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Credenze metacognitive nel Binge Eating Disorder – PARTECIPA ALLA RICERCA

La ricerca mira a una migliore comprensione delle metacognizioni sul cibo per raccogliere informazioni utili all'intervento per il Binge Eating Disorder

Di Redazione

Pubblicato il 02 Ott. 2020

Aggiornato il 08 Feb. 2024 15:01

Gentile partecipante,

stiamo conducendo una ricerca sulle metacognizioni relative al cibo, ovvero sui pensieri sui nostri pensieri relativi al cibo. La partecipazione è volontaria e non ti costerà nulla se non un po’ di tempo.

 

Binge Eating Disorder e Metacognizione

Il Binge Eating Disorder è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata, che consistono nel mangiare in un dato periodo di tempo una quantità di cibo maggiore rispetto a quanto la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili; l’abbuffata è caratterizzata dalla sensazione di perdere il controllo durante l’episodio e spesso è associata a disgusto verso se stessi, depressione o senso di colpa dopo l’episodio (APA, 2013).

In letteratura sono stati proposti numerosi modelli psicologici per i disturbi alimentari e in particolare per il Binge Eating Disorder, molti dei quali focalizzati sul ruolo del limite di quantità alimentare, sulla scarsa autostima, sulla scarsa tolleranza alla sofferenza, su una sopravvalutazione del proprio peso corporeo e della propria forma, e sulle specifiche metacognizioni che invalidano la persona. È perciò particolarmente importante valutare e riconoscere le convinzioni metacognitive che stanno alla base dello sviluppo e del mantenimento del Binge Eating Disorder, affinché il trattamento psicologico possa essere utile ed efficace nel tempo (Covolan, 2020).

In particolare Cooper, Wells e Todd (2008) hanno identificato tre tipi di convinzioni metacognitive che sarebbero tipiche del Binge Eating Disorder: credenze positive, credenze negative e credenze permissive sul cibo (Covolan, 2020).

L’intervento rivolto a questi pazienti non può essere semplicemente nutrizionale o chirurgico, ma è necessario un intervento integrato che preveda anche un percorso psicoterapeutico, volto a intervenire sulle aree più problematiche utilizzando le strategie cognitive e/o le tecniche comportamentali più opportune nei diversi momenti della terapia (Tosi, 2017). Per poter condurre un intervento efficace è però necessario ampliare le conoscenze ad oggi disponibili sul disturbo attraverso ricerche sperimentali come quella oggetto dello studio in corso.

Perché dovresti partecipare?

Mentre i comportamenti sul cibo sono un argomento ampiamente studiato, questo studio esamina il valore che attribuiamo alla metacognizione sul cibo. Sviluppando una migliore comprensione dei pensieri sui nostri pensieri relativi al cibo, possiamo sviluppare interventi adeguati per le persone la cui metacognizione ha un impatto significativamente negativo sulla loro vita.

La partecipazione alla ricerca comporterà la compilazione di alcuni questionari che non ti dovrebbe richiedere più di 15 minuti. Non saranno richieste informazioni identificabili e tutti i dati rimarranno anonimi e riservati. Se in qualsiasi momento desideri ritirarti dalla partecipazione, puoi semplicemente chiudere il browser prima di completare i questionari e i dati non verranno raccolti.

Ti saremmo molto grati se potessi aiutarci con il nostro progetto. In caso di domande, non esitare a contattarci.

Ti saremmo grati se inoltrassi questo link a colleghi, amici e/o familiari per raggiungere quante più persone possibili.

Ti ringraziamo anticipatamente per il tuo tempo.

 

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Le persone con Binge Eating Disorder tendono ad abbuffarsi in stati di umore depresso o ansioso, ma ciò può avvenire anche quando sono tesi, annoiati o soli. Il binge eating rappresenta una strategia, disfunzionale, per modulare il versante emotivo tramite l’incapacità di autoregolarsi sul versante comportamentale.

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