emozioni si deve amare la parte più vera di sé, come scrive Sebastiano nella sua testimonianza.

Questo testo è una vera e propria forma di amore, un amore che si affida al racconto di chi ci è passato, con l’intento di supportare e aiutare chi non sa dove andare, un amore onesto, perché contiene un messaggio reale: disagio e benessere non sono due dimensioni distinte, esse coesistono. Come ben scrive il dott. Migone citando Saffo: «Dove nulla è solo miele o solo assenzio».

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • APA (2014). DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Quinta Edizione. Raffaello Cortina Editore: Milano
  • Bion, B.R. (2016). Esperienze nei gruppi. Armando Editore: Roma.
  • Chiavarini, A. (2021). Oltre la trappola del panico. Franco Angeli.
  • Lewin, K. (1980). I conflitti sociali. Franco Angeli Editore: Milano.
  • Saffo (2017). Poesie, frammenti e testimonianze. Rusconi Libri: Milano
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Attacchi di panico e solitudine: la prospettiva fenomenologica-gestaltica
Attacco di paura o attacco di solitudine? Uno studio intorno al disturbo di panico

La radice del disturbo di panico, in una prospettiva fenomenologica-gestaltica, è la solitudine di scoprirsi esposti a un mondo che lascia sopraffatti

ARTICOLI CORRELATI
Si può vivere senza ansia?

Eliminare l'ansia non è possibile, ma imparare a conviverci sì. Per riuscirci è d'aiuto fare riferimento ad alcune tecniche di psicoterapia

Dipendenza affettiva e ansia da relazione
Ansia da relazione e dipendenza affettiva

Nelle relazioni sentimentali sono diversi i meccanismi disfunzionali che possono instaurarsi, tra questi la dipendenza affettiva e l'ansia da relazione

WordPress Ads
cancel