Sin dalla sua concettualizzazione, lo sport spettacolo del wrestling professionistico si è sempre distinto per essere un intrattenimento incentrato sulla figura maschile e spesso rappresentate narrazioni al limite del maschilismo. Tuttavia, attualmente si sta verificando un processo di parità nei confronti dei personaggi femminili ed appartenenti al mondo LGBT.
Il wrestling professionistico è uno sport intrattenimento che attira ogni anno milioni di nuovi fan ed è oramai una componente stabile del mondo dello spettacolo e dell’atletica. Sebbene una iniziale reticenza, ora la lotta libera professionistica è un argomento frequentemente studiato dalla Scienza Umanistica (Smith, 2008). Il wrestling professionistico è principalmente analizzato per la sua componente di rilascio delle tensioni e delle emozioni (Smith, ibidem), per le sue vicinanze alle arti teatrali (Everard, 2003), per le sue componenti legate agli stereotipi etnici (Maguire, Wozniak, 1987) e per le sue tematiche legate alla sessualità (Oppliger, 2003).
Per quanto riguarda le tematiche legate alla sessualità, il mondo scientifico si è concentrato soprattutto sul rilevante ruolo della mascolinità nelle trame presentate e le limitazioni imposte ai personaggi di sesso femminile e i personaggi appartenenti alle categorie LGBT, solitamente rappresentati come stereotipati se non basati su pregiudizi (Mazer, 2020).
Come si può dedurre dal prodotto offerto dal wrestling professionistico, il concetto di mascolinità è una componente fondamentale delle trame della lotta d’intrattenimento (Soulliere, 2006). Come indicato dalla letteratura psicologica l’atteggiamento audace, una struttura fisica imponente e capacità di reazioni aggressive sono elementi considerati mascolini (Smith, 2014), elementi che sono alla base delle storie raccontate nei match di catch (Karasick, 2019).
Di fatto, molte lotte dei personaggi della lotta libera professionistica possono essere lette come una sfida per dimostrare chi dei lottatori possa essere reputato il vero uomo (Mazer, ibidem). Questa lotta per la dimostrazione di virilità viene attuata sia attraverso l’uso del corpo (Soulliere, Blair, 2006) che l’uso della comunicazione verbale (Tamborini, 2008).
Per aumentare ulteriormente l’importanza della mascolinità dei wrestler, sono state introdotte le figure femminili, prima principalmente come figure manageriali on-air e poi come lottatrici. Infatti, sebbene ci siano state sempre delle lottatrici femminili con qualità atletiche indiscutibili, il ruolo solitamente associato alle figure femminili anche attive sul ring è quello di essere un incentivo della mascolinità dei lottatori presenti agli stessi show e di essere principalmente un contenuto principalmente legato a contenuti sessuali (Leng et al, 2012).
Un trattamento simile è stato riservato ai personaggi legati alla comunità LGBT: spesso personaggi stereotipici e direttamente legati a pregiudizi sulle personalità omosessuali e lesbiche sono stati rappresentati nelle lotte del wrestling, sia nel ruolo di personaggi ambigui e minaccianti l’integrità della mascolinità degli avversari (Sammond,, 2005) sia di personaggi apprezzati per il loro essere caratteristici ed espansivi della loro reputata devianza, limitati però nei confini dello spettacolo in sé (Levi, 1998).
Attualmente sia i personaggi femminili e LGBT del mondo del wrestling stanno raggiungendo livelli atletici e di rilevanza quasi alla pari dei colleghi maschili, con la vincita di un titolo mondiale vinto da una lottatrice femminile (Konuwa, 2020) e il primo wrestler transgender a firmare per una federazione di alto livello (Schmidt, 2019). Questa rivoluzione socio-sportiva sta cominciando ad essere analizzata dalla Accademia Umanistica (Aiba, 2016).