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Accendere il buio, Dominare il vulcano (2021) di A. Pellai e B. Tamborini – Recensione del libro

Il nuovo libro di Alberto Pellai e Barbara Tamborini parla di emozioni e accompagna il lettore in un viaggio verso una maggiore consapevolezza emotiva

Di Marta Villa

Pubblicato il 01 Set. 2021

Il libro Accendere il buio, Dominare il vulcano di Alberto Pellai e Barbara Tamborini tratta il tema delle emozioni presentandolo come un viaggio verso una maggiore consapevolezza emotiva, definita come l’avere la capacità di parlare di noi stessi con noi stessi.

 

Ciò ci permette di passare da una visione pienamente passiva, in cui ci accadono degli eventi, ad una più attiva in cui possiamo prendere in mano la situazione e controllarla in modo che non agisca più distruttivamente su di noi. Il tema della consapevolezza è fondamentale anche per poter consentire il passaggio all’età adulta che altro non è che l’arrivo ad uno stadio in cui si è in grado di sostare nelle proprie emozioni, comprenderle, approfondire, enfatizzarle, in modo da affrontarle e superarle. L’obiettivo, ottenibile appunto con la consapevolezza emotiva, è quello di addentrarsi in un territorio inesplorabile, il proprio mondo interno, per permettere il dialogo interiore fondamentale per lo stare meglio durante un vissuto emotivo negativo.

Il titolo è emblematico ed è considerato dagli autori il sigillo perfetto dell’intenso percorso da loro effettuato per la stesura del libro. Infatti, pone al centro due elementi fondamentali:

  • accendere il buio: spesso le emozioni negative ci pongono all’interno di un buco nero che impedisce di vedere la luce e guardare in alto. In questi momenti senza speranza diventa fondamentale trovare la forza per aprire una porta, portatrice di luce, per poter avere il coraggio di affrontare il vissuto emotivo più o meno drammatico e superarlo.
  • dominare il vulcano: Tamborini sottolinea con la scelta della parola dominare sia intenzionalmente esagerata. Infatti, non è possibile dominare un vulcano, ma si può convivere con esso e sviluppare un rapporto di reciproco vantaggio. Così con le emozioni, soprattutto le più esplosive, diviene fondamentale stabilire un rapporto di riconoscimento e valorizzazione dell’energia al fine di usarla in modo vantaggioso e non distruttivo (trasformare la rabbia-contro in rabbia-per).

Nell’intervista, Pellai sottolinea anche come una delle più grandi sfide degli uomini, quando sono chiamati a entrare nelle zone profonde della propria mente, sia quella di lasciare il passato nel passato, al fine di impedire agli eventi drammatici avvenuti di avere ancora un effetto distruttivo sul presente e sul futuro. Per fare ciò è necessario cambiare prospettiva e sguardo rispetto alle emozioni correlate a quanto è successo, al fine di comprendere loro e i messaggi che hanno voluto portare.

Il libro pone particolare enfasi a quattro emozioni negative: la tristezza, la paura, la rabbia e il disgusto. Tutte vengono affrontate introducendo alcuni esempi di vita quotidiana adulta in cui si ha avuto a che fare con esse e propone delle strategie che possano essere utili alla loro gestione, piuttosto che l’evitamento.

Tristezza

Come spesso accade vengono usate dagli autori di Accendere il buio, Dominare il vulcano alcune immagini visive per la comprensione dell’emozione e del rapporto che bisognerebbe avere con essa. In questo caso viene introdotta una tecnica giapponese di riparazione delle ceramiche rotte. Essa consiste nel ricostruire, ricreando l’unità, una ceramica andata in frantumi, ma senza cancellare le crepe. Il vaso così ricostruito, seppur ancora segnato dalle cicatrici della rottura, assume maggiore preziosità per via dei trattamenti che ha ricevuto. Questo è l’approccio che bisognerebbe adottare quanto si affronta un’emozione come la tristezza: non è da accantonare, ma da affrontare; non bisogna trascurare/nascodere i traumi, ma affrontarli. Gli autori osservano anche come spesso la tristezza si presenta in momenti in cui non è accaduto niente direttamente alla persona in cui si presenta. Ne è un esempio la tristezza disarmante dei genitori che osservano il proprio figlio essere triste. Ecco, in queste situazioni l’approccio del genitore con l’emozione del figlio diviene fondamentale per porre le basi, nel bambino, ad un rapporto di sano scambio con le sue emozioni. Il genitore non può impedire che i suoi figli siano tristi, ma può insegnare loro a relazionarsi con essa, a sostare al suo interno. Proprio per questo tema, Tamborini propone l’immagine di una scena del film Inside Out, in cui Bing Bong perde il suo razzo. Mentre Gioia cerca di distrarlo in modo energico, Tristezza si siede accando a lui e lo ascolta, permettendogli di sfogare la sua tristezza e di piangere (e non di reprimere l’emozione come Gioia proponeva). Dopo aver pianto e abbracciato Tristezza (cioè accolto l’emozione), Bing Bong si sente meglio. La scena è esemplificativa del pregiudizio di molti per cui se un emozione fa male deve essere eliminata ed ignorata, quando in realtà la cosa migliore sarebbe affrontarla e comprenderla. Ciò avviene in molte dinamiche familiari, in cui appena si vede il bambino mostrare segni di tristezza si prova a negargli l’accesso all’emozione negativa, ma in questo modo non si fa altro che lasciarlo in un territorio sospeso, in cui la tristezza diventa angoscia: un’ombra nera che non si sa riconoscere.

