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La difficoltà a superare un amore finito nel film e nel libro ‘Il Grande Gatsby’

La fine di una relazione porta una rottura e rimanere nel passato non può che avere effetti negativi come nel caso del protagonista di Il Grande Gatsby

Di Nicole Tornato

Pubblicato il 20 Ott. 2020

Il libro di Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby, come gli omonimi film tratti dal suo capolavoro, illustrano l’ossessione del protagonista Jay Gatsby per Daisy Buchanan, una donna con cui ha intrattenuto una relazione significativa terminata bruscamente cinque anni prima.

 

Dopo aver condiviso un progetto di vita insieme, la coppia si separa con estremo dolore. Non passa molto tempo e Daisy si sposa con un altro uomo, burbero e fedifrago, ma ricco di famiglia, tutto il contrario di Jay che, affabile e generoso, è cresciuto in un contesto impervio. Daisy va avanti, Jay rimane a fissare la luce verde, così passano cinque anni e il ricordo di quella storia perduta prevarica tutta la sua esistenza.

Similmente a Gatsby, molte persone proseguono la loro vita dopo la fine di una storia dolorosa, magari si fidanzano o restano single. Lavorano, studiano, coltivano altri interessi, cambiano città, insomma, vanno avanti per la propria strada. Quello che cambia da persona a persona è l’uso del tempo.

‘Usare il tempo’ vs ‘Lasciarsi andare’

Usare il tempo è quello che conferisce un cambio di direzione, una svolta tale da recuperare le energie. Usare il tempo significa porsi le domande giuste, introdurre un certo tipo di lavoro nel proprio spazio mentale per strumentalizzare quella sofferenza a proprio vantaggio, per uscire da una situazione stagnante nella quale i ricordi, il passato, i sogni infranti non regalano una vera gratificazione, ma solo un dolore persistente e controproducente.

Lasciarsi andare, al contrario, vuol dire ripensare ad una storia finita, immaginare che la persona sia ancora presente, osservare il cellulare in attesa di una chiamata, sbirciare sul profilo per avere un’ennesima conferma sulla sua vita, nonché perdersi in congetture e chiodi fissi.

Tutto questo porta a sprofondare nel passato, nella frustrazione, anziché evolvere e rinascere, valorizzare se stessi e consolidare legami appaganti.

Perdersi nei ricordi e nelle speranze apporta altro dolore

Ho incontrato vari individui che si ostinavano a sottovalutare l’importanza del tempo come uno strumento di crescita per recuperare le energie perdute, la tranquillità e iniziare ad occuparsi davvero di sé, anziché affossarsi nella frustrazione. Molte di queste persone commettevano un altro errore: confondere l’ex, con cui non avevano più contatti o che sentivano di tanto in tanto, con la sua immagine scaturita dai ricordi rievocati, con i pensieri e i film mentali.

Così facendo amplificavano una relazione immaginifica, senza fare una distinzione emotiva tra ciò che è falso e ciò che è vero. Ad esempio, si può essere consapevoli della differenza tra immaginare, uno spazio in cui si sogna, si rivive e si continua quel rapporto con la mente, e vivere la realtà attuale, in cui si ravvisa l’assenza dell’altro, si viene a conoscenza della sua nuova vita tramite amici o sui social.

Sognare ad occhi aperti in queste situazioni protegge dal dolore della perdita (Schimmenti et al. 2019). A lungo andare, però, rischia di diventare lo strumento prediletto per regolare la rabbia, la solitudine, la delusione, anziché liberarsi del periodo stressante e cominciare un periodo di risalita e crescita nella quale è davvero possibile incontrare un partner adatto alle proprie esigenze, con cui costruire un legame unico e autentico.

Quando una relazione finisce, non si può più godere della quotidianità di una volta, anche quando si continua ad avere a che fare con l’ex. Qualcosa si è rotto e ci si ritrova di fronte ad un confronto tra passato e presente, tra i tempi lieti e felici, e quelli attuali, in cui regna l’assenza.

Crogiolarsi nella fantasia, ma anche attendere un ritorno, sono strategie per rassicurarsi che nulla è cambiato, che si può avere ancora speranza sul futuro, anche se, sotto sotto, si sa già che non è così.

