Con i Duct Tape Bikini si fa riferimento a una forma di arte sul corpo che trova nell’utilizzo del nastro adesivo il proprio mezzo.
Sbatto la porta di casa e mi fiondo sul divano, giornata lavorativa estenuante! Non mi resta che un po’ di zapping su youtube prima di cena. Scorro veloce la mia playlist quando inaspettatamente resto ammaliato da uno stilista che fa video sfilate di bikini hot in modo decisamente innovativo.
Joel Alvarez, ‘the king of tape’, esordisce circa dieci anni fa come fotografo occupandosi di immortalare modelle in abiti da spiaggia quando, per caso, ha l’intuizione di utilizzare del nastro adesivo come sostituto del guardaroba femminile: da qui alla creazione della ‘Black Tape Project’, azienda con sede a Miami, il passo è breve.
È successo immediato alla ‘Fashion Week’ di New York nel 2019 ripetuto alla ‘Miami Swim Week’ di questo 2021 (Redazione, 2019)
Alvarez esprime la sua creatività utilizzando delle strisce di nastro adesivo con le quali, letteralmente decora le proprie modelle così da creare veri e propri costumi da bagno.
L’aspetto artistico sta nello scegliere in maniera preferenziale le parti da coprire o scoprire e nell’utilizzo di figure sia di tipo geometrico che tribale.
Una vera e propria forma di arte sul corpo che trova nell’utilizzo del nastro adesivo il proprio mezzo.
Il nastro adesivo, protagonista indiscusso di questo concetto artistico, ad un’attenta analisi risulta essere il prodotto decisamente più appropriato.
Uno dei suoi primi utilizzi fu proposto da Vesta Stoudt nel ’43 per l’imballaggio di casse di munizioni da parte della U.S. Navy, pertanto è probabile che l’uso suggerito da Alvarez richiami proprio il carattere fortemente iconico di questo materiale che un tempo sigillava armi mentre ad oggi ricopre ed impreziosisce l’intimità femminile, dunque, come dire, un design esplosivo? (Gurowitz, 2012)
Forse, resta il fatto che l’artista utilizza non del semplice nastro adesivo, ma del nastro telato ricoperto da una pellicola di plastica metallica che nelle sue opere si carica dei colori più disparati e luminosi così da abbellire ed esaltare l’estetica delle sue modelle seguendo le linee del loro corpo.
Una cosa si nota subito: le modelle di Alvarez non descrivono temi legati a condotte anoressizzanti, dai più giustamente criticate nel corso degli anni, al contrario le modelle sono tutte normopeso, appartenenti a vari gruppi etnici ed orgogliose del loro ruolo.
Dal punto di vista psicologico questa forma d’arte può essere inquadrata nella ‘Body Art’ dalla quale tuttavia si discosta circa i contenuti di protesta femminista tipici dei movimenti sessantottini (Ciciarelli, 2020), avvicinandosi invece maggiormente a tematiche legate all’estetica e alla trasformazione.
La mirabile attività creativa di Alvarez prende le distanze dalla cultura del tattoo che usa la pelle per esprimere valori destinati ad essere raffigurati in maniera indelebile, per viceversa avvicinarsi ad una forma narrante che vede l’identità del soggetto come un qualcosa di mutevole, volta al cambiamento; difatti, gli stessi nastri adesivi possono esser utilizzati in tempi diversi su linee diverse delle medesime modelle e dunque delineare stati mentali sempre nuovi, dei veri stati di coscienza aggiornabili nel ‘qui ed ora’, sempre attuali e pertanto fortemente descrittivi il presente.
Interessante sarebbe la recensione di Desmond Morris, autore di ‘La Scimmia Nuda’, etologo, divulgatore scientifico ma anche pittore surrealista e sociobiologo, chissà come commenterebbe un ‘Duct Tape Bikini’: una probabile rappresentazione tangibile di tutte le sue teorie? (Morris, 1968)
Infine, di particolare apprezzabilità è l’utilizzo del metallo sui nastri, spesso vivacemente colorato, così da conferire non solo colore e luce, ma anche un effetto magnetico che esalta la capacità attrattiva e dunque guida l’osservatore nella lettura di quella che forse non è più una semplice modella, ma una vera opera d’arte contemporanea.