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Psicologo e salute mentale: a che punto siamo?

Se i medici di base potessero collaborare con professionisti della salute mentale come lo psicologo si riuscirebbe intervenire su un disagio all'esordio

Di Elena Iannelli

Pubblicato il 10 Set. 2020

Mai come in questo periodo si sente parlare dell’importanza della salute mentale e si invoca alla presenza dello Psicologo nei vari punti strategici della nostra società.

 

Sicuramente questo periodo che stiamo vivendo poteva (e può) diventare uno stimolo a fare davvero qualcosa in più, a incidere meglio sul favorire una cultura del benessere mentale e psicofisico a 360 gradi.

Ma cosa si intende per salute mentale? Secondo l’OMS è ‘uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di realizzare i propri bisogni a partire dalle proprie capacità cognitive ed emozionali, esercitare la propria funzione nella società e nella vita di comunità costruendo e mantenendo buone relazioni, far fronte alle esigenze della vita quotidiana, superando le tensioni e gestendo ed esprimendo le proprie emozioni e le proprie capacità di cambiamento per raggiungere una soddisfacente qualità di vita, operare le proprie scelte ed esprimere la propria creatività lavorando in maniera produttiva‘ (Ministero della Salute, 2020).

In realtà non è il Covid-19 che ha fatto emergere questa necessità, perchè sono anni che se ne parla ed esiste una presa di consapevolezza da parte di organi ed enti italiani, europei e mondiali che auspicano un avanzamento nel portare nuove proposte e nuove pratiche per promuovere e favorire la salute mentale nelle popolazioni. Ad oggi ovviamente, nel periodo che stiamo vivendo, appare ancora più pressante questa necessità e, fortunatamente, si comincia a darle più importanza. Perché, certamente, implica una sorta di ‘rivoluzione culturale’ rispetto a come viene vista la figura dello Psicologo e come viene pensata la salute mentale e questo richiede tempo e impegno, ma implica anche la volontà da parte delle istituzioni e della politica