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Le Scuole di Psicoterapia e l’emergenza COVID

È con dispiacere ma anche con cruccio che siamo costretti a smentire Umberto Galimberti e le sue accuse alle scuole di psicoterapia.

Di Sandra Sassaroli, Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 09 Dic. 2021

È con dispiacere ma anche con cruccio che siamo costretti a smentire Umberto Galimberti che, rispondendo il 4 dicembre a una lettera spedita da un padre di famiglia al quotidiano Repubblica, si preoccupa che le scuole di psicoterapia non prendano -a suo dire- posizione sul problema del contagio da COVID e del vaccino e non abbiano preso provvedimenti verso gli allievi che non vogliono vaccinarsi e forse assumono una posizione “novax”.

L’autore della lettera a Galimberti ha una figlia che frequenta una scuola di psicoterapia e si chiede come possa essere possibile che un allievo di queste scuole possa assumere una posizione “novax”. Domanda vaga che sembra attribuire una generica responsabilità alle scuole che abbiano allievi che non si vaccinino.

Nella sua risposta Galimberti formula un’accusa più precisa. Ammette di non sapere quale sia la posizione delle scuole di psicoterapia sul contagio da COVID-19 e sui vaccini, poi assume che non abbiano assunto una posizione chiara di opposizione a ogni idea novax dato che la figlia dell’autore della lettera non si vaccina e per questo decide che la lettera del padre dell’allieva non vaccinata sia un’accusa, anzi -parole dello stesso Galimberti- un J’accuse alle scuole e infine si lancia in una sua riflessione del rapporto tra etica e psicoterapia la cui conclusione è un salto logico: le scuole di psicoterapia non sono etiche, dato che da loro vi sono allievi che non si vaccinano, ovvero non si curano. Il ragionamento di Galimberti sembra essere: Come possono pretendere di fare psicoterapia -che è una cura- quegli allievi che non si vaccinano se loro per primi, non vaccinandosi, rischiano di nuocere agli altri? Domanda giusta, se rivolta agli allievi. Il problema è che a questo punto Galimberti imprime una svolta audace alla sua domanda e si chiede: dove si stanno formando allievi del genere? E la sua risposta è che si stanno formando in Scuole di Psicoterapia non etiche. E una volta giunto a questa conclusione Galimberti conclude di trovarsi di fronte a uno scandalo morale. Questo è il senso del termine “J’accuse”: una denuncia etica di un inaccettabile scandalo morale quale fu l’affare Dreyfus.

Galimberti - Repubblica 4 dicembre 2021Il ragionamento è così capzioso e fallace che è fin troppo facile rispondere. Come ammette lo stesso Galimberti, le Scuole di Psicoterapia condividono i codici deontologici dei medici e degli psicologi che raccomandano la cura anti-COVID, vaccino compreso. L’adesione alla lotta all’emergenza COVID è così chiara da non dover essere nemmeno provata. Che esistano allievi di queste Scuole che, malgrado l’adesione delle scuole a tutte le iniziative di promozione della vaccinazione, rifiutano il vaccino non dipende da tare etiche o da mancanze nella moralità e nella formazione delle Scuole. Le Scuole di Psicoterapia non nutrono sotterranee collusioni novax, sebbene il termine J’accuse usato da Galimberti le equipari alle collusioni con l’antisemitismo e il razzismo nutrite dalla società e dall’esercito francesi nell’ottocento.

Il ragionamento di Umberto Galimberti che, essendo la psicoterapia una cura non è possibile che esistano allievi di scuole di psicoterapia che rifiutino il vaccino e rischino di nuocere agli altri e che, se esistano, questo dimostrerebbe l’esistenza di mancanze etiche e formative nelle scuole è appunto un ragionamento e un teorema ma non è un fatto. La realtà dei fatti è molto più semplice. Le Scuole di Psicoterapia come organi didattici e clinici riconosciuti dallo Stato Italiano ne adottano tutte le direttive e normative, comprese quelle sul problema COVID, sollecitando e promuovendo, nei limiti della legalità, la vaccinazione e imponendo limitazioni a chi non si vaccina: dapprima il controllo mediante tampone a chi rifiuta questa linea e poi, con la nuova normativa del Super Green Pass, l’impedimento a chiunque di stare in un luogo chiuso senza o essere guarito dal COVID o essersi vaccinato. Inoltre, le scuole di psicoterapia sono frequentate da medici e psicologi che hanno l’obbligo a vaccinarsi. È compito dei rispettivi Ordini prendere provvedimenti per chi non si vaccina, tra cui la sospensione che a sua volta impedisce la frequentazione delle scuole.

Infine, la formazione nelle scuole sicuramente comporta la trasmissione agli allievi di strumenti concettuali ed etici affinché essi assumano una posizione responsabile in questo dramma della pandemia, ovvero si vaccinino. All’interno delle Scuole non vi è alcuna propaganda novax esplicita o implicita e nessuna approvazione per la scelta di non vaccinarsi. La discussione sociale sulla scelta di non vaccinarsi avviene nelle scuole come in ogni altro luogo e, come in ogni altro luogo, la sua conclusione è che la maggioranza si vaccina e disapprova la scelta di non vaccinarsi ma anche che rimane una percentuale di persone non convinte e probabilmente, prendiamone atto, non convincibili perfino all’interno di un percorso di formazione in psicoterapia. Così come esistono medici novax, ci sono allievi di psicoterapia novax.

Ritenere che le Scuole di Psicoterapia possano, per loro natura, assicurare l’intrinseca inesistenza tra i propri allievi di persone non convinte della bontà della scelta di vaccinarsi è un pensiero ingenuo. La piena adesione è un obiettivo pratico da ottenere ma non può essere ritenuto un dato di fatto da dare per scontato e che, se non c’è, segnala la presenza di chissà quali tare morali o educative nelle Scuole di Psicoterapia. Il problema è molto più semplice: il vaccino anti-COVID non è al momento, obbligatorio e quindi la società italiana, lo Stato Italiano e con essi le scuole di psicoterapia, organi -ricordiamolo- riconosciuti dallo Stato, usano lo strumento della persuasione e non della coercizione, ottenendo risultati abbastanza soddisfacenti. Il resto sono ragionamenti di Galimberti il cui fondamento purtroppo risiede solo in alcuni suoi dubbi personali, già dichiarati in molte altre occasioni, sulla trasparenza etica e sullo statuto morale delle Scuole di Psicoterapia soprattutto private. Dubbi fondati su suoi ragionamenti di natura filosofica, sociologica ed economica che -sebbene estremamente discutibili- possono anche essere in parte interessanti come stimolo culturale entro certi termini e in certe occasioni ma che, al tempo dell’emergenza COVID, diventano irrilevanti sotto ogni punto di vista.

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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