Fossilizzarsi sul passato, quindi, amplifica l’importanza del legame, del partner, della relazione trascorsa, fino a rifugiarsi in una dimensione illusoria, nella quale la vita è immaginata come preziosa e gratificante. Questa vita, però, non solo non è reale, ma è il frutto di emozioni e pensieri che non sono stati esplorati; di conseguenza arriva il fatidico momento in cui ci si ritrova a tu per tu con i fatti: per quanto si possa ‘razionalmente’ appoggiare i piedi per terra, tenendo distinti i sogni dalla realtà, lasciarsi andare alla fantasia senza freni porta ad aspettarsi qualcosa dall’ex che, magari, è già andato avanti come ha fatto Daisy.

Quando ci si accorge che l’ex non può darci niente, allora la frustrazione aumenta a dismisura. Qui, si fa sentire quell’amara verità a cui abbiamo chiuso gli occhi: non è possibile ricostruire il passato, non si può tornare indietro e rivivere di nuovo quei tempi preziosi.

Più si osserva la fine di una relazione, la perdita dei sogni e dei progetti con paura, con rabbia, più si tende a procrastinare il percorso di rinascita nel quale si recupera la sensazione di vitalità persa negli sforzi di ricomporre un passato.

Se le immagini, e i ricordi, sono di per sé filtrati dal nostro modo di esperire e spiegarci la realtà, rivivere il passato, immaginando al contempo la prosecuzione della storia, distorce sempre di più i veri fatti, fino a vedere il rapporto come immacolato, perfetto, insostituibile degno di essere rimpianto.

Così, però, non si vedono le incrinature, ci si ostina ad osservare solo gli aspetti positivi senza avere una visione globale della relazione che conserva intemperie, dettagli tralasciati, degni di essere esplorati.

Le abitudini da rivisitare per recuperare le energie

Fortunatamente esistono poche persone disposte a comprare la casa nelle zone limitrofe all’ex, come ha fatto Jay, dopo il matrimonio tra Daisy e Tom, nonché la nascita della loro figlia. Non è infrequente, però, continuare a pensare alla relazione passata, o alla storia finita sul nascere, malgrado l’ex abbia già costruito un rapporto con un’altra persona.

Sono ancora tanti quelli che continuano a frequentare bar, locali, compagnie di amici, illudendosi di ‘stare bene’, di esserci ormai passati sopra, senza aver superato niente. A dimostrarlo è il crollo emotivo quando si rivede l’ex, o si apprende della sua nuova relazione, quando si incontra un saluto indifferente, o ancora quando non chiama più.

Mentre Jay organizzava le sontuose feste, colme di abbondanza e di fuochi d’artificio per richiamare l’attenzione di Daisy, si serviva di amici e sconosciuti, la gente comune si limita a ripetere le stesse abitudini per sperare in un incontro casuale e non parlo solo di locali nei quali si sa già di incontrare l’ex, ma anche di luoghi virtuali come i social. In ragione di ciò, sarà davvero così innocuo accettare cene condivise o sbirciare sui profili per avere l’ennesima certezza? Non è come osservare una porta chiusa allo sfinimento, ripetendosi che forse si sta aprendo uno spiraglio?

Ho visto diverse persone perdersi proprio qui: volevano continuare la propria routine ad ogni costo, trovavano pretesti futili per recuperare un rapporto perduto, come se non fosse cambiato nulla. Chi aveva un ex come collega, cercava di avvicinarsi, fingendo di ‘dover’ mantenere il quieto vivere e la colleganza, chi si presentava alla cena collettiva senza batter ciglio per dimostrarsi di essere ‘superiore’, chi semplicemente ritornava ai soliti posti, fingendo di ‘dover continuare’ una vita sociale. Chi si ostinava a tenere i contatti sui social, nonostante pullulassero di foto ritraenti l’ex con la nuova fidanzata, oscillando dalla disperazione al disprezzo. ‘Tanto non fa sul serio con lei/lui’ è una rassicurazione senza sbocchi, perché di fatto nessuno conosce a fondo il rapporto degli altri, ma ripetersi frasi simili ha lo scopo di mitigare la paura di perdere per sempre la relazione.