Paura

Gli autori di Accendere il buio, Dominare il vulcano definiscono la crescita come un viaggio dentro le nostre paure, un percorso dalla paura al coraggio. In questo senso, diventare grandi altro non è che imparare a tollerare una dose maggiore di incertezza, di inadeguatezza, di rischio. Infatti, da piccoli siamo completamente posti all’interno della protezione e sicurezza data dagli altri e le prime paure (come quella dei buio e dei fantasmi) compaiono tra i 3 e i 7 anni quando i bambini devono lasciare il proprio nido protettivo per entrare in uno spazio sociale completamente nuovo. Un’ attenta analisi delle tipiche paure dei bambini permette di evidenziare come queste abbiano tratti evolutivi e adattivi. Ad esempio, l’uomo primitivo doveva abbandonare la sua grotta per cercare del cibo, ma allo stesso tempo doveva porre attenzione a possibili predatori: doveva stare attento a qualcosa di potenzialmente presente che non era visibile (chiaro riferimento alla paura al buio e ai fantasmi). Allo stesso tempo, la paura è di importanza enorme anche durante l’adolescenza, periodo in cui l’individuo deve entrare in territori potenzialmente rischiosi e sconosciuti per poter determinare se stesso e la propria identità. Per fare ciò è importante aver un buon rapporto con la propria paura, in modo che essa non ci impedisca di prendere dei rischi, ma che allo stesso tempo non ci renda troppo aperti al rischio aprendoci a potenziali danni. Gli autori sottolineano come in questo rapporto sano con la paura siano rilevanti le tecniche di gestione della paura (controllo del respiro, dell’immaginazione guidata, desensibilizzazione: tutte permettono alla nostra mente di riacquisire il controllo) e il rapporto con la fiducia (tanto meno ci fidiamo, tanto più pensiamo di possedere un controllo totale sugli eventi).

Rabbia

Gli autori si soffermano sulla distinzione tra rabbia-contro e rabbia-per. La prima è la tipica propensione a infuocarsi in tempi molto rapidi (il che è molto evidente nella comunicazione per social, in cui improvvisamente un tema oggettivo e generale viene reso una questione personale). Il motore della rabbia-contro è spesso la percezione di un’ingiustizia, tuttavia non sempre percepire un’ingiustizia è connesso all’effettiva presenza di un’ingiustizia. Infatti, è importante tener conto del contesto e il vero significato del gesto (che potrebbe non essere un affronto personale). Nel momento in cui reagiamo ad un affronto, manifestiamo la tipica rabbia-contro. Per avere un rapporto sano anche con questa emozione negativa è fondamentale comprendere cosa ha determinato la tensione e il pericolo che ha originato l’attacco difensivo.

La rabbia-per può essere considerata come una possibilità di usare l’attivazione energetica della rabbia-contro in modo vantaggioso e sano. Ad esempio, se un ragazzino in pieno dicembre dovesse decidere di uscire in pantaloncini, la madre potrebbe, in primo luogo, agire in modo reattivo ed esplosivo attraverso la rabbia-contro (percependo, magari, tale volere del figlio come un affronto personale, come un tentativo di ribellione). Un modo sano di relazionarsi alla propria attivazione sarebbe quello di trasformare l’energia esplosiva in rabbia-per, ad esempio assumendo una posizione autorevole (“Se esci così, ci saranno delle conseguenze” oppure “se non ti cambi, non puoi uscire”): in questo modo la discussione è immediatamente conclusa. La trasformazione della rabbia-contro in rabbia-per è importante anche nelle relazioni di coppia, in cui sarebbe auspicabile trasformare una discussione da continui contrattacchi a tentativi di far comprendere all’altro cosa ci fa male, in modo da porre le basi adeguate per ricostruire l’alleanza. È evidente come epr fare ciò è fondamentale possedere consapevolezza emotiva, al fine di comprendere il proprio vissuto emotivo ed esternarlo in modo adeguato.

Disgusto

Il disgusto è un’emozione spesso trascurata, nonostante la sua importanza evolutiva (protezione da possibili sostanze tossiche e dannose). Oggi la funzione originaria del disgusto è diventata secondaria, ponendo più in primo piano il suo ruolo nell’ambito sociale e intergruppo: è percepito disgustoso l’altro in quanto diverso e potenziale portatore di contaminazione morale o fisica nella propria vita. Nel considerare la rilevanza sociale del disgusto, il libro si sofferma su due fenomeni fondamentali: il bullismo e la sessualità. Per quanto riguarda il primo, viene sottolineato come di fatto il bullo si concentra sugli aspetti di diversità della vittima al fine di renderla disgustosa e ostracizzarla. Proprio per la centralità del disgusto nell’azione del bullo, diversi percorsi educativi e preventivi potrebbero agire in modo da rendere disgustoso il bullismo del bullo e sensibilizzare in questo modo gli studenti.

Altrettanto fondamentale è il tema del disgusto nel rapporto con la sessualità. Questa è stata a lungo considerata un enorme tabù (esempio della nonna che appena si mostra una scena di sesso in tv, cambia canale in modo disgustato; oppure i genitori che appena emergono domande sessuali hanno espressioni disgustate). Tale rapporto disfunzionale con la sessualità non fa altro che confinarla ad un qualcosa di sbagliato, repellente e disgustoso, appunto, il che rende difficile l’instaurarsi di una relazione sana e matura dei temi ad essa associati.

Da questa breve presentazione risulta estremamente chiaro il sottotitolo del libro: “Come trasformare le emozioni negative in potenti alleate”. Infatti, il testo si propone proprio di sottolineare il carattere vantaggioso e utile delle emozioni che tendenzialmente vengono considerate negative e, in quanto tali, da sopprimere.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Pellai, A., Tamborini, B. (2021) Accendere il buio, Dominare il vulcano. Mondadori
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