Le persone con disturbo d’ansia da separazione con esordio in età adulta nutrono un eccessivo disagio quando sperimentano o prevedono la separazione dalla propria casa o dalle proprie figure di attaccamento. Saranno più inclini ad esserse persuasi da pubblicità che richiamano il concetto di essere a casa?
Nel corso del tempo, rispetto all’ansia, i ricercatori si sono sempre concentrati sull’eziologia dei disturbi ad essa connessi, sulla diagnosi differenziale, sulla comorbilità, sulle sue conseguenze socio-emotive e sull’efficacia dei trattamenti. Gli autori di uno studio preso in esame hanno deciso, invece, di prendere in considerazione un focus differente: si sono chiesti se la sintomatologia ansiosa possa rendere gli individui particolarmente suscettibili a specifici tentativi di persuasione.
Nello specifico, gli autori si sono concentrati sul disturbo d’ansia da separazione con esordio in età adulta, una patologia caratterizzata da un’eccessiva paura di separarsi da coloro ai quali l’individuo è legato (Boelen, Reijntjes & Carleton, 2014). I soggetti affetti da questo disturbo nutrono un eccessivo disagio quando sperimentano o prevedono la separazione dalla propria casa o dalle proprie figure di attaccamento (American Psychiatric Association, 2013). Quando gli individui si trovano in uno stato ansioso, sono motivati a sopprimere questa sensazione di disagio (Battista et al., 2015) e ricercano qualsivoglia tipo di soluzione che consenta loro una via di fuga. Di conseguenza, se un soggetto affetto da agorafobia sarà portato ad evitare i luoghi pubblici, un individuo adulto con disturbo d’ansia da separazione tenterà di ridurre la distanza percepita, fisicamente o psicologicamente, da casa e dai propri cari. Gli autori hanno dunque ipotizzato che coloro che presentano sintomi correlati all’ansia da separazione, rispetto a coloro i quali non manifestano tale sintomatologia, sarebbero stati particolarmente attratti da pubblicità che richiamano il concetto di essere a casa, in quanto strettamente allineate con le loro propensioni motivazionali.
Al fine di testare le loro ipotesi, i ricercatori hanno condotto un’indagine su un campione costituito da 216 studenti universitari. Avendo ipotizzato che gli individui avrebbero mostrato reazioni differenti rispetto al tema pubblicitario, in funzione della propria sintomatologia ansiosa, è stato necessario includere nello studio partecipanti con sintomi di differente entità e gravità e dunque condurre uno studio su un campione non clinico.
Ai partecipanti è stato detto che avrebbero preso parte ad uno studio intitolato Personalità e preferenze dei consumatori e, successivamente, è stato chiesto loro di compilare il Severity Measure for Separation Anxiety Disorder-Adult (Craske, Wittchen, Stein, Andrews & Lebeu, 2013), uno strumento di autovalutazione che consente di misurare la frequenza con cui i soggetti manifestano i sintomi correlati all’ansia da separazione. In un secondo momento, gli studenti sono stati impegnati in un compito di interferenza, il cui scopo era quello di distrarre i partecipanti, prima di passare allo step successivo. È stato dunque richiesto di compilare un questionario riguardante le preferenze dei consumatori. Al termine del suddetto compito, ai partecipanti è stato chiesto di osservare attentamente la pubblicità di una compagnia aerea, il cui nome era stato adeguatamente oscurato, e di rispondere alle successive domande, selezionando le caselle che meglio rappresentano la propria opinione. Nello specifico, la pubblicità mostrava l’immagine di una giovane donna sorridente che guarda dal finestrino di un aereo. I ricercatori hanno manipolato il testo dell’annuncio al fine di creare le due condizioni sperimentali; di fatti, nel primo caso l’annuncio affermava “Tornare a casa dalla mia famiglia…la miglior sensazione del mondo”, mentre, nel secondo caso “Vedere nuovi posti…la miglior sensazione del mondo”. È bene specificare che i partecipanti sono stati assegnati in maniera casuale alle due condizioni. Successivamente è stata valutata l’opinione dei soggetti rispetto all’annuncio (MacKenzie & Lutz, 1989).
Coerentemente con quanto ipotizzato, i risultati hanno mostrato come gli individui che avevano manifestato livelli più elevati di una sintomatologia connessa all’ansia da separazione hanno mostrato atteggiamenti più favorevoli nei confronti della pubblicità caratterizzata dal tema della casa rispetto all’altra. Al contrario, gli individui che avevano mostrato livelli di ansia da separazione bassi o inesistenti, non hanno mostrato questa reattività differenziale rispetto all’annuncio contenente il tema casalingo. I risultati appena esposti potrebbero suggerire un’opportunità per i professionisti operanti nel settore marketing ma, allo stesso tempo, possono riflettere una minaccia per coloro che soffrono di un disturbo d’ansia da separazione con esordio in età adulta. Di fatti, per questi individui, essere a conoscenza delle proprie vulnerabilità rispetto a certi tipi di manipolazione potrebbe consentire loro di evitare di cadere in queste ultime (Wood & Quinn, 2003; Xu & Wyer, 2012). D’altro canto, un terapeuta che abbia in cura questa tipologia di pazienti potrebbe fornire maggiori informazioni rispetto alle suddette vulnerabilità, sia attraverso sedute individuali che attraverso interventi psicoeducativi.