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Stile di pensiero e credenze paranormali: che ruolo hanno i bias cognitivi?

Alcune persone sono più propense a credere nei fenomeni paranormali rispetto ad altre, ma quali sono le credenze e i possibili bias cognitivi associati?

Di Francesca Naldi, Helga Cristina Avellis, Gloria Vecchi

Pubblicato il 28 Gen. 2022

Da alcune indagini è emerso che nelle società occidentali contemporanee è piuttosto diffuso credere all’esistenza di fenomeni paranormali (Moore, 2005; Newport & Strausberg, 2001).

 

I ricercatori hanno proposto che la credenza al paranormale, scevra da un disturbo clinico specifico, rappresenta un deficit nell’esame di realtà, ovvero nella capacità di differenziare il sé dal non-sé, gli stimoli intrapsichici da quelli esterni e valutare il proprio comportamento e contenuto di pensiero in relazione ai dettami sociali condivisi (Kernberg, 1996).

Fenomeni paranormali e bias cognitivi

Gli individui propensi a credere ai fenomeni paranormali sono suscettibili anche a specifici tipi di bias cognitivi (Irwin et al., 2012). Questi sono, ad esempio, la catastrofizzazione, il ragionamento emotivo e il pensiero dicotomico. La catastrofizzazione consiste nel prevedere negativamente il futuro escludendo a priori altri esiti possibili. Il ragionamento emotivo indica utilizzare il proprio stato affettivo quale informazione saliente per esprimere valutazioni e giudizi sul mondo, optando dunque per inferenze che sono emotivamente attraenti piuttosto che logicamente derivate. Il pensiero dicotomico denota la tendenza a ragionare in “bianco o nero”, precisamente a considerare le cose in termini di categorie mutualmente escludentesi senza gradi intermedi.

Ognuno di questi bias è correlato positivamente con l’intensità delle credenze paranormali. Tuttavia, non è chiaro perché in alcuni individui si formino questo genere di credenze e in altri no. Un fattore che potenzialmente potrebbe fungere da ponte è la credenza nella scienza, che si riferisce generalmente al grado in cui gli individui la accettano come fonte affidabile e oggettiva di conoscenza del mondo. È stato infatti evidenziato che chi crede al paranormale riconosce i valori della scienza in modo meno forte rispetto ai più scettici (Irwin et al., 2014).

Fenomeni paranormali e stile di pensiero

Lo studio di Williams et al. (2021) ha indagato il grado in cui lo stile di pensiero, indicizzato dalla propensione ai deficit nell’esame di realtà e dalla credenza nella scienza, ha influenzato la tendenza ai bias cognitivi e la credenza al paranormale.

In questo studio sono stati coinvolti 496 partecipanti (202 uomini e 294 donne) di età compresa fra i 18 ed i 69 anni.

La maggior parte del campione è stata reclutata presso la Manchester Metropolitan University (MMU) e la comunità circostante, tramite l’invio di bandi di partecipazione, email o appelli in luoghi di svago.

Per quanto riguarda i materiali, sono state utilizzate 4 scale diverse, per raccogliere informazioni su pensiero paranormale, fiducia nella scienza, bias cognitivi legati a tendenze psicotiche ed esame della realtà.

Per misurare le credenze paranormali è stata utilizzata la Revised Paranormal Belief Scale (RPBS) (Tobacyk, 1988, 2004; Tobacyk & Milford, 1983), un questionario composto da 26 items che valutano sette categorie di pensieri astratti: spiritualismo, Psi (capacità di ricevere informazioni extrasensoriali), credenze religiose tradizionali, stregoneria, preveggenza, superstizione e forme extraterrestri. Un esempio di quesito presente nell’RPBS è “rompere uno specchio porta sfortuna” a cui i partecipanti devono attribuire un punteggio da 0 a 6 (0=fortemente in disaccordo; 6=fortemente d’accordo).

