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Dal climax del piacere alla finzione: la storia e l’evoluzione dell’orgasmo

La sessualità si è evoluta per promuovere le prestazioni riproduttive non solo con lo scopo di procreare, ma anche per senso di piacere e gratificazione

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 26 Feb. 2021

Nella storia dell’evoluzione la sessualità è stata caratterizzata da diverse fasi che hanno comportato mutamenti nei processi riproduttivi e di sperimentazione del piacere.

 

Una grande incognita biologica è legata al climax sessuale e al perché si traduce in un’esperienza piacevole e appagante. Mentre il maschio non può trasferire i suoi gameti senza sperimentare un orgasmo, al contrario, quello femminile sembra completamente disconnesso dalla riproduzione nella specie umana (Cabanac, 1971; Hrdy, 1996; Wallen e Lloyd, 2008). L’orgasmo è caratterizzato da cambiamenti fisici comuni nei due sessi, ad esempio un aumento della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e della respirazione (Masters e Johnson, 1966; Berman et al., 1999). A livello fisico, durante l’orgasmo sono rilasciati alcuni neuropeptidi che causano un senso di benessere, tra cui dopamina, ossitocina e prolattina (Lodé,2019).

Sebbene una definizione precisa sia incerta, Bancroft (2005) descrisse l’orgasmo come “uno stato motivante verso l’esperienza del piacere sessuale”. L’orgasmo è diretto dal sistema nervoso autonomo (SNA) e dal midollo spinale, nonostante ciò, è in grado di attivare numerose zone corticali attraverso il nervo vago (Komisaruk et al., 2004). Lodé (2020) ha cercato di strutturare la cronologia storica dell’orgasmo e delle sue modificazioni. Nei vertebrati, l’analisi dei tratti evolutivi suggerisce come l’orgasmo abbia avuto delle variazioni attraverso tre fasi filogenetiche. Nello specifico, durante il passaggio dalla fecondazione esterna a quella interna nei vivipari (Lodé, 2019). Nella prima fase, l’orgasmo è associato all’eiaculazione nei maschi e all’espulsione dei fluidi delle ovaie da parte delle femmine. Il sesso è stato riconosciuto come la modalità riproduttiva più comune tra gli eucarioti. Originariamente basato su meiosi, è stato ipotizzato che il sesso sia nato grazie a delle interazioni arcaiche dovute alle “bolle libertine”, vale a dire attraverso scambi genici (vedi Lodé, 2011). Attraverso questa attività indipendente e ripetuta, siamo partiti da una determinazione cromosomica del genere sessuale fino allo sviluppo dei ruoli maschili e femminili (Crews, 1982). Molti vertebrati sembrano sperimentare numerose manifestazioni caratteristiche di un orgasmo durante la loro attività copulatoria (Fox e Fox, 1971; Gould, 1987; Balcombe, 2009) e la maggior parte delle specie ha sviluppato organi sensibili e recettori organici legati al circuito nervoso della ricompensa. Con i primi vertebrati si sono sviluppati circuiti neuronali dopaminergici e mesolimbici che regolano il comportamento sessuale (O’Connell e Hofmann, 2011).

In secondo luogo, l’orgasmo si è evoluto con lo scopo di stimolare l’attività sessuale tra due esseri vivipari, in particolar modo nelle specie con bassi tassi riproduttivi. Nello specifico, la transizione evolutiva da fecondazione esterna a fecondazione interna ha portato ad una diminuzione della prole a favore della protezione dello sviluppo embrionale, di conseguenza hanno compensato moltiplicando le copulazioni (Lodé, 2019). Se realmente l’orgasmo dipendesse dal riflesso primitivo dello “scarico” dei gameti, utili a garantire la riproduzione, tale sensazione non potrebbe essere ridotta ad un paradigma incentrato sulla stimolazione clitoridea o del pene (Lodé, 2019). Allo stesso tempo, il climax sessuale si è evoluto per promuovere le prestazioni riproduttive non solo con lo scopo di procreare, bensì perché tale senso di piacere fornisce una gratificazione tale da intraprendere relazioni sessuali non riproduttive, come relazioni e comportamenti omosessuali (Dagg, 1984; MacFarlane et al., 2010).

