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La teoria della mente (TOM) dopo trauma cranico encefalico

Vari cambiamenti seguono un trauma cranio grave e ha sempre maggiore importanza lo studio di deficit di ToM nelle interazioni quotidiane di questi pazienti

Di Silvia Ietto

Pubblicato il 16 Dic. 2021

Aggiornato il 17 Dic. 2021 11:26

Lo Strange-stories-task è stato utilizzato per valutare le capacità di ragionare sugli stati mentali e per rilevare deficit della teoria della mente in individui con lesioni cerebrali dovute a trauma cranico.

 

“In quanto esseri umani, assumiamo che gli altri vogliano, pensino, credano e simili, e quindi deduciamo stati che non sono direttamente osservabili, utilizzando questi stati in anticipo per prevedere il comportamento degli altri, oltre che il nostro. Queste inferenze, che equivalgono a una teoria della mente, sono, a nostra conoscenza, universali negli adulti umani” (Premack e Woodruff, 1978).

Trama cranico e teoria della mente: cos’è la ToM

La Teoria della Mente (ToM) è la capacità di comprendere lo stato mentale di un individuo partendo dal comportamento manifestato (Mazza M. et al., 2002). La ToM permette di avere delle rappresentazioni mentali sociali (Astington, 2003) e di cogliere esattamente cosa una persona vuole comunicare (Baron-Cohen, 1995). Dopo alcuni anni, si è passati all’applicazione della ToM in ambito clinico, avvalorando l’ipotesi di un coinvolgimento delle strutture frontali del cervello (Ozonoff S. et al., 1991), per cui un danno a queste regioni comporterebbe un’alterazione delle funzioni cognitive sociali, del comportamento, della personalità, dei ricordi e soprattutto della consapevolezza di sé (Alexander MP. et al., 1979).

I principali modelli teorici relativi alla ToM:

  • Theory Theory (TT) (Churchland, 1991; Carruthers e Smith, 1996): L’essere umano leggerebbe lo stato mentale dell’altro attraverso un processo molto simile a quello di una teoria scientifica, in base al quale l’individuo ricorrerebbe ad un ragionamento teorico basato tacitamente su leggi causali note;
  • Simulation Theory (ST) (Devies e Stone, 1995): secondo cui la ToM si svilupperebbe grazie ai processi simulativi basati sul “mettersi nei panni dell’altro” e, dunque, replicando e modellando su di sé l’esperienza (mentale) dell’altro.

Trauma cranico e teoria della mente: cambiamenti

Vari cambiamenti comportamentali sono la conseguenza di un Trauma Cranio Encefalico (TCE) grave ed assume sempre maggiore importanza lo studio di deficit della ToM nelle interazioni quotidiane nei pazienti traumatizzati. La ToM, in quanto manifestazione della cognizione, è situata nel contesto del mondo circostante (Wilson, 2002). Uno dei metodi utilizzati per indagare su come la conoscenza condivisa nel mondo potrebbe facilitare la ToM è lo Strange-stories-task (SST) di Happè (1994). Si presentano ai partecipanti brevi descrizioni o set di immagini di scenari sociali e si chiede ad essi di inferire gli stati mentali dei personaggi o di prevedere i loro comportamenti sulla base di questi stati mentali inferiti (Happè, 1994; Havet-Thommasin et al., 2006). Lo SST è stato utilizzato per valutare le capacità di ragionare sugli stati mentali attraverso l’interazione della conoscenza condivisa nel mondo e per rilevare deficit della ToM in individui con lesioni cerebrali traumatiche.

Un altro modo in cui gli esseri umani deducono gli stati mentali degli altri è attraverso la percezione dei vari segnali sociali. A tal proposito, il test “Reading the mind in the eyes” (Baron-Cohen et al., 2001) è un’attività ToM non verbale molto utilizzata dagli studiosi. Si è appreso molto sul comportamento dello sguardo attraverso l’attivazione delle interazioni diadiche (Duncan 1972; Clark e Krych, 2004), così come attraverso la manipolazione sperimentale dei segmenti dello sguardo (Baron-Cohen et al., 1995, Bayliss e Tipper, 2006). Ai pazienti viene somministrato un test con l’immagine di un viso con gli occhi orientati in avanti o spostati in una direzione e poi gli viene chiesto di fare inferenze sulle intenzioni o stati mentali dei personaggi. De Sonneville et al. (2002) presentavano l’immagine di quattro volti, con espressioni diverse, e si chiedeva ai partecipanti di determinare se un’emozione target fosse dimostrata o no in uno dei quattro foil. La capacità di inferire stati mentali da segnali sociali è stata comunemente studiata come mezzo per comprendere meglio l’impatto dei deficit sociali sul funzionamento della vita quotidiana (Spell e Frank, 2000; Baron-Cohen et al., 2001; Croker e McDonald, 2005; Tonks et al., 2007; Turkstra 2008; Zupan et al., 2009).

Oltre a questi metodi utilizzati per la comprensione dei deficit ToM in pazienti con lesioni cerebrali traumatiche o con disturbi di vario genere, è recente l’uso di metodi computazionali basati sulla simulazione come l’interazione sociale simulata (Blascovich et al., 2002) e la simulazione cognitiva (Scasselati 2002). Metodi dove “l’interazione sociale simulata implica la generazione di comportamenti sociali in agenti artificiali come personaggi virtuali, che sono spesso incorporati in ambienti virtuali immersivi o come robot umani” (Lindsey, Byon e Mutlu, 2013).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • ALEXANDER MP, STUSS DT, BENSON DF.; Capgras syndrome: a reduplicative phenomenon; Neurology; 1979.
  • BARON-COHEN S., CAMPBELL R., KARMILOFF-SMITH A., GRANT J.; Are children with autism blind to the mentalistic significance of the eyes?; Br. J. Dev. Psychol.; 1995.
  • BAYLISS A. P., TIPPER S. P.; Predictive gaze cues and personality judgments: should eye trust you?; Psychol. Sci.; 2006.
  • CLARK H. H., KRYCH M. A.; Speaking while monitoring addressees for understanding; J. Mem. Lang; 2004.
  • DUNCAN S.; Some signals and rules for taking speaking turns in conversations; J. Pers. Soc. Psychol.; 1972.
  • HAPPÉ F.; An advanced test of theory of mind: understanding of story characters' thoughts and feelings by able autistic, mentally handicapped, and normal children and adults; J. Autism Dev. Disord.; 1994.
  • HAVET-THOMASSIN V., ALLAIN P., ETCHARRY-BOUYX F., LE GALL D.; What about theory of mind after severe brain injury?; Brain Injury; 2006.
  • LINDSEY J., BYOM, BILGE MUTLU; Theory of mind: mechanisms, methods and new directions; Frontiers in Human Neuroscience, 2013.
  • OZONOFF S, PENNINGTON BF, ROGERS SJ.; Executive functions deficits in high-functioning autistic individuals: relationship to theory of mind; J Child Psychol Psichiatry; 1991.
  • PREMACK D, WOODRUFF G.; Does the chimpanzee have a theory of mind?; Behav. Brain Sci.; 1978.
  • SPELL L. A., FRANK E.; Recognition of nonverbal communication of affect following traumatic brain injury; J. Nonverbal Behav.; 2000.
  • WILSON M.; Six views of embodied cognition; Psychon. Bull. Rev.; 2002.
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