Per quanto riguarda la fiducia nella scienza, ai partecipanti è stata somministrata la Belief in Science Scale (BISS) (Farias et al., 2013), un questionario composto da 10 items con affermazioni riguardo ai meriti che si possono attribuire alla scienza (es. “Possiamo credere razionalmente in ciò che è scientificamente dimostrabile”) a cui viene chiesto di attribuire un punteggio da 1 a 6.

Per misurare i bias cognitivi attribuibili a psicosi è stata utilizzata la Cognitive Biases Questionnaire for Psychosis (CBQp) (Peters et al., 2010), un questionario a 30 items che valutano 5 tendenze di pensiero: catastrofizzazione, intenzionalità degli eventi (es.“destino”), pensiero dicotomico (polarizzazione del pensiero), tendenza a saltare a conclusioni affrettate e ragionamento emotivo (es.“me la sento”).

Infine, per valutare il rapporto dei partecipanti con la realtà, è stata somministrata la Inventory of Personality Organization (IPO-RT) (Lenzenweger et al., 2001), un questionario che valuta la capacità di distinguere ciò che è soggettivo da ciò che è oggettivo, ciò che è intrapsichico dagli stimoli esterni e l’aderenza ai criteri sociali della realtà (Kernberg, 1996).

Credenze associate ai fenomeni paranormali

Dai risultati è emersa una correlazione positiva tra la credenza al paranormale e la presenza di deficit nei test di realtà (IPO-RT) e una correlazione negativa con la credenza nella scienza (BISS). Nel complesso, tali dati supportano l’idea che la propensione ai deficit nell’esame di realtà (IPQ-RT) e la scala di credenze nella scienza (BISS) valutano diverse preferenze di elaborazione che possono corrispondere ad una maggiore inclinazione verso elementi personali intrapsichici o informazioni esterne basate sui fatti. Come attestano ricerche precedenti, livelli più elevati di fede nella scienza riflettono una preferenza per il pensiero analitico-razionale (Farias et al., 2013).

Per indagare fino a che punto il pensiero analitico influenzi l’approvazione di altre convinzioni scientificamente infondate i ricercatori hanno utilizzato misure indirette, ed è emerso che i pregiudizi cognitivi in merito al ragionamento emotivo e alla catastrofizzazione influenzano il livello di credenza nel paranormale. Questo può essere spiegato dal fatto che quest’ultime provocano fascino a livello emotivo, mentre la convinzione nelle credenze diminuisce quando vengono valutate razionalmente (Irwin et al., 2012). Inoltre, dobbiamo tenere a mente che la catastrofizzazione viene definita come l’inclinazione irrealistica a pensare scenari dall’esito peggiore, e ciò potrebbe essere legato ad una risposta emotiva negativa derivante da una mancanza di autoefficacia e un locus of control esterno. Ciò si estende alla percezione dei possibili risultati come insopportabili per chi li esperisce e non semplicemente come poco piacevoli (Irwin et al., 2012).

In linea teorica, i contributi del ragionamento emotivo e catastrofico nella credenza al paranormale sono coerenti con il modello cognitivo della psicosi, il quale postula l’esistenza di forti legami tra i deficit nei test di realtà, le emozioni e le convinzioni deliranti (Ishikawa et al., 2017). A tal proposito, la definizione dei deliri dell’American Psychiatric Association (2013) si estende bene alla credenza paranormale, la quale è guidata da stati emotivi interni (Garety & Hemsley, 1997), errata interpretazione di esperienze anomale (Garety & Hemsley, 1997) e prove inadeguate (Coltheart et al., 2011). Per quanto concerne lo stile di pensiero “saltare alle conclusioni” (JTC), esso è probabilmente mediato da altre variabili come la paranoia (Irwin et al., 2014; Prike et al., 2018). Questa conclusione è coerente con ricerche precedenti, le quali suggeriscono che la credenza nelle teorie della cospirazione, come nel paranormale, è associata agli stessi processi cognitivi dell’ideazione o del delirio paranoide (Pytlik et al., 2020).

 

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