La Regina degli Scacchi, la nuova miniserie firmata Netflix tratta dall’omonimo romanzo di Walter Travis del 1983, è un vero e proprio capolavoro ricco di ingredienti che la rendono magica e affascinante, dalla sceneggiatura alle sfumature psicologiche della protagonista.
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Elizabeth Harmon, rimasta orfana di madre a seguito di un incidente stradale, provocato volontariamente dalla madre in un vero e proprio atto suicidario, inizia una nuova vita di solitudine all’interno di un orfanotrofio cristiano, dove le piccole ospiti vengono cresciute impettite, a suon di regole e pillole per l’umore. La piccola Beth trova un angolo di conforto e fuga nello scantinato dell’istituto, dove un vecchio custode se ne sta in disparte a giocare a scacchi da solo. Col suo modo burbero, asciutto e sospettoso, insegna alla sua nuova allieva i segreti degli scacchi, facendo emergere in lei un vero e proprio talento naturale.
La Regina degli Scacchi non è solo una storia di enfant prodige, né aspettatevi di trovare il classico cliché di genio e follia. Nonostante il formidabile talento si intrecci più volte con l’abuso di alcol e psicofarmaci, in Elisabeth c’è molto di più. La profonda incapacità di entrare in contatto con i vissuti emotivi rende la sua mente estremamente razionale, analitica, tanto da riuscire a sostenere situazioni ad alto livello di stress senza il minimo indugio. La personalità marcatamente evitante e una profonda alessitimia rendono la protagonista tanto affascinante quanto impenetrabile, sfuggente e per certi versi audace nelle scelte e nello stile di vita.
Come si intreccia questo quadro con l’abuso di sostanze? La dipendenza dalle pillole verdi, nata in orfanotrofio, è un file rouge che a un certo punto si intreccia con la dipendenza da alcol, proprio in coincidenza con l’avanzamento inarrestabile della sua carriera.
La sfida con il campione del mondo russo, Borkov, è sempre più vicina, manca una sola notte, e proprio quella notte Elisabeth manda all’aria i suoi piani per trascorrere una notte di disregolazione, tanto da arrivare alla partita ancora ubriaca. Sembrerebbe una classica reazione al timore di perdere, di non essere all’altezza di una sfida così importante e fantasticata tutta la vita. Eppure c’è qualcosa di più, che forse si può scorgere durante la partita con un giovanissimo sfidante di soli 13 anni. Quando lui le rivela il suo grande sogno di diventare campione del mondo a 16 anni, lei ribatte: ‘Se vincerai, dopo cosa verrà? Se vinci i mondiali a 16 anni, cos’altro ti rimarrà da fare?’. Un veloce e criptico scambio di battute, che credo raccolga l’emblema della sofferenza di Elisabeth. Una vita trascorsa al riparo dal disamore e dalla solitudine grazie agli scacchi, in cui lei stessa non è la regina ma il re, forte solo se protetta dallo scudo degli scacchi stessi. Cosa ne sarebbe della sua esistenza, una volta raggiunto il traguardo più alto? A quali rischi potrebbe esporsi e a che prezzo? In quest’ottica, l’abuso e la disregolazione non sono allora un sottile tentativo di auto-boicottaggio, in cui vincere fa tremendamente paura come il venir meno di un paracadute in caduta libera?
In sole sette puntate la vita di Elisabeth subirà moltissimi cambiamenti, tra i più importanti ci sarà un’altra vittoria, quella di riuscire a costruirsi une rete di veri amici, che daranno un nuovo senso alla sua vita. Non vi dico se alla fine diventerà la campionessa del mondo, ma di una cosa sono certa, sentirete anche voi il bisogno di spolverare la vostra vecchia scacchiera e di guardarla come se non l’aveste mai vista prima.
LA REGINA DEGLI SCACCHI – Guarda il trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=Ya1MgSu8Pxc