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Contraccettivi orali: la loro assunzione può incrementare il rischio di suicidio nelle giovani donne?

Dato l’impiego diffuso dei contraccettivi orali e le incongruenze in letteratura, si rende necessaria una comprensione chiara dei loro potenziali rischi

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 21 Set. 2021

Circa il 20% delle donne tra i 15 e 29 anni ha fatto uso di contraccettivi orali tra il 2015 ed il 2017 (Daniels & Daugherty, Abma, 2018).

 

Nonostante siano efficaci nel prevenire le gravidanze ed alleviare i sintomi mestruali (Oinonen & Mazmanian, 2002), non sono privi di potenziali effetti collaterali.

Poiché gli ormoni sessuali influiscono sull’umore e sul comportamento (McEwen & Milner, 2017), la ricerca ha indagato prevalentemente l’associazione tra contraccettivi orali, sintomi depressivi e rischio suicidario.

Nonostante alcune evidenze in contrasto (Beral et al., 1999; Colditz, 1994) secondo Charlton et al. (2014), l’impiego dei contraccettivi orali aumentava significativamente le morti per suicidio; mentre Skovlund et al. (2018) rilevano un incremento del rischio di attuare comportamenti suicidari (sia tentativi che suicidio compiuto). In questa ricerca, il rischio di attuare un primo tentativo di suicidio era maggiore nelle donne tra i 15 e 19 anni, e più pronunciato entro i due mesi dall’assunzione del contraccettivo, permanendo per almeno 1 anno. Inoltre, l’associazione tra contraccettivi orali e rischio suicidario si attenuava considerando il ruolo potenziale della depressione. Infatti, nei casi in cui vengono impiegati contraccettivi ormonali per alleviare i sintomi mestruali legati all’umore (Pagano et al., 2016), il rischio di comportamento suicidario può essere ricondotto al disturbo psichiatrico sottostante.

In alcuni campioni, l’uso di contraccettivi orali era emerso in associazione alla depressione (Duke et al., 2007; Skovlund et al., 2016), mentre altri studi non hanno riportato alcun legame con essa (E. Toffol et al., 2011; Elena Toffol et al., 2012).

Dato l’impiego diffuso dei contraccettivi orali e le incongruenze presenti in letteratura, si rende necessaria una comprensione chiara dei loro potenziali rischi. L’indagine di Edwards et al. (2020), ha raccolto da registri nazionali svedesi, dati di 216 702 donne di età compresa tra 15 e 22 anni, indagando l’associazione tra l’uso di contraccettivi ormonali orali e rischio di comportamento suicidario (tentativo di suicidio o morte).

Secondo i risultati, il comportamento suicidario è più comune tra le donne che impiegano contraccettivi orali, rispetto a coloro che non li assumono. Inoltre, il rischio di suicidio diminuisce in modo non lineare con l’aumento della loro assunzione nel tempo.

Nonostante questo decremento, il rischio suicidario rimaneva significativamente alto per un anno e mezzo nelle donne che assumevano pillole a base di solo progestinico (senza estrogeni), rispetto a coloro che facevano uso di pillole combinate, che non riportavano comportamento suicidario.

Da questo ne deriva che, entro il primo anno di utilizzo dei contraccettivi ormonali da parte delle giovani donne, è necessario allertarsi nel caso di insorgenza di cambiamenti comportamentali, dell’umore o di altri indicatori che fanno presagire un rischio di suicidio.

L’impatto degli ormoni sessuali sull’umore spiegherebbe l’incremento conseguente del comportamento suicidario tra coloro che assumono contraccettivi (McEwen & Milner, 2017). Tuttavia non sempre l’impiego di contraccettivi comporta aumento di sintomi depressivi (Keyes et al., 2013; E. Toffol et al., 2011; Elena Toffol et al., 2012; Worly et al., 2018; Zethraeus et al., 2017). Inoltre, secondo le evidenze in letteratura, sono le donne con una storia di disturbi d’ansia e depressivi ad assumere maggiormente contraccettivi orali.

Date le evidenze che rendono complicato mettere in risalto il contributo unico dei contraccettivi orali sul rischio suicidario, gli autori hanno cercato di comprenderlo al netto della patologia pregressa (ansiosa e depressiva) e a prescindere dalla storia familiare di suicidio (Brent & Mann, 2005; Pedersen & Fiske, 2010).

I risultati riportano che l’uso di contraccettivi orali si associa ad un aumento del rischio di comportamento suicidario anche in assenza di disturbi internalizzanti ansiosi o depressivi, e indipendentemente dalla variabile familiare associata al comportamento suicidario.

Inoltre, le donne che interrompevano il contraccettivo orale, rispetto a coloro che continuavano ad assumerlo, avevano segnalato, nei tre mesi precedenti la sospensione, maggiori disturbi d’ansia e depressivi. Sempre le ex utilizzatrici riportavano un rischio suicidario maggiore dopo l’interruzione, suggerendo che l’esposizione agli ormoni non sia necessariamente il fattore causale, sebbene possa esacerbare una disposizione sottostante in alcune donne.

Concludendo, l’uso di contraccettivi ormonali orali si associa ad un rischio moderato di incremento del comportamento suicidario, nonostante in letteratura sia più pronunciata l’associazione tra malattia mentale e comportamento suicidario, rispetto ai rischi trasmessi dall’uso di contraccettivi orali.

Dunque, prima di vagliare l’assunzione di tali contraccettivi, è necessario considerare non solo l’età della paziente e la durata dell’uso, ma anche la storia di malattia mentale, poiché insieme agli altri fattori contribuisce ad incrementare il rischio di esiti negativi.

 

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