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Vulnerabilità – Moms, una rubrica su maternità e genitorialità

Molte donne credono che il concetto di maternità comprenda il non permettersi di essere vulnerabili e, ancor di più, il non poterlo mostrare ai propri figli

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 02 Dic. 2020

Il presente articolo affronta la tematica della vulnerabilità umana, che appartiene tanto agli uomini quanto alle donne, e talvolta è più difficile da riconoscere ed accettare nel ruolo genitoriale.

Moms – (Nr.3) Vulnerabilità

 

C’è un lato di te che molte persone non vedono.
Il mio lato b?
Il tuo lato dolce. Quando sei vulnerabile ti ho visto fare grandi cose e non parlo di debolezza, parlo di quando abbassi un po’ la guardia.

Quello riportato è uno scambio tra Kate Foster e il marito Nathan durante il terzo episodio della prima stagione di Workin’ Moms.

Durante tutta la puntata viene affrontato il tema della vulnerabilità che a volte sembra essere confusa con termini quali “femminilità”e “leggerezza”, ma grazie all’affermazione di Nathan si rivela per quello che è.

Ognuna delle protagoniste si costringe a costruirsi una maschera per paura di essere vista con tutte le sue vulnerabilità, dove, come dice Nathan, vulnerabilità non è debolezza, ma essere umani ed accettarlo.

Molte donne credono che il concetto di maternità comprenda il non permettersi di essere vulnerabili e ancor di più non poterlo mostrare ai propri figli. Questa credenza viene esplicitata dal personaggio di Frankie, quando rivela che sua figlia ha bisogno che lei sia forte. La figlia ha 9 mesi e non può averle espresso questo bisogno, pertanto sembra più una convinzione di Frankie rispetto al suo ruolo materno. Tale pensiero sembrerebbe presupporre che la forza sia intesa come opposta alla debolezza, laddove debolezza rivela un’accezione negativa.

Finché alla vulnerabilità umana verrà data l’accezione negativa di “debolezza”, uomini e donne tenderanno a colpevolizzarsi quando non riescono a rispecchiare il concetto di “forza” che hanno in mente, o a deresponsabilizzarsi rispetto alle proprie potenzialità.

Solo l’accettazione della propria vulnerabilità, può portare ognuno a sperimentare al massimo se stesso e le proprie doti, dovendo confrontarsi solo con qualcosa che sta al proprio interno e che appartiene a sé.

Sin da bambini si tende ad attribuire i termini “forte” e “debole” alle figure genitoriali. La cultura talvolta tende a sostantivare questi due aggettivi, incrementando la credenza che i genitori debbano essere come dei supereroi di cui i figli non devono conoscere le vulnerabilità.

Alcune madri, come le protagoniste del telefilm Kate ed Ann, tendono a mettere una maschera per evitare di svelare le proprie vulnerabilità, altre si colpevolizzano non riuscendoci, come Frankie, ed altre ancora non hanno paura di mostrare la propria umanità, accettandola. Come mostra il confronto tra Kate e il marito, è proprio nell’accettazione di sé che si può iniziare un confronto più autentico con l’altro, poiché questo passa per un piano emotivo. Così è anche con i figli, che imparano dai comportamenti più che dalle parole.

Ogni bambino ha il diritto e il bisogno di incontrare l’autenticità dei propri genitori per poter permettere a se stesso di non sentirsi sbagliato nel momento in cui fa emergere il proprio vero Sé.

Quando la madre avrà il coraggio di togliersi la maschera donerà a se stessa e al proprio figlio il dono di poter essere liberamente unici ed irripetibili.

 

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