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Ci salva la vita, ma comunque è il Diavolo: i meccanismi di difesa disadattivi nei confronti dei mezzi medici contro il Covid–19

Alla base della disfunzionale resistenza ai mezzi scinetifici messi in atto per contrastare il virus Covid-19 ci sono i fenomeni di negazione e complottismo

Di Giovanni Carlo Bruni

Pubblicato il 26 Lug. 2021

Aggiornato il 30 Lug. 2021 13:52

Mai come nelle altre epoche della Storia dell’Umanità, i mezzi medici e scientifici sono stati necessari per affrontare una pandemia come quella del Covid-19. Eppure essi sono ancora oggetto di scredito e di percezioni negative, spesso create da meccanismi di difesa male contestualizzati.

 

Grazie ad un lavoro indefesso di ricerca, le maggiori case farmaceutiche sono riuscite nel giro di un anno e mezzo a sintetizzare dei vaccini contro il Sars-Cov- 2, con l’obiettivo di raggiungere livelli di somministrazione funzionali ed ottimali (TPI; 2021).

Sebbene ora i vaccini siano disponibili, dimostrando quindi il ruolo fondamentale della scienza nella gestione della salute mondiale, le risposte scettiche dei No-vax non sono affatto diminuite.

Di fatto, come specifica l’Ansa in un articolo sulla web reputation dei DPI (2021), l’uso della mascherina continua ad essere percepito come una condizione di negazione delle libertà, tanto da avere come hashtag di maggior uso quello di “dittatura sanitaria”.

La recente news di un rave party di stampo No Mask a Maleo, nel Lodigiano, considerato un focolaio della variante Delta del virus (Rai News, 2021), ha ulteriormente accertato di fatto una strenua resistenza all’imposizione delle norme sanitarie da parte di alcuni gruppi di persone, anche in questa fase di riapertura.

Una delle risposte a questa resistenza disfunzionale la si trova in due fenomeni di difesa dell’ego, ovvero la negazione ed il complottismo.

Come spiega Silvia Bonino (2021), l’ego umano ha sviluppato degli autoinganni per rispondere alla coscienza della morte e della vulnerabilità del corpo, autoinganni che attualmente si sono acuiti a causa delle conseguenze della prima pandemia globale della storia.

Come indica la professoressa di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Torino, la negazione, ovvero il rifiutare acriticamente le conseguenze dell’ambiente e della natura sul corpo e il complottismo, ovvero utilizzare ragionamenti astrusi per dare un senso ai paradossi dell’esistenza e dare la colpa di eventi negativi che impattano sulla vita della persona ad elementi terzi, sono meccanismi che danno benefici nel breve periodo, ma che risultano assai spesso essere di grave danno per il benessere mentale e psicofisico dei gruppi.

Infatti, come indica Bonino, benefici come il sentirsi potenti nei confronti dell’ambiente e/o sentirsi più intelligenti degli altri durano poco tempo, per lasciare spazio a comportamenti disfunzionali con conseguenze molto spesso pesanti, come la paranoia acritica (Reynold, 2021) e reazioni violente, come la “presa” del Congresso da parte di simpatizzanti repubblicani e del governo Trump, fra i quali molti hanno aderito alla teoria del complotto Qanon (Adams, 2021).

Concludendo, la soluzione adattiva più sana, come indica la precedentemente citata Bonino, è lavorare sulla paura stessa attraverso il permettere nuove soluzioni creative ed aiutare le persone ad adattarsi alle novità inevitabili che il Covid-19 ha instaurato, adoperando valutazioni concrete.

 

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