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Il buffo decalogo del serio lavoro di psicoterapeuta

Era desiderio di Roberto Lorenzini che questo decalogo fosse trasmesso a chi veniva dopo di lui, ai giovani e meno giovani che avrebbero fatto il suo stesso mestiere di psicoterapeuta.

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 23 Apr. 2021

Ancora un ricordo di Roberto Lorenzini. Alessia Minniti, collega e amica di Roberto, ricevette un po’ di tempo fa -o forse tanto tempo fa: era il 13 ottobre del 2001- da Lorenzini un decalogo buffo sul lavoro di psicoterapeuta. Era desiderio di Roberto che questo decalogo fosse trasmesso a chi veniva dopo di lui, ai giovani e meno giovani che avrebbero fatto il suo stesso mestiere di psicoterapeuta. Siamo lieti di realizzare quel desiderio e di rendere felice Roberto, ovunque egli sia.

 

  1. Ascoltate il paziente, mettetevi nei suoi panni, sentite quello che lui sente.
  2. Esprimetegli solidarietà sulla sua sofferenza, va presa sul serio; anche se per voi è una sciocchezza lui ci soffre.
  3. Dimenticatevi di voi, non state a osservare se state facendo bene o male (lo farete semmai dopo), pensate a lui, al suo modo di causarsi sofferenza.
  4. Cercate di capire non solo quello che dice ma soprattutto il punto di vista dal quale lo dice: è questo che lui spesso ignora.
  5. Cercate di capire qual è il suo progetto esistenziale, gli scopi terminali, le cose per lui irrinunciabili e poi ditegli quanto avete capito, pronti a cambiare idea, a raddrizzarla o buttarla nel cestino se lui non è d’accordo. E allora cercatene insieme un’altra: lui ne sa di sé stesso più di voi e occorre essere d’accordo.
  6. Dategli la mano per esplorare scenari diversi con il vostro aiuto, spiegandogli che non necessariamente quello che ha creduto fino a quel momento è vero o utile per lui. Criticate il modo in cui se lo è messo in testa e fategli sperimentare alternative.
  7. Vogliategli bene, nel senso più pieno del termine. Si può aiutare solo se vogliamo il bene della persona che abbiamo di fronte e se crediamo che possa farcela. Se non adottiamo i suoi scopi o se pensiamo che non ce la farà diventiamo iatrogeni. Non è una colpa ma bisogna passare la mano.
  8. Non vi preoccupate di voi (se il punto 7 è rispettato), male non potete farne. Siamo molto più ininfluenti di quanto pensiamo. Fra qualche anno (lo dico per i più giovani tra voi) le nostre colpe minute, i nostri minuscoli successi, i libri scritti, le cattedre conquistate, i soldi fatti saranno del tutto cancellati. Se qualcosa resterà sarà solo nella memoria delle persone che abbiamo amato, e anche questa per poco. Non prendiamoci troppo sul serio!
  9. Non vi preoccupate delle diagnosi ma delle persone che avete di fronte, guardate alla loro originalità e ricchezza e non solo a quello che non funziona. Pensate che il loro modo di essere è la soluzione più creativa che hanno trovato per sopravvivere: andrebbe protetta e valorizzata come espressione dell’adattabilità genetica e culturale dell’essere umano.
  10. Fatevi curare dai vostri pazienti (senza pagarli naturalmente) perché le emozioni che vi suscitano vi danno continuamente degli stimoli per la riflessione su di voi e una spinta verso il cambiamento.

 

Una precisazione in coda. Questo decalogo è stato lievissimamente rieditato e soprattutto ribattezzato. Esso in origine si chiamava “Il decalogo del buffo lavoro di psicoterapeuta”. Abbiamo attribuito il “buffo” al decalogo e non al lavoro di psicoterapeuta, che anzi ci siamo permessi di definire “serio”. Il bello di questo decalogo sta anche nel fatto che Roberto superò la sua ammirevole tendenza a non prendersi troppo sul serio e a esprimere per una volta un messaggio importante, sia pure temperato da il suo tipico accento buffo alla Lorenzini. Per questo abbiamo ribattezzato questo ultimo scritto di Roberto “il buffo decalogo del serio lavoro di psicoterapeuta”. D’altro canto, dagli amici si impara e agli amici si insegna.

Da Roberto molto abbiamo imparato ma non sempre abbiamo avuto il coraggio di insegnarli a sapersi prendere sul serio quando è necessario. Quindi va bene non prendersi troppo sul serio, come scrisse Roberto nell’ottavo comandamento di questo decalogo, ma al tempo stesso impariamo a prenderci sul serio come psicoterapeuti. E infine, Roberto, perdonaci un ultimo piccolo appunto anche al nono comandamento. Ti diciamo che non solo le persone ma anche le diagnosi sono importanti. E ora basta così: restituiamo la parola a Roberto e rileggiamoci il suo buffo decalogo del serio lavoro di psicoterapeuta.

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