Nel caso dei disturbi alimentari maschili spesso la richiesta arriva tardivamente perché gli uomini affetti da DA tendono a non chiedere un aiuto tempestivo perché non riconoscono il proprio comportamento alimentare come problematico e per non voler ammettere di avere un disturbo tipicamente femminile.
‘Il mio problema non è che sono grasso…. mi vedo flaccido e vorrei essere più muscoloso… per questo ho iniziato a fare esercizio fisico! Lo faccio tutti i giorni, il weekend arrivo anche a due allenamenti nella stessa giornata! No… non mi sono mai autoindotto il vomito, quella è una cosa da donne…. No no … se mi sento troppo gonfio piuttosto non mangio! Digiuno uno o due giorni e così ripristino l’equilibrio dopo una cena un po’ più calorica… Si ci penso a questa cosa durante la giornata, ci penso spesso… anche perché ho paura che mi venga il diabete come mio padre… così facendo mi prendo anche cura della mia salute! Si… mi rendo conto che ultimamente ho perso peso…. Lo vedo dai vestiti…. No… non sono ossessionato dalla bilancia…. Non mi interessano tanto quelle cose… Mi rendo conto che ultimamente faccio molta attenzione a quello che mangio… prediligo cibi poco calorici… ci sto attento! Dottoressa… secondo lei… ho un disturbo alimentare?’
Mario (nome di fantasia) si presenta così alla nostra prima seduta.
Decido di raccogliere dati per fare una corretta diagnosi, ma presto apprendo che il BMI (Body Mass Index) non è un indicatore valido per gli uomini ma solo per le donne, infatti il normopeso non è indicatore per escludere un DA (Disturbo Alimentare) maschile, manca ovviamente anche un altro campanello d’allarme: l’amenorrea.
Questi due indicatori sono stati in parte la causa di mancati riconoscimenti di Disturbi Alimentari maschili, oltre alla tardiva richiesta di aiuto da parte dei pazienti. Gli uomini affetti da DA, infatti, tendono a non chiedere un aiuto tempestivo perché non riconoscono il proprio comportamento alimentare come problematico e per non voler ammettere di avere un disturbo tipicamente femminile.
Decido allora di cercare in letteratura: trovo, come previsto, tantissimo materiale, ma mi rendo conto che fino a un decennio fa si è approfondito il disturbo specialmente sulle donne, dando poca rilevanza al genere maschile. Perché? La risposta è nelle percentuali di incidenza dei disturbi alimentari negli uomini: uno studio riporta un rapporto di 1 a 11, questo significa che su 11 pazienti che soffrono di DA 1 solo è un uomo. (Hudson JI, et al. 2007).
I dati risalgono agli inizi del nuovo millennio. Cosa è successo dopo? Come sono le percentuali oggi?
Gli uomini che soffrono di Disturbi Alimentari sono aumentati. Diversi studiosi hanno cominciato ad approfondire questo disturbo nell’ottica maschile ma ancora non si ha letteratura sufficiente per avere strumenti specifici di trattamento.
Nel DSM-5 sono state introdotte delle importanti modifiche che favoriscono una diagnosi di Disturbi Alimentari più accurata per il genere maschile: le categorie di classificazione sono meno rigide e quindi i sintomi di DA possono essere individuati anche negli uomini (Raevuori A., 2014).
Differenze tra uomini vs donne
Alcuni aspetti sintomatici accomunano tutte le persone che soffrono di Disturbi Alimentari, come ad esempio le preoccupazioni rispetto al peso, le restrizioni dietetiche e le convinzioni distorte rispetto all’alimentazione, ma ci sono delle differenze sostanziali tra uomo e donna.
Mario, così come molti uomini con Disturbi Alimentari, utilizza in forma minore rispetto alle donne (25% vs 50%) le condotte eliminatorie come ad esempio il vomito autoindotto, l’uso di lassativi e farmaci diuretici. Adotta invece strategie quali l’eccessivo esercizio fisico e periodi di digiuno. (Striegel-Moore RH, et al. 2009).
