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Chi non conosce il proprio limite tema il destino e l’assenza del bonus mensile: il bisogno del concetto di Razionalità Limitata

Teoria della razionalità limitata: nel mondo lavorativo odierno la necessità del multitasking supera di molto il vantaggio di riconoscere i propri limiti

Di Giovanni Carlo Bruni

Pubblicato il 29 Ott. 2020

Nel mondo lavorativo odierno, il ricorso al multitasking è considerato un elemento imprescindibile per una buona produzione professionale. Sebbene possa portare a benefici iniziali di breve durata, molto spesso ciò conduce a conseguenze psicofische pesanti, anche gravi. Ne segue una analisi critica, recuperando il concetto della “Razionalità Limitata” di Herbert Simon.

 

Nel mondo aziendale moderno, il ricorso al multitasking è considerato un elemento necessario e fondamentale per la produzione. Di fatto, le innovazioni multimediali hanno diminuito i tempi e i costi di non pochi processi produttivi, dunque si presenta il bisogno di svolgere più mansioni in tempo reale, mettendo alla prova i limiti umani e delle Organizzazioni di assorbire le informazioni necessarie ed il loro effettivo utilizzo (D.H. Henard , M.A. McFadyen, 2006).

Come indicano Rom Schrift e Shalena Srna, rispettivamente professore di marketing e dottoranda alla Università di Wharton, assieme al professore di Yale Gal Zauberman. L’uso del multitasking per tempi brevi può avere dei benefici, ottenuti soprattutto con l’autoinganno (2018): secondo gli accademici, illudendosi nel periodo necessario di essere bravi nella gestione di più compiti può condurre a risultati lavorativi positivi, maggiore autostima e meno rischi psicologici d’impatto.

Tuttavia, nel mondo lavorativo odierno, influenzato soprattutto dalla Industria 4.0 (Morrar, R., Arman, H., & Mousa, S. 2017) e dall’utilizzo dei Big Data (McAfee, A., Brynjolfsson, E., Davenport, T. H., Patil, D. J., & Barton, D., 2012), la necessità di ricorrere al multitasking supera assai la capacità che l’essere umano ha di concentrarsi e di gestire l’energia mentale richiesta. Ciò può portare a conseguenze psicofisiche gravi, come  l’eccesso di stress che conduce a sviluppare malattie croniche ed autoimmuni (Natali, 2020). Mats Alvesson e Andrè Spicer, due noti accademici rispettivamente dell’Università di Lund e della Cass Business School, indicano come soluzione al problema il recupero del concetto di “razionalità limitata”, contestualizzata da Herbert Simon.

Come è riportato nel testo divulgativo dei due professori, “Il Paradosso della Stupidità” (2017), il Premio Nobel per L’Economia nel 1978 e Premio Turing nel 1975, basandosi sulla sua esperienza lavorativa post-universitaria presso l’ufficio di bilancio del municipio della sua città natale, Milwuakee, notò come l’educazione scolastica ed accademica indottrinasse ad avere sempre un filtro di analisi razionale in qualsiasi momento, cosa che crea sempre paradossi nei luoghi di lavoro, dove spesso i veri motori del gioco economico sono il cinismo, la routine e la gestione delle emozioni.

Memore di questi vissuti empirici, Simon ha identificato la teoria della razionalità limitata, secondo la quale la base del decision making sarebbe il tenere a mente le limitate energie cognitivo-mentali dell’essere umano. Di fatto l’Uomo, avendo limitate abilità cognitive, non essendo portato spesso a progettare piani a lungo termine ed essendo disponibile ad abbandonare i propri interessi a beneficio di altri attori (Sträter, K.F.,  2019) , spesso sopravvaluta il carico mentale richiesto dal lavoro, perdendo così il più delle volte la sua capacità di usare il raziocinio.

Alvesson e Spicer riprendono la teoria dell’economo ed esperto di organizzazioni americano perché pensano che possa essere un monito per quanto riguarda l’abuso del multitasking: di fatto, come scritto in precedenza, l’essere umano ha capacità razionali e cognitive limitate, non adatte per niente all’uso sfrenato degli strumenti dell’informational technology e della sempiterna ricerca dell’ottimale da parte delle Aziende. Infatti, per Simon, la soluzione salubre sia per le Organizzazioni che per gli attori, è la ricerca della quantità soddisfacente (1987). Per ricordare, come dice Gabriele Romagnoli (2017), che

i limiti in generale sono un vantaggio, non una diminuzione delle possibilità.

 

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