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La pulsione aggressiva e la guerra in psicoanalisi (2021) – Recensione del libro

'La pulsione aggressiva e la guerra in psicoanalisi' tratta della pulsione aggressiva e si costituisce nella trattazione di una serie di casi interessanti

Di Claudio Lombardo

Pubblicato il 01 Ott. 2021

Aggiornato il 07 Ott. 2021 09:36

Diviso in tre sezioni, Casi clinici, Aspetti della decisione nell’analisi dei bambini e La teoria nella clinica, La pulsione aggressiva e la guerra in psicoanalisi offre un cambio di prospettiva sulle differenti vicende esposte.

 

Il sapere della pulsione concorre a determinare la realtà per l’inconscio, che non coincide con il senso di realtà, una contrapposizione che può esaurire l’energia vitale del soggetto.

Scrivere un libro sulla psicoanalisi, sembra una cosa relativamente passata, il che può far entrare i meno esperti nella palude dello scetticismo. Le mutate condizioni storiche, nonché l’avvento di altre forme di psicoterapia, ne denotano una messa in discussione, come se un certo pensiero psicologico sia agganciato necessariamente al suo aspetto spazio-temporale.

Al di là del rivoluzionarismo in psicologia, molto spesso quello che conta, oltre l’approccio utilizzato, è la plasticità con la quale vengono esposti i casi ma, soprattutto, è importante che la didattica della narrazione li esalti da una zona pedagogica “elettrizzata” in cui si comprende, punto per punto, l’iter che sfocia nel comportamento deviante e che, di frequente, ha radice nell’educazione ricevuta nella nostra infanzia, vista come tra i protagonisti dell’andamento delle nostre pulsioni.

Il libro La pulsione aggressiva e la guerra in psicoanalisi, di Mario Rivardo e Maddalena M. Treccani, tratta della pulsione aggressiva e si costituisce nella trattazione di una serie di casi interessanti.

Diviso in tre sezioni: Casi clinici, Aspetti della decisione nell’analisi dei bambini e La teoria nella clinica, offre un cambio di prospettiva sulle differenti vicende esposte (per l’ampia estensione delle circostanze riportate mi concentrerò su quelle che mi hanno maggiormente colpito).

Immerso totalmente nella lettura non ho potuto che apprezzarne i fatti eccezionali, l’approfondimento del senso del “proprio posto nel mondo” dei soggetti coinvolti, il ripensamento di vicende comuni nonché tratti che possono toccare da vicino il lettore dato lo spirito acuto di osservazione e il modo “empatico” di considerarli. Si noti, del resto, l’indirizzo psicoanalitico degli autori:

Come si colloca [..] la decisione? In quale momento, come e perché una persona in analisi prende una decisione? È importante distinguere quando una decisione è un atto senza essere un passaggio all’atto, un movimento che sembra in avanti e in realtà è un movimento all’indietro in cui il soggetto viene respinto alla centralità del suo Io e su una posizione caratterizzata dal narcisismo.

Gli autori utilizzano una frase significativa che ci accompagnerà in tutti gli interessanti casi descritti in questo libro: «a prevalere sono le esigenze che ispirano i criteri di una economia domestica volta al mantenimento dei legami incestuosi». Come se le nostre decisioni siano ancorate ad altre, specificamente ai legami che hanno intessuto le fasi sensibili della nostra vita; per tale motivo è insita una forma di energia (pulsione) che tende a farsi autorità nell’individuo.

Le pulsioni esistono in virtù di un intrinseco dettame originario, e possono contrastare, ribellarsi ad un precostituito e contrario dispositivo educativo-sociale insito nelle relazioni familiari.

Doverosa la spiegazione di incestuosità, di cui, molto spesso, si evade l’intimo significato:

L’incesto non è “un fatto”, un accadimento, ma quell’impregnazione costante che costituisce per ciascuno il più forte vincolo, nel senso di catena, a fare, della propria vita, una vita propria. Una vita che non ricalchi, attraverso le vie dell’amore o attraverso quelle dell’odio, in un riferimento costante, aspetti della storia dei propri genitori nelle forme inconsce con cui essa è giunto al soggetto. Che al vincolo inconsciamente subito si sostituisca un legame d’amore liberamente scelto, è del resto una possibile apertura offerta da un’analisi giunta a compimento.

La pulsione aggressiva si prefigge come arma di combattimento e di preservamento dell’individuo, e può essere e può configurarsi, come dicevamo, in base ai legami familiari: genitori ambiziosi, rifiutanti, prepotenti, apatici, slavati o senza slanci di impulso o sentimenti o che, proponendo ai figli miraggi troppo concreti e angusti, mortificano le iniziative o si espongono al dolore di un prematuro distacco “spirituale” che immerge il proprio figlio in percorsi psicologicamente sdoppianti, vivendo in una immaginifica caccia “alla ricerca del paradiso perduto”. Apprezzabili gli effetti dello squilibrio per eccesso: la pulsione aggressiva si amplifica, come nel caso in cui il padre prepotente costringe i figli a regolare l’esistenza secondo principi non sentiti e pertanto sfibra il loro carattere disponendoli al servilismo, ne conseguono fermenti di ribellione, conati di dominio, bisogno di evasione, ansia di prove egoistiche; come nel caso di Marco menzionato nel libro, in cui, il padre una persona che, nell’ira, perde facilmente il controllo. Marco fa il bravo bambino, parla sensato, dice che è stato buono, si è pentito di aver fatto arrabbiare il papà, gli dispiace di aver picchiato un compagno «ma è stato per sbaglio, non per colpa mia». Ci vorrà del tempo perché si cominci a manifestare quanto di conflittuale, e di mirato, il “per sbaglio” ricopre.

I genitori amatissimi dei figli possono finire per diventare i loro carnefici. I genitori ambiziosi considerano i figli in funzione propria, come un’appendice o la cute dei loro insuccessi, dei tentativi sociali mancati.

In tale prospettiva si racconta il linguaggio dell’inconscio tra passaggi logici e una perfetta analisi in cui emerge la fascinazione di venire a conoscenza di una realtà nascosta nelle “nostre” decisioni; una realtà che crediamo ci appartenga e di cui si crede si abbia un perfetto controllo ma che, per comprenderla, ci obbliga a mettere i riflettori sul nostro passato. Ed è così che alcuni tratti possono essere associati ad altri, come in uno dei primi episodi descritti nel libro che narra la separazione dal coniuge. È il caso di una donna che, dopo aver lasciato il marito, rivive nuovamente la stessa circostanza con l’amante colto in flagrante con un’altra donna. La comparsa di questo tipo di decisione appare qui strettamente connessa con una serie di sintomi collocabili nell’ambito del tradimento – “non posso vivere senza sapere” – lungo cui corre, a distanza, il filo della ripetizione del legame con un padre infedele alla propria moglie.

Rimanendo in tema di padri, interessante il paragrafo su come si diventa handicappati: Carlo, vittima di un incidente, pone il padre in profondi sensi di colpa per non aver consentito al figlio di salire in un’auto così “troppo potente”. Così il senso di colpa del padre è un primo elemento che rende “handicappato” Carlo in quanto il padre, attraverso la “grande” decisione di interrompere la propria attività di avvocato e di dedicarsi completamente al figlio, non solo si è appropriato della sua responsabilità personale rispetto all’incidente ma, con il dedicargli gran parte della propria vita lo ha reso dipendente da lui. L’interessante caso continua con la minuzia di particolari tra cui una forma di atteggiamento ostile nei confronti dei genitori sotto forma di ossessione per lo studio e per il lavoro. Le parole dell’inconscio: «io non voglio studiare, voi mi obbligate a studiare, io studio troppo, sto male, e vi faccio star male».

Un messaggio opposto, descritto successivamente, riguarda l’utilizzo della droga come strumento di unione per rendere ancora più stretto il suo legame con la madre.

Seguono altrettanti casi interessanti sull’analisi del disegno nei bambini, sulle opere letterarie di Francisco Coloane «Capo Horn» e «Vita e destino» di Vasilij Grossman, in cui la pulsione aggressiva teorizzata da Sigmund Freud trova vita.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rivardo, M. & Treccani, M. M. (2021). La pulsione aggressiva e la guerra in psicoanalisi. Scalpendi.
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