La giustificazione dei comportamenti restrittivi spesso punta alla prevenzione di malattie mediche, poco presente nelle giustificazioni utilizzate dalle donne. (Grabhorn R, et al. 2003).
Caratteristiche psicologiche nei Disturbi Alimentari maschili
Continuo nella mia ricerca e trovo molto interessante un articolo di Dakanalis risalente al 2015, nel quale vengono approfondite le caratteristiche psicologiche presenti nei pazienti uomini con Disturbi Alimentari.
La tendenza al perfezionismo è uno degli indicatori presenti in molte forme di DA (sia uomini che donne) in quanto induce i pazienti a cercare incessantemente di raggiungere la forma del corpo ideale. La differenza è che gli uomini con questa caratteristica tendono al digiuno, le donne a condotte eliminatorie. Si nota anche la presenza di una chiara tendenza al controllo.
L’insoddisfazione corporea è una seconda variabile che incide sullo sviluppo di Disturbi Alimentari. Gli uomini, spesso con bassa autostima, ansia sociale e depressione, tendono a ricercare ed acquisire una buona muscolarità ‘Drive for masculinity’, le donne invece ricercano la magrezza ‘drive for thinness’.
Questa differenza apre alla conoscenza di due disturbi tipicamente maschili: la Vigoressia e la Ortoressia.
La Vigoressia è un disturbo legato alla percezione errata di avere un corpo gracile e con poca massa muscolare (Pope,1993). La distorsione dell’immagine corporea si riverbera anche nei rapporti sociali, ci si sente inadeguati e quindi si tende all’isolamento sociale. Gli uomini che soffrono di vigoressia tendono ad accrescere la loro massa muscolare con estenuanti allenamenti fisici, ma neanche il raggiungimento di un corpo muscoloso li rende soddisfatti. Spesso associano allo sport anche l’assunzione di integratori alimentari e cibi iperproteici e ipocalorici.L’Ortoressia è un disturbo che induce gli uomini con DA a sviluppare una vera e propria ossessione per il cibo sano, le regole alimentari e le modalità di cottura più dietetiche. Seguono ruminazioni ossessive circa il tempo impiegato a pensare al cibo, la ricerca di alimenti adatti e la cura nella preparazione. La volta in cui non possono cucinare e consumare cibi dietetici provano senso di colpa e percezione di perdita di controllo (Brytek-Matera, A. 2012). Inutile sottolineare quanto tutto questo porta a un’inevitabile ripercussione negativa sulla sfera sociale, ad esempio il non voler frequentare posti di ritrovo dove sia incluso un pasto o la difficoltà di condividere con altri queste pratiche alimentari così severe e limitanti.
Un’ultima caratteristica psicologica a mio avviso rilevante è l’orientamento sessuale. Gli uomini omosessuali tendono a sviluppare maggiormente un disturbo alimentare rispetto agli uomini eterosessuali. (Dakanalis at al., 2012). Secondo Dakanalis questo accade perché si ha una maggiore ansia legata all’accettazione nelle comunità omosessuali di riferimento e perché la perdita di peso è funzionale a sopprimere petto e fianchi e ad accentuare le caratteristiche del genere desiderato.
Trattamento e conclusioni
La terapia cognitivo-comportamentale ad oggi sembra offrire la tipologia di trattamento migliore. Si lavora sulle credenze disfunzionali e sulla messa in atto di comportamenti maggiormente adattivi per contenere le ruminazioni e migliorare la qualità della vita.
Molto ancora si deve indagare sulle aree relative alle differenze di genere a livello fenomenologico, sull’esordio, sulle manifestazioni sintomatologiche e sull’esito del trattamento. Di certo andremo incontro ad un aumento di uomini con DA che chiederanno un aiuto psicologico, anche se ad oggi si sente ancora forte lo stigma culturale di una malattia considerata al femminile.