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WaW – Women at Work: il progetto internazionale che promuove l’inclusione nel mondo del lavoro di donne fragili

WaW - Women at Work è un progetto internazionale che promuove l'inclusione nel mondo del lavoro di donne fragili, come ad esempio madri vittime di violenza

Di Guest

Pubblicato il 17 Nov. 2021

WaW – Women at Work” è un progetto internazionale sostenuto dal programma Interreg Italia-Svizzera V-A che promuove l’inclusione nel mondo del lavoro di donne fragili

 

WaW – Women at Work” è un progetto internazionale sostenuto dal programma Interreg Italia-Svizzera V-A che promuove l’inclusione nel mondo del lavoro di donne fragili, come ad esempio madri vittime di violenza, ex ragazze con disturbo borderline di personalità, donne in situazione di disagio… Opera attraverso l’attività congiunta di 8 partner (6 italiani, 2 svizzeri), che collaborano al progetto partito nel novembre 2020 della durata di 24 mesi, con l’obiettivo di intercettare almeno 300 giovani donne per permettere ad un centinaio di loro di sviluppare percorsi di inclusione lavorativa.

WaW – Women at Work” non vuole essere un progetto di orientamento né di inserimento professionale, ma anzitutto intende promuovere una sfida più profonda che coinvolga la donna e il lavoro: valorizzare il bene nella parte di società disagiata, in quanto le risorse stanno nello stesso tessuto di legami ed esperienze in cui nascono i problemi. Ogni problema sociale si palesa realmente solo quando da esso si genera un tentativo di soluzione, che possa emergere in un’ottica sussidiaria.

Il logo di “WaW – Women at Work” richiama i celebri fiori di cactus di Henri Matisse: un fiore che cresce anche nel deserto, contesto arido e ostile, simbolo di imprevisto e novità apparentemente impossibile per una vita degna. È, quindi, l’emblema del percorso che il progetto vuole offrire ad ogni donna che incontra. Il payoff – “e quindi uscimmo a riveder le stelle” – è invece tratto dal notissimo ultimo verso dell’Inferno di Dante Alighieri, a indicare la prospettiva di bellezza per una rinascita.

WaW – Women at Work” vuole intendere anche la parola “lavoro” in un’accezione più profonda di mera occupazione: la donna fragile, anche con figli, spesso non è attiva e non responsabile per affrontare la vita adulta. Nelle community care della rete di progetto si elabora quindi un percorso personale imperniato attorno a laboratori (cucina, informatica, make up, pediatria, family manager…) e attività singole e di gruppo. Una proposta che da subito possa far reagire l’ospite verso una responsabilità adulta. Imparare a cucinare per 2 o per 10 persone, curare un bambino, gestire il budget familiare con oculatezza, lavorare all’esterno in una occupazione quotidiana, gestire il tempo libero e le vacanze costituiscono (al di là e in più rispetto alla validazione di un tribunale) un grande goal, ma sulla propria vita.

Il progetto si avvale del supporto scientifico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coinvolta nella realizzazione di una ricerca sul Metodo Relazionale nelle pratiche di aiuto sociale elaborata dal prof. Fabio Folgheraiter. Una seconda mappatura è curata dall’Irs – Istituto per la Ricerca Sociale, su servizi e interventi per l’inclusione di donne in condizione di vulnerabilità nei territori di confine tra Italia e Svizzera. Tra i partner, anche la Clinica Santa Croce di Orselina (Canton Ticino), che cura la realizzazione di un’app di richiesta di primo aiuto per donne in situazione di disagio psichico.

 

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