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I processi di costruzione identitaria nell’integrazione culturale

Il tema dell'identità è uno degli argomenti più trattati nella riflessione filosofica, sociologica e psicologica e quella psico-sociale

Di Flavia La Gona

Pubblicato il 16 Mar. 2021

Aggiornato il 19 Mar. 2021 12:02

I giovani immigrati stranieri sono chiamati ad affrontare un duplice impegno: la ricerca della propria identità, cioè di un insieme organizzato di conoscenze, sentimenti, ricordi e rappresentazioni che si riferiscono all’individuo, e di un sentimento di continuità di sé nello spazio e nel tempo.

 

La presenza di minori e adulti di origine etnico-culturale differente nel territorio nazionale rappresenta un’affascinante sfida per la convivenza civile e i processi di trasformazione socio-culturale.

Parole come integrazione o coesione sociale non sono da ritenere nuove, bensì rappresentano parole chiave funzionali a comprendere le basi sociali di molte comunità.

Si tratta di processi che in contesti multiculturali, quali quelli delle attuali società, coinvolgono non solo dinamiche di ambientamento ma assumono un ruolo di primo piano nella definizione identitaria di soggetti immigrati adolescenti e adulti.

Il tema dell’identità è uno degli argomenti più trattati nella riflessione filosofica, sociologica e psicologica, nello specifico, in quella psico-sociale.

In particolare, in ambito filosofico, per esempio, Cartesio concepisce nel famoso Cogito ergo sum, ovvero nell’atto di ‘pensarsi’ come essere nel mondo, quindi essere ‘esistente’, l’essenza dell’identità dell’uomo: sensazioni, immagini, passioni e sentimenti riferiti a sé sono determinati dalla relazione con il mondo esterno. Secondo Aristotele, il processo identitario si può riscontrare nelle azioni pratiche che concernono l’attività politica e risiede nelle idee virtuose che risultano efficaci.

Più recentemente, il filosofo francese Jean Francois Lyotard afferma che la condizione postmoderna, caratterizzata dal veloce ed accentuato progresso in tutti i campi della scienza, provoca una crisi dei valori precedenti e, soprattutto, una crisi identitaria che comporta una frammentazione dell’identità.

La società postmoderna sarebbe caratterizzata dall’incertezza del domani, dal decentramento soggettivo, dall’egoismo individualistico cui fanno da sfondo paure che, molte volte, si riversano su possibili ‘capri espiatori’, catalizzatori delle proprie frustrazioni.

Il sociologo Zygmut Bauman, definisce ‘società liquida’ l’attuale società, di essa ne sottolinea i tratti incerti ed ambivalenti tipici di un periodo in cui vengono a mancare le abituali certezze e i valori che riguardano le istituzioni, la nazione, la famiglia ecc.

Una società caratterizzata dal bombardamento tecnologico e dalla rapidità del virtuale, offusca certamente l’introspezione funzionale alla definizione della propria identità e al riconoscimento delle proprie origini.

Da qualsiasi prospettiva venga analizzata, l’identità è, comunque, un costrutto che implica una distinzione tra sé ed il mondo esterno.

Facendo riferimento ai giovani immigrati stranieri, questi sarebbero, pertanto, chiamati ad affrontare un duplice impegno: la ricerca della propria identità, cioè di un insieme organizzato di conoscenze, sentimenti, ricordi e rappresentazioni che si riferiscono all’individuo, e di un sentimento di continuità di sé nello spazio e nel tempo.

Nel caso di tali giovani si fa riferimento a delle identità vestito o identità pelle, metafore che simbolizzano il fardello di identità sospese e, quindi, non ancora definite.

Al fine di comprendere in maniera più appropriata i delicati passaggi di cambiamento e di riorganizzazione identitaria che caratterizzano gli immigrati stranieri, e in particolare adolescenti, può essere utile richiamarci a Erikson. Egli concepisce la vita come una serie di stadi, ognuno dei quali è contrassegnato da un conflitto bipolare che deve essere risolto prima di passare allo stadio successivo. L’adolescenza è connotata dalla tensione tra identità e diffusione dell’identità, ovvero una confusione di ruoli determinata dal passare da una identificazione ad un’altra, finché il soggetto non sarà in grado di scegliere una prospettiva di sviluppo che, sebbene comporti delle rinunce, gli permetterà di incorporare un Io sicuro, grazie al quale potrà iniziare e completare compiti modellati da altri significativi, e un Io sensibile ai propri bisogni e talenti, che lo renderà capace di occupare un proprio spazio nel contesto sociale circostante. Al termine dell’adolescenza, quindi, l’identità ‘comprende tutte le identificazioni significative, ma anche le altera in modo da farne un complesso unico e possibilmente coerente’.

Superare la crisi ed impegnarsi in scelte precise conduce all’acquisizione di un’identità che, come sostiene W. Meeus, non va intesa come strutturata in modo definitivo, bensì passibile di cambiamento, quindi, dinamica. In tal senso, l’Autore preferisce sostituire il termine eriksoniano di crisi, che enfatizza il carattere strutturante dello sviluppo dell’identità, con quello di esplorazione, riferibile alla ricerca costante di un’identità appropriata.

Sempre secondo Erikson, il fallimento nel processo di acquisizione dell’identità può avere come risultato da un lato l’instaurarsi di un’identità negativa, caratterizzata dall’assunzione di modelli devianti, pericolosi o patologici; dall’altro quello della confusione dell’identità in cui prevale un senso di dispersione, incertezza circa i ruoli da assumere e di esclusione dal gruppo sociale.

Quest’ultima condizione potrebbe rappresentare una possibile opzione identitaria per i minori stranieri che non riescono a trovare un adeguato equilibrio tra la cultura di origine e quella italiana.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bonito Oliva, R. (2003). Soggettività, Guida Editori, Napoli.
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