Una comprovata conoscenza teorica e pratica è una base fondamentale per esser considerati, ed essere reputati, degli esperti. Questo rapporto però non è sempre causale, soprattutto nei campi riguardanti le previsioni e le analisi di lungo periodo via scienze analitiche matematiche.
Attualmente una delle maggiori discussioni riguarda la considerazione verso il concetto di meritocrazia conseguente un duro e comprovato lavoro. Come determina il professore Tom Nichols nel suo noto articolo The Death of Expertise (2014), attualmente l’expertise, nella sua serie di definizioni a seconda della semantica (Herling, 2000), è minata a causa della considerazione da parte della cultura odierna e del knowledge management odierno. Questi ultimi infatti sono maggiormente orientati verso elementi alternativi al comprovato lavoro teorico e pratico per scegliere e considerare una risorsa un successo lavorativo, come la visibilità mediatica (Allocca, 2018) e la sola capacità di gestire gli aspetti interpersonali (Casciaro, Lobo, 2005).
Sebbene Nichols sottolinei come questa considerazione possa minare il rapporto conoscenza teorica – conoscenza pratica come principale e sano elemento meritocratico, questa discussione controversa ha portato a sviluppare altre ottiche di analisi verso il concetto dell’expertise, talvolta criticando direttamente il concetto moderno della stessa meritocrazia (Del Rey, 2013).
Fra gli aspetti più criticati dell’expertise c’è quello riguardante l’expertise teorica e legata alla capacità di previsione. Come descrive Nassim Nicholas Taleb, matematico dell’incertezza ed umanista, il concetto stesso di esperto dell’incertezza è un paradosso fuorviante, vista la cecità della struttura neuropsicologica umana nei confronti dell’incertezza.
Lo studioso levantino nella sua opera magna, Il Cigno Nero (2014), indica come l’evoluzione umana, per affrontare i pericoli dell’ambiente e del non conosciuto, ha sviluppato il sistema attacco – fuga, il quale ha permesso alla razza umana di sopravvivere, a costo però di sviluppare meccanismi di difesa ciechi nei confronti degli aspetti astratti del futuro.
Per questo Taleb si mostra critico nei confronti dell’expertise finanziaria ed in genere legata alla ricerca di contestualizzare il futuro attraverso le scienze dure, poiché tali risultati sono altamente influenzati dai vari bias che contraddistinguono la vita psichica umana.
Utilizzando come esempio accademico i risultati di ricerca di Stuart Oskamp (1965), Taleb mostra come l’aumento delle informazioni disponibili agli esperti sottoposti all’esperimento non provoca un miglioramento delle loro capacità predittive, ma solo quello della loro fiducia in se stessi. Questa azione è riconducibile così all’expertise bias, ovvero l’uso inconscio del proprio bagaglio di conoscenza e di cultura per proteggere l’ego dalle minacce, anche a costo di non riconoscere e sottovalutare l’errore oggettivo (Kornell, 2010).
Attualmente la previsione degli eventi è un bisogno insito dell’essere umano, in maniera che il suo sistema psichico possa attivare un sistema di compensazioni per rilasciare la tensione ed avere una vita emotiva stabile (Presti, 2018).
Oltretutto, la previsione analitica ed economica permette l’idea di una struttura verificabile, elemento chiave per la stabilità economica ed umana (Muradoglu, Harvey, 2012).
Tuttavia, come contestualizza il già citato Taleb, molti degli eventi che han fatto la storia dell’Essere Umano, da lui rinominati cigni neri, sono stati completamente imprevedibili e sono stati contestualizzati solamente dopo con il processo della letteratura storica.
Per questo, in conclusione, il professore levantino si aggiunge ad altri studiosi come Michael Wheeler (2013) invitando ad avere una predisposizione critica nei confronti dell’expertise analitica e teorica, introducendo le variabili del caso e della fortuna come elementi fondamentali per il successo lavorativo e per la ricerca.