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Complessità e psicoterapia. L’eredità di Boscolo e Cecchin (2019) a cura di Pietro Barbetta e Umberta Telfener – Recensione del libro

Complessità e psicoterapia è un libro per professionisti e lettori comuni incuriositi dall’approccio complesso alla realtà psichica di individuo e famiglia

Di Mirco Aharon Ferrari

Pubblicato il 08 Ott. 2020

Complessità e psicoterapia – L’eredità di Boscolo e Cecchin passa attraverso 50 anni di storia della psicologia e della psicoanalisi e assume un atteggiamento trasversale alle varie discipline che possono condurre alla relazione terapeutica di cura e di promozione del benessere.

 

Quale eredità ci hanno lasciato Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin? I fondatori del Centro Milanese di Terapia della Famiglia e di quello che poi diventerà il Milan Approach, ci invitano nella profondità della psiche umana ad accogliere ogni limite ed ogni sfida come un punto di partenza privilegiato dal quale osservare ed accedere alla complessità della pratica psicoterapeutica.

La decisione degli autori di guidarci come moderni Virgilio tra le sinuose curve della pratica del Milan Approach, prende forma in un testo che per la sua completezza può essere definito come l’ultima fatica letteraria di un approccio intero; un metodo che da cinquant’anni fa la differenza nel campo della cura e della promozione del benessere degli individui delle famiglie e dei gruppi e si distingue per la sua dinamicità e plasticità nell’affrontare la cura da un punto di vista nuovo ma al tempo stesso così naturale nella sua configurazione in equilibrio tra complessità e psicoterapia.

Nel testo Complessità e psicoterapia la parola complessità assume una valenza diversa dal significato comune del termine e diventa un riconoscimento di quanto ogni individuo ed ogni gruppo sia un universo a parte e di conseguenza non possa essere trattato con strumenti standardizzati. L’eredità di Boscolo e Cecchin passa attraverso 50 anni di storia della psicologia e della psicoanalisi e assume un atteggiamento trasversale alle varie discipline che possono condurre alla relazione terapeutica di cura e di promozione del benessere. Si abbatte il dogma per lasciare lo spazio all’individuo ed al suo contesto. Passando dalla psicoanalisi Freudiana fino ad arrivare alla cibernetica di Von Foerster, ci si accorge di come possa essere controproducente lavorare innalzando mura al di fuori di approcci dogmatici con la pretesa di poter affrontare ogni problema con lo stesso metodo.

Gli autori ci guidano attraverso teorie ed esempi clinici verso un passato che è futuro, lungo una serie di pratiche orientate al benessere e alla cura in contesti difficili, costruiti entro relazioni complesse.

Il motto del Milan Approach è “non innamorarsi troppo delle proprie ipotesi”. Tale affermazione presuppone l’accoglienza di un processo dinamico che non smette mai di innovarsi e di rinnovarsi senza la paura di un cambiamento di metodo (o di status). I valori portanti lasciati in eredità dai fondatori di tale approccio e riportati nel testo Complessità e psicoterapia, tramite una raccolta di saggi clinici e metodi teorici, possono essere brevemente descritti come fiducia e ricorsività.

La fiducia poiché la persona non è il suo sintomo e non è la sua malattia; in questo particolare orientamento teorico è necessario avere fiducia nella persona e nelle sue risorse, ma soprattutto avere rispetto e attenzione per il contesto in cui l’individuo opera ed è inserito. L’altro concetto chiave è la ricorsività poiché tutti i percorsi personali e di conseguenza il percorso psicoterapeutico prendono la forma di un sistema ricorsivo in cui il lavoro terapeutico si auto-organizza e si co-crea modificando a sua volta i processi e le definizioni in corso d’opera. Riconoscere la ricorsività diventa molto importante per comprendere il funzionamento dell’individuo nel contesto in cui vive e agisce e di conseguenza diventa un concetto fondamentale nella terapia del Milan Approach. Questo approccio trova le sue basi nell’ottica sistemica, ma la sua parola chiave, a distanza di cinquant’anni, rimane tuttora sperimentare.

La sperimentazione non permette solamente l’uscita dal dogma dei metodi teorici, ma si apprezza concretamente anche nel cambiamento del setting stesso. Il setting terapeutico infatti passa da chiuso ad aperto, si esce sfidando la sicurezza delle mura che solitamente chiudono la seduta terapeutica, ci si affida ad un team non ad un singolo terapeuta e si preferiscono le sedie alla comoda chaise-longue, poiché il lavoro di terapia è un lavoro condiviso tra i professionisti e gli utenti, non un’azione passiva ma bilateralmente attiva.

Complessità e psicoterapia è consigliato per chiunque voglia fare esperienza del metodo e conoscere non solo la storia, ma anche le modalità di un approccio che grazie al suo continuo rinnovarsi, in tanti anni non è invecchiato di un giorno solo. Con delicatezza ed un coinvolgimento, a metà tra il didattico e il racconto, gli autori tracciano attraverso questa raccolta di saggi, una storia di un metodo in evoluzione; Complessità e psicoterapia è un libro destinato a coinvolgere ed appassionare sia i professionisti del settore che i lettori comuni incuriositi dalla pratica sistemica e dall’approccio complesso alla realtà psichica dell’individuo e delle relazioni familiari. Il dogma viene abbattuto e viene data importanza al singolo ed al contesto specifico in questo affascinante resoconto di una attività che dura da molti anni; Tolstoj stesso ci ha insegnano in tempi non sospetti, nel suo splendido romanzo Anna Karenina, che tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo, ed è appunto su quel a modo suo che un metodo dinamico e complesso come quello del Milan Approach trova la sua ragion d’essere.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barbetta P., Telfener U. (2019) Complessità e psicoterapia, l’eredità di Boscolo e Cecchin. Raffaello Cortina: Milano
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