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Collegati per l’erario ma persi nelle profondità del Malessere: Smart Working e salute mentale

Dal punto di vista della strategia aziendale e organizzativo lo smart working è un beneficio, maggiori criticità si riscontrano in campo psico-salutare.

Di Giovanni Carlo Bruni

Pubblicato il 10 Dic. 2020

Durante la recente epidemia della Sars-Cov-2, il lavoro in modalità Smart è stato fondamentale, tanto che ancora oggi alcune aziende lo usano in toto o in gran parte della settimana lavorativa. Sebbene ciò possa inficiare sull’equilibrio mentale moderato dal radicato bisogno dell’Uomo di aver contatto con il proprio simile.

 

La recente epidemia di Sars-Cov-2 ha colpito radicalmente tutte le Società Umane presenti nel globo, con gravi conseguenze sanitarie (WHO, 2020), sociali ed economiche (UNDP, 2020). Un lato che sicuramente è stato sottoposto a stress continuo è quello psicologico (Serafini et al, 2020), tanto che un interesse principale del mondo medico è stato il controllo delle reazioni alla pandemia da parte di soggetti sofferenti patologie mentali gravi (Barber, S. et alt., 2020).

Oltre a ciò, si è registrato anche un aumento considerevole delle situazioni di disagio emotivo e neurochimico nella porzione della popolazione sana (Dubey S, Biswas P, Ghosh R, et al., 2020), con un grande aumento di malessere depressivo (D’aria, 2020).

L’aspetto del disagio psicologico per la situazione della pandemia ha destato preoccupazione nella ripresa delle attività lavorative seguenti le direttive della OMS (Kniffin, K.M. et al., 2020), con il mondo della cura psicologica attiva per aiutare i lavoratori ad affrontare la “new normality” (O’Hara, 2020). La risposta dell’ambiente lavorativo alle restrizioni dovute alla situazione di crisi mondiale ha interessato molto il mondo della ricerca (Sasaki, N. et alt, 2020), soprattutto l’evoluzione delle relazioni nell’ambiente lavorativo sottoposto al lavoro a distanza.

Essendo una valida strategia di diversificazione produttiva ed organizzativa nelle aziende (Gastaldi, Luca, et al., 2014), l’utilizzo dello smart working nelle aziende che hanno avuto disponibilità durante le fasi di lockdown ha permesso alla economia mondiale di non chiudere del tutto (Pesenti, L., Scansani, G., 2020), con benefici tali che si sta ipotizzando una nuova evoluzione del luogo di lavoro basata su ciò nella fase declinante della crisi (Patella,M., 2020).

Se dal punto di vista della strategia aziendale e del vantaggio organizzativo lo smart working è un beneficio, i problemi si riscontrano nell’oggetto analizzato dell’articolo, ovvero il punto di vista sociale e mentale. Essendo l’Uomo un animale per cui la socialità è un aspetto che impatta profondamente la sua salute (Tomasello, M., 2014), la costrizione a regole ferree negli approcci interpersonali e nelle disposizioni ambientali e corporali ha messo alla prova l’umore e la stabilità psichica delle persone (Venkatesh, A., & Edirappuli, S. ,2020), ridefinendo radicalmente gli scambi sociali nelle varie società umane (Galea, S., Merchant, R. M., & Lurie, N.,2020).

Come purtroppo è stato facilmente evidenziato dalle prove empiriche derivate dalle relazioni familiari (Spinelli, Maria, et al., 2020) e sentimentali (Pietromonaco, P. R., & Overall, N. C., 2020), anche il campione derivato dalle relazioni lavorative ha visto emergere delle problematiche. Lo smart working, come mezzo di lavoro, è ottimo per la creazione in breve tempo di risultati economici di valore sostenibile nel tempo (Bednar, Welch, 2019), per la facilitazione del change management (Tagliaro, Ciaramella, 2016) e per la creazione di prodotto senza limiti legati al tempo ed alla posizione geografica (Angelici, Profeta, 2020). Se dal punto lavorativo il lavoro agile è una aggiunta di valore, le maggiori criticità si sono riscontrate nel campo psico-salutare: infatti, l’eventuale continua disponibilità al rimettersi alla produzione nei luoghi di vita privata potrebbe creare problemi dal punto di vista della qualità della produzione, creando la sensazione all’attore di essere sempre sul luogo di lavoro (Neri et al, 2017).

L’ulteriore problema è l’eventuale assenza fisica dal luogo di lavoro: sebbene il lavoro agile sia considerato un grande risparmio dal punto di vista economico, sia per l’attore impiegato che per l’azienda (McEwan, 2016), le relazioni sul luogo di lavoro sono un elemento imprescindibile per la salubrità della vita lavorativa e personale del lavoratore (Podolny, Baron, 1997).

Inoltre, l’uso prolungato aziendale dello smart working porterebbe all’assenza prolungata da un ambiente dove avvengono relazioni sociali, uno degli aspetti fondamentali per la sanità mentale dell’uomo (Rossi et al, 2020). Quindi, l’assenza di frequentazione di un ambiente diverso dal nucleo familiare con il contrastante rimanere nella posizione remota per più tempo, avendo a che fare con lo stress lavorativo aggiunto allo stress della minaccia alla salute, ha fatto emergere la possibilità di subire conseguenze psicofisiche anche gravi, come i disturbi del sonno (Gualano, Maria Rosaria, et al., 2020).

Visto che attualmente si sta tornando al lavoro su luogo fisico, con le precauzioni dovute assieme alle conseguenze (Tan, Wanqiu, et al., 2020), è assicurato che lo smart working non sarà per niente relegato a metodo di lavoro secondario, con progetti al riguardo circa la sua fruizione per le persone più svantaggiate, come gli impiegati più anziani (Andrushevich, Aliaksei, et al., 2020).

 

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