La lucidità paradossale è un episodio di lucidità inaspettata, spontanea e rilevante in un paziente che si presume abbia perso permanentemente la capacità di interazione verbale o comportamentale a causa di un processo progressivo e fisiopatologico di demenza (Mashour et al., 2019).
Che cos’è la lucidità paradossale
Gli operatori sanitari che si occupano di demenza hanno riportato alcuni episodi in cui i pazienti, spontaneamente e inaspettatamente, parlano o si comportano in modi che sembrano suggerire lucidità e consapevolezza del loro ambiente e riacquistano la memoria e le funzioni verbali che sembravano aver perduto (Normann et al., 2006).
Il termine più utilizzato per inquadrare questo episodio di remissione è lucidità paradossale, denominato lucidità terminale quando esso si verifica in prossimità della morte. La lucidità paradossale è un episodio di lucidità inaspettata, spontanea e rilevante in un paziente che si presume abbia perso permanentemente la capacità di interazione verbale o comportamentale a causa di un processo progressivo e fisiopatologico di demenza (Mashour et al., 2019).
Gran parte di ciò che sappiamo attualmente su questo fenomeno si basa su informazioni derivanti dalla vecchia letteratura medica, specialmente del XIX secolo, quando gli studi di casi individuali erano un elemento più comune. In seguito, l’interesse per il fenomeno si è affievolito e sono stati pubblicati pochi rapporti o discussioni sull’argomento. Per esempio, Witzel (1975) ha seguito 250 pazienti durante le settimane precedenti la morte, riferendo che un certo numero di pazienti ha mostrato un aumento della vitalità e un miglioramento generale poco prima di morire. Egli sottolineò che: ‘Immediatamente prima della morte il bisogno di farmaci analgesici diminuì e molti pazienti mostrarono un breve aumento di vitalità, apprezzarono di nuovo il cibo e sembrarono migliorare in generale’ (p. 82).
Gli studi sulla lucidità paradossale
Negli ultimi anni, una serie di studi (Fenwick, Lovelace, & Brayne, 2010; MacLeod, 2009, Schreiber & Bennett, 2014) condotti sull’argomento ha suggerito che questi episodi lucidi precedono il declino clinico e la morte del paziente, facendo eco alle osservazioni di Witzel e dei medici del XIX secolo.
Per quanto riguarda i casi più recenti è emerso che il 70% degli operatori in una casa di cura ha assistito a episodi di lucidità terminale in pazienti morenti con demenza, grave deterioramento cognitivo e confusione nei cinque anni precedenti (Brayne, Lovelace e Fenwick, 2008). In uno studio successivo, Fenwick e Brayne (2011) riportano che il 14 % del campione analizzato ha sperimentato un episodio lucidità terminale in fin di vita.
Nell’unico studio prospettico pubblicato fino ad oggi, Macleod (2009) ha osservato 100 decessi consecutivi in un hospice in Nuova Zelanda e ha trovato sei casi di miglioramento inaspettato e spontaneo delle funzioni cognitive e della capacità verbale entro 48 ore prima della morte del paziente.
Per cercare di fare chiarezza sull’argomento, uno studio da poco pubblicato (Batthyány & Greyson, 2021) ha studiato la fenomenologia e la struttura degli episodi di lucidità paradossale in un campione di pazienti con demenza. I risultati hanno dimostrato che, prima dell’episodio di lucidità, più del 90% del campione era stato estremamente compromesso cognitivamente, e quasi l’80% ha avuto episodi lucidi che hanno coinvolto una comunicazione verbale chiara e coerente che è apparsa ‘quasi normale’. Questi episodi lucidi di solito duravano meno di un’ora, anche se il 20% persisteva per un giorno o più.
La demenza prevede di norma delle fluttuazioni cognitive, ma raramente accade che le funzioni cognitive ormai compromesse vengano riacquisite quasi completamente, come nel caso degli episodi di lucidità paradossale. Più dell’80% dei pazienti nello studio sembra aver sperimentato una completa, anche se breve, inversione del deterioramento cognitivo nella demenza avanzata. I risultati ottenuti sembrano quindi suggerire l’esistenza di una specifica sindrome di ritorno delle funzioni cognitive e della capacità di comunicazione in pazienti la cui diagnosi e lo stadio della malattia lo rendono improbabile.
Lucidità paradossale e vicinanza della morte
Nonostante in letteratura siano stati presentati anche casi di lucidità non correlati poi alla morte (Normann et al., 2006), i risultati di Batthyány e Greyson (2021) mostrano una vicinanza temporale tra la lucidità e la morte notevolmente alta: più di due terzi di questi pazienti sono morti entro due giorni dall’episodio lucido, e solo il 6% è sopravvissuto più di una settimana.
Lo studio in questione suggerisce quindi che la lucidità paradossale mostra una certa sovrapposizione con il costrutto di lucidità terminale, nella misura in cui questi episodi sembrano entrambi verificarsi in relazione alla morte. Mashour e colleghi (2019) hanno ipotizzato una somiglianza tra la lucidità terminale e altri fenomeni di eccitazione inattesi vicino alla morte, come l’esperienza di quasi morte (NDE). Sebbene i meccanismi dell’esperienza di quasi morte e della lucidità paradossale siano attualmente sconosciuti, i due sembrano condividere il fenomeno dell’eccitazione cognitiva inaspettata a fronte di una funzione corticale in declino o compromessa (Chiriboga-Oleszczak, 2017; MacLeod, 2009; Mashour et al., 2019).
Lucidità paradossale e prospettive future
Gli studi futuri dovrebbero cercare di chiarire se e quali meccanismi fisiologici o psicologici durante il processo di morte possono essere coinvolti nella remissione cognitiva in pazienti precedentemente compromessi e, cosa importante, se e come questi meccanismi possano essere utilizzati o attivati da nuove strategie terapeutiche per le demenze e altri disturbi neurologici.
Inoltre, è importante chiedersi se l’attuale modello delle demenze come processi patologici irreversibili possa essere adeguato dato che una certa percentuale di pazienti potrebbe, verso la fine della loro vita, sperimentare la lucidità terminale.
Una migliore comprensione della neurobiologia della lucidità paradossale potrebbe anche favorire la ricerca in quei campi cognitivi che indagano, per esempio, il recupero della coscienza in seguito ad amnesie, lesioni cerebrali traumatiche o ictus.