Jay si ostinava a negare il coinvolgimento di Daisy per Tom, così come molte donne, o uomini, non riflettono nemmeno di fronte ad una nuova relazione, raccontandosi che prima o poi questa nuova relazione diventerà solo una sbandata, una mera parentesi. Così lo spazio mentale non viene usato per sentirsi davvero gratificati, ma per inserire il dito nella piaga e soffrire ancora.

Tanti hanno interpretato la disponibilità al dialogo dell’ex, per non parlare di visualizzazioni delle storie, messaggi, chiamate, appuntamenti inconcludenti o serate di sesso e risate, come prove schiaccianti di interesse, come si intravede nel rapporto tra Jay e Daisy. Sebbene ci sia una relazione tra i due, Gatsby è troppo concentrato a recuperare il tempo perduto per accorgersi che la giovane non ha alcuna intenzione di abbandonare il marito e di stare con lui, ma lo usa per distrarsi, divertirsi: vivendo nel passato, nei ricordi, il protagonista non ha costruito quegli scudi emotivi tali da permettergli di stare in guardia o addirittura di lasciar perdere, così si ritrova impreparato e fragile. Jay vede tutt’altro: una Daisy che lo aspetta, che non ha desiderato nessun altro, e non una Daisy pronta a lasciarlo, quando la situazione si farà dura.

Perché è importante ripercorrere la relazione per superare il dolore?

Le relazioni sentimentali si costruiscono in varie fasi. Nessuno si lega davvero ad un partner perché è ‘bello, intelligente, simpatico’ o perché condivide alcuni valori o progetti di vita. Ci si lega ad una specifica persona, e non ad un’altra, per quello che ci conferma passo per passo.

La coppia, quindi, si forma attraverso tre passaggi cruciali: la formazione, il mantenimento e la rottura (Guidano, 2016).

La prima fase coincide con la conoscenza del partner. Non si tratta necessariamente del primo incontro, ma dell’esigenza di approfondire la conoscenza che porta a selezionare una persona, scartandone altre. Questo non vuol dire aver trovato una persona adatta alle vere necessità, bensì significa essere attratti da qualcuno per come si sta ponendo nei nostri riguardi, per quello che non riusciamo ad afferrare a tal punto da credere che con quella persona potrebbe funzionare. Ad esempio, Jay è attratto da Daisy perché sente che la posta in gioco per conquistarla è altissima, rasenta l’impossibilità.

Poi arriva la fase di ‘mantenimento’, ovvero quando la coppia si stabilizza, l’idealizzazione inizia a svanire, i litigi, le incomprensioni palesano i difetti del partner, ma si resta, si insiste. Per risolvere davvero il problema, è importante esaminare la dinamica dei conflitti nei quali si acutizzano i pensieri e le percezioni negative di sé e dell’altro. Ad esempio, Gatsby insiste nel convincere Daisy a restare nella sua dimora, senza osservare attentamente la sua riluttanza a comunicare a Tom la relazione clandestina. In questi momenti, Jay ha la prova che Daisy non resterà accanto a lui, ma non se ne va. Perché? Perché, senza che lui se ne accorga, è proprio questo a permettergli di continuare, anziché lasciarla: il fatto che questo rifiuto sia l’ennesima conferma della sua impossibilità di essere amato alla luce del sole, di essere scelto da una donna prestigiosa, ricca di famiglia e quindi ambita da un certo ceto sociale abbiente.

Infine, c’è la fase della rottura, un periodo estremamente delicato che il protagonista non attraversa del tutto, per via del tragico finale. In molti casi la rottura non parte quando si comunica la fine di una relazione, bensì quando avviene un distacco più netto, ovvero quando lui, o lei, lascia la casa, quando ricomincia una nuova vita di coppia con un’altra persona, quando tronca definitivamente tutti i contatti (Guidano, 1988; 2016).

Cosa succede quando la storia resta altalenante? Quando ci si vede ancora? Il problema della rottura della relazione non sta solo in un’azione pratica, come cancellare i contatti, rifiutare le cene collettive o prendere un po’ di sana distanza dal bisogno impellente di conversare o chiedere l’ennesima spiegazione. Sta soprattutto nel modo in cui si osservano tutte queste azioni, nel modo in cui si analizzano gli aspetti di fondo. Sta nel passare da una modalità passiva nella quale si ritiene di aver perso una vita felice, di non essere in grado di andare avanti con le proprie gambe, a sentire quelle sensazioni di pesantezza, di frustrazione come il risultato di una percezione di sé abbattuta e fragile, sola e annullata che influenza le azioni. La rottura non è un passaggio immediato, ma iniziare ad osservare questi aspetti, anziché piangersi addosso di continuo, significa cambiare direzione, girare il volante per incamminarsi in un percorso di crescita e di liberazione. Per cambiare la propria vita.

Elaborare la sofferenza permette di tornare a vivere un’esistenza reale

Se Gatsby avesse intrapreso un vero percorso personale, avrebbe capito che stava rincorrendo un’immagine di Daisy ben distante dalla realtà, perché quell’immagine lo faceva sentire un uomo potente, completo, vivo. Quello che Gatsby non afferra è che si vede con occhi negativi, si considera una persona senza valore per via della sua povertà, e visto che non ne è consapevole, investe tutte le sue risorse per diventare un’altra persona, con ogni mezzo possibile e illegale in suo possesso. Questo rifiuto verso sé lo porta a desiderare una donna che lo respinge, anziché scappare con lui, sfuggente e frivola.

La sceglie, e ci sta, perché sa già come andrà a finire, sa già che finirà per prediligere un uomo completamente diverso, aggressivo, rozzo che non la conforta, ma la lascia sola a ripetersi che preferirebbe che la figlia fosse una ‘stupida oca giuliva’. E infatti Jay non è pronto ad amare, ad investire in una relazione sentimentale nella quale viene corrisposto, proprio perché non crede di meritarsi le attenzioni e l’affetto in una vita di coppia.

Questo nodo emotivo, scaturito dalla sua solitudine, dalla povertà affettiva nella quale è cresciuto lo porta a preferire Daisy alle donne che sceglierebbero lui tra milioni di uomini, senza sfarzi, fronzoli e inganni.

Se Jay avesse preso contatto con quella parte, abbandonata, sola, affranta, vergognosa delle sue umili origini, senza combatterla, avrebbe dato una svolta alla sua vita. Si sarebbe liberato di quelle spiacevoli sensazioni che ha coperto con la sua facciata fintamente gentile e affabile. Avrebbe osservato Daisy con occhi diversi, ovvero una donna che si lascia conquistare in fretta da Tom con noncuranza e leggerezza, e non una persona unica e insostituibile. Avrebbe previsto che una relazione con lei non lo avrebbe reso felice, ma solo inadeguato e solo. Avrebbe visto il modo in cui si vedeva, ovvero come il povero sfortunato che ‘deve riscattarsi’ con una donna di un certo calibro, ma sostanzialmente vuota. Così avrebbe capito di non aver bisogno di Daisy per essere felice, per sentirsi realizzato.

Prendendo contatto con i suoi bisogni, con le sue parti di sé avrebbe recuperato l’energia perduta dietro ad un fantasma, pertanto si sarebbe staccato prima del previsto, senza investire tempo, denaro e amore inutilmente.

Similmente al protagonista, una persona che non dimentica una storia importante, nonostante il tempo e gli sforzi, sta usando quella perdita per rafforzare un’immagine negativa di sé. Più si ricorda, si pensa all’altro, più ci si vede come gli sfortunati, i perdenti che non ritorneranno più felici, gli sconfitti. Tutto questo fortifica la sofferenza, la trattiene anziché lasciarla andare, e a lungo andare impoverisce perché è come vivere con una persona demotivante e frustrante, che abbatte, piuttosto che incoraggiare.

Superare il dolore, quindi vuol dire imparare ad affrontare quella relazione, dall’inizio alla fine, portandola in un percorso. Più si sperimentano le emozioni, i pensieri, nelle varie tappe del rapporto, più viene spontaneo staccarsi da quel rapporto, dal passato, perché cambia il modo di percepirsi e di vedere l’altro. Si passa, pertanto, da una rappresentazione negativa che conduce dritti al dolore, ad una rappresentazione costruttiva, gratificante, tale da incentivare una scoperta di nuovi lati di sé e delle persone giuste, delle caratteristiche che devono avere per costruire una relazione appagante.

 

IL GRANDE GATSBY (2013) – Guarda il trailer del film:

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