Un recente studio internazionale dimostra la capacità dei neonati di essere in grado, poco dopo la nascita, di percepire il proprio corpo come entità separata dal mondo esterno. Questa ricerca prova che sono sufficienti pochi giorni di vita per raggiungere un’integrazione multisensoriale efficiente.
La capacità di identificare il proprio corpo ed i suoi confini è fondamentale per la sopravvivenza ed è legata ad una buona integrazione multisensoriale (Nerini A., Stefanili C., Mercurio C. 2009). Imparare a discriminare gli stimoli esterni, che si verificano vicino al corpo, da quelli che si verificano lontano da esso, permette di interagire in maniera maggiormente sicura con l’ambiente circostante (Fajen, B. R., & Turvey, M. T. 2003).
Le informazioni convogliate dagli organi di senso al sistema nervoso centrale vengono integrate tra loro generando così una percezione unitaria dell’esperienza che si sta vivendo. Questo processo è noto come integrazione multisensoriale (MSI) (Vallar G., Papagno C. 2007). Negli anni è stato dimostrato come la capacità di riconoscere gli stimoli e la velocità di risposta agli avvenimenti sia legata ad una buona integrazione multisensoriale (Hershenson 1962; Foster, Cavina-Pratesi, Aglioti e Berlucchi 2002).
Uno degli studi fondamentali sull’integrazione multisensoriale è quello condotto da Harry McGurk nel 1976 a cui hanno fatto seguito diverse ricerche sull’argomento ( Shamm et al. 2000). Negli ultimi anni l’attenzione si è focalizzata sul ruolo dell’integrazione multisensoriale nella percezione corporea, gli studi in questo campo, hanno permesso di dimostrare che la integrazione multisensoriale è utilizzata anche per costruire il senso che abbiamo del nostro corpo (Botvinick e Cohen 1998; Morandi 2016)
La rappresentazione corporea ha come substrato anatomico la giunzione temporo-parieto-occipitale, le lesioni o le stimolazioni di quest’area cerebrale provocano illusioni percettive di duplicazione del corpo, allungamento e deformazione degli arti, questo fenomeno si verifica perché, in assenza di una corretta integrazione multisensoriale, le informazioni somatosensoriali vestibolari danno luogo a fenomeni dispercettivi (Vallar, Papagno 2007).
Recentemente è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Proceedings of the National Academy of Sciences, l’articolo intitolato Spatial tuning of electrophysiological responses to multisensory stimuli reveals a primitive coding of the body boundaries in newborns, che riporta i risultati di una ricerca realizzata dal Manibus Lab del Dipartimento di Psicologia dell’Università e dalla Neonatologia universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino, in collaborazione con il MySpace Lab del Department of Clinical Neurosciences dell’Università di Losanna e il Center for Neural Science della New York University. La ricerca ha indagato se l’integrazione multisensoriale è presente e spazialmente organizzata tra i neonati di età compresa tra le 18 e le 92 ore. Sono state confrontate le risposte elettrofisiologiche alla stimolazione tattile, quando eventi uditivi contaminanti venivano erogati vicino, anziché lontano dal corpo dei neonati, con quelle di un gruppo di controllo formato da adulti. Gli adulti hanno dimostrato una buona modulazione spaziale e risposte superadattative per stimoli multisensoriali vicini al corpo. Nei neonati si è registrato un vero e proprio pattener elettrofisiologico di integrazione multisensoriale e nei neonati più grandi si è evidenziato un effetto d’integrazione multisensoriale più ampio. In pratica è stato osservato che i neonati, non solo sono in grado di associare un suono a un tocco in maniera efficace, ma che, in base alle risposte neurali osservate, essi riescono anche a distinguere se il suono proviene da vicino o da lontano rispetto al proprio corpo.
La scoperta di questi pattern elettrofisiologici testimonia l’esistenza di una codifica primitiva dei confini del sé corporeo, suggerendo che, anche solo poche ore dopo la nascita, i neonati identificano il proprio corpo come un’entità distinta dall’ambiente.
Questo conferma che, fin dalle prime ore di vita, gli esseri umani sono capaci di riconoscere gli stimoli provenienti dall’esterno. Questi stimoli hanno una notevole influenza sullo sviluppo cerebrale ed una buona stimolazione sensoriale, a partire dai primi giorni di vita, può favorire un positivo sviluppo evolutivo ( Franziska Greifzu, Justyna Pielecka-Fortuna, Evgenia Kalogeraki et al. 2014) .