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Come violenza sul posto di lavoro, stress occupazionale e prestazioni sostenibili si influenzano vicendevolmente

La violenza sul posto di lavoro diminuisce l’impegno lavorativo creando insoddisfazione e danneggiando la produttività

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 21 Mar. 2022

Aggiornato il 25 Mar. 2022 12:57

Nel 2020, Rasool, Wang e colleghi hanno condotto uno studio  per analizzare le relazioni tra la violenza sul lavoro, lo stress occupazionale e la performance lavorativa sostenibile.

 

La violenza sul posto di lavoro

La violenza sul posto di lavoro (Workplace Violence – WV) solitamente si manifesta come un abuso fisico o una minaccia che influenza e mette a rischio la sicurezza e la salute di un dipendente (Rasool et al., 2020). Le relazioni tra colleghi non sempre sono positive e contribuiscono a creare un ambiente di lavoro produttivo, a volte si creano delle interazioni negative che portano tossicità tra i professionisti. Una delle maggiori cause di tali interazioni negative è infatti la violenza sul lavoro che spesso deteriora le prestazioni lavorative, alimenta i problemi tra i dipendenti provocando stress tra i lavoratori e angoscia nei manager (Rasool et al., 2019). Inoltre, spesso accade che eventi stressanti in vari ambiti della vita familiare o in un contesto amicale creino un elevato carico psicologico che influenza le prestazioni lavorative; le persone che sperimentano tale stress, definito anche stress occupazionale (OS), molte volte sono rassegnate a sopportare la violenza sul posto di lavoro senza rivelare le loro problematiche per paura di essere discriminate. Ciò riduce la motivazione dei lavoratori e di conseguenza la loro efficienza (Evans-Lacko & Knapp, 2018).

Nel 2015, Ferris e Lian hanno individuato quattro dimensioni della violenza sul posto di lavoro: la molestia, che è definita come l’umiliazione di una persona da parte di un’altra sul posto di lavoro (Burges et al., 2018); il mobbing che invece è una forma di bullismo nei confronti di un individuo da parte di un gruppo in qualunque contesto (non soltanto lavorativo) (Leymann, 1990); l’ostracismo, che prevede l’isolamento percepito da un dipendente in un ambiente lavorativo causato da colleghi o datori di lavoro che provoca mancanza di coinvolgimento e insoddisfazione lavorativa; infine lo stalking, che con il tempo può sfociare in violenza (Mullen et al., 2002).

Il legame tra violenza sul posto di lavoro e la performance

Frequentemente accade che questi fattori, identificati con il termine di Workplace Violence, influenzino le performance lavorative sostenibili (SWP), che sono definite come il coordinamento di obiettivi finanziari, ambientali e sociali nella realizzazione delle attività lavorative fondamentali con il fine di massimizzarne il valore (de Jonge & Peeters, 2019). La workplace violence diminuisce quindi l’impegno lavorativo creando insoddisfazione e danneggiando la produttività: distruggendo il benessere psicologico e i comportamenti delle persone sul posto di lavoro riduce infatti non solo le risorse psicologiche di ciascun lavoratore, ma soprattutto i legami tra colleghi. Inoltre provoca elevati livelli di ansia, depressione e turnover dei dipendenti (Anjum & Ming, 2018). Numerosi studi in passato hanno infatti dimostrato che la workplace violence ha un impatto negativo sulle prestazioni sostenibili (de Jonge & Peeters, 2019; Rasool & Koser 2016); nessuno di questi, però, ha mai analizzato il ruolo dello stress occupazionale e come quest’ultimo si relazioni con la violenza sul posto di lavoro e le performance lavorative sostenibili. Lo stress occupazionale solitamente è percepito dagli individui quando sono valutati sulla base di richieste troppo elevate da soddisfare, di conseguenza il successo viene visto come qualcosa di irraggiungibile e lo stress aumenta. Alcuni studi hanno però dimostrato che la violenza lavorativa aumenta lo stress occupazionale che influenza la performance organizzativa sostenibile. Inoltre lo stress occupazionale influenza la capacità decisionale dei dipendenti, aumenta i tassi di turnover e l’assenteismo e, nei casi più estremi, può portare a tentativi di suicidio (Evans-Lacko & Knapp, 2018): i lavoratori che sperimentano un’elevata pressione lavorativa spesso soffrono di malattie mentali e manifestano sintomi come ansia, aggressività e isolamento (Laguna et al., 2017).

Uno studio su violenza sul posto di lavoro, stress e performance

Nel 2020, Rasool, Wang e colleghi hanno condotto uno studio per analizzare le relazioni tra la violenza sul posto di lavoro, lo stress occupazionale e la performance lavorativa sostenibile. In particolare gli autori hanno tentato di approfondire in che modo la violenza sul posto di lavoro (molestie, mobbing, ostracismo e stalking) influenzi la performance lavorativa sostenibile e come lo stress occupazionale intervenga tra queste due variabili. Hanno preso parte alla ricerca 345 medici, infermieri e personale sanitario appartenenti a 15 ospedali in Pakistan, completando un questionario composto da 48 item, creato appositamente per verificare le variabili d’interesse. Tale questionario includeva dunque 10 item che indagavano gli elementi di molestia (Rasool et al., 2019); 8 item per analizzare il mobbing estrapolati da un test di Vveinhardt e Streimikiene (2015); 10 item sviluppati da Rasool e colleghi (2019) per misurare l’ostracismo e, infine, 9 item per misurare lo stalking (Acquadro Maran e Varetto, 2018).

I risultati mostrano che ciascuna dimensione della Working Violence individuata da Ferris e Lian influenza negativamente la performance lavorativa sostenibile. In particolare il mobbing riduce la produttività aumentando i livelli di irritabilità, stress, ansia, depressione e assenze lavorative. Le molestie sembrano invece ridurre il morale dei dipendenti con una conseguente diminuzione delle loro prestazioni lavorative. L’ostracismo provoca una riduzione della motivazione che riduce l’efficienza lavorativa, e lo stalking genera interazioni negative tra colleghi che creano tossicità e minano il rendimento lavorativo. Infine, come ipotizzato, lo stress occupazionale media tra molestie, mobbing, ostracismo, stalking e performance lavorative sostenibili. La maggior parte dei lavoratori che sperimentano elevato stress professionale, però, non lo esprime poiché non ne ha consapevolezza. I risultati ottenuti forniscono alcune indicazioni pratiche per ridurre la violenza lavorativa, diminuire lo stress e aumentare le prestazioni sostenibili: in primo luogo le aziende dovrebbero focalizzarsi sull’organizzazione di alcuni aventi salutari per i propri dipendenti (e.g. eventi sportivi o familiari); secondariamente i manager, una volta identificati i dipendenti che maggiormente causano la workplace violence, dovrebbero offrire loro una formazione che gli fornisca alcune competenze tra cui la gestione del tempo e dello stress e abilità relazionali per rapportarsi in un modo più efficace con i colleghi. Infine ciascuna organizzazione dovrebbe promuovere un ambiente di lavoro positivo che favorisca la cooperazione interpersonale tra i dipendenti (Rasool et al., 2020).

 

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