In terzo luogo, la fecondazione interna nel tratto genitale femminile rende invisibile l’ovulazione, mascherando il potenziale successo della fecondazione. Dato che non sempre ha un fine procreativo, viene messa in discussione l’ipotesi secondo cui l’orgasmo possa promuovere una migliore riproduzione. Nonostante ciò, si sostiene che l’orgasmo femminile si sia evoluto come una tattica post-copulatoria dove le femmine “possono aumentare il controllo dei loro partner” (Lodé, 2019). Nella maggior parte delle specie che utilizzano la fecondazione esterna, spesso l’accoppiamento dipende dalla disponibilità della femmina ad accoppiarsi. Al contrario, i comportamenti coercitivi maschili sono stati ampiamente dimostrati nelle specie che utilizzano la fecondazione interna (Lodé, 2019). Nel regno animale, le femmine dei pesci teleostei possono controllare il numero di uova deposte (Alonzo et al., 2016) presentando un “falso orgasmo” per non posare nel luogo dove il maschio riversa il suo sperma (Ridgway et al., 1989; Petersson e Jarvi, 2001). Tale comportamento fuorviante indica come l’orgasmo può essere un segnale utilizzato per manipolare i maschi. Di conseguenza, i maschi hanno sviluppato comportamenti di contatto – come l’amplesso o il bacio cloacale – come risposta a questi falsi orgasmi.

Nonostante siano il prodotto evolutivo della fecondazione interna, gli orgasmi maschili e femminili hanno seguito diversi percorsi evolutivi (Lodé, 2019). Con la fecondazione interna, esiste una disconnessione tra l’ovulazione e il segnale orgasmico o sessuale femminile. Tale disconnessione consente alla femmina di rinviare la scelta del suo compagno attraverso una sorta di fuga selettiva. Per quanto riguarda la tattica post-copulatoria, tale selezione sessuale si verifica dopo il successo della copulazione e dell’inseminazione attraverso due processi principali dove è richiesto che la femmina abbia più di un partner sessuale (Olsson et al., 1996; Arnqvist, 1998): a) la competizione spermatica e b) la scelta criptica femminile. Nello specifico, anche i fluidi ovarici influenzano l’impatto degli spermatozoi (Alonzo et al., 2016) e, in molte specie, tali fluidi forniscono delle proteine di riconoscimento dei gameti (Vacquier, 1998; Swanson e Vacquier, 2002). Recenti evidenze mostrano come, nella fecondazione esterna, i fluidi e le proteine possano favorire la fecondazione da parte dei maschi “preferiti”. Per quanto riguarda i mammiferi, in tutte le specie gli spermatozoi vengono trattenuti nell’istmo caudale prima dell’ovulazione per formare un serbatoio spermatico: il fatto che i fluidi delle ovaie possano influenzare la velocità dello sperma (Rosengrave et al., 2008; Gasparini e Pilastro, 2011; Fitzpatrick ed Evans, 2014) dimostra come i meccanismi post-copulatori siano in grado di parzializzare la fecondazione. Negli esseri umani, le donne possono simulare orgasmi falsi per fingere di essere interessate al partner (Ellsworth e Bailey, 2013). L’incognita della funzione dell’orgasmo apre molte questioni irrisolte, sia sul ruolo di diversi fluidi coinvolti, sia sulla diversità del comportamento sessuale. La presenza di alcuni ormoni che accompagnano l’orgasmo, come prolattina e ossitocina, potrebbero anticipare la scelta del compagno sessuale (Lodé, 2019). La viviparità viene considerata come il più grande contributo nella storia della vita riproduttiva, contributo che ha favorito la diversificazione evolutiva (Helmstetter et al., 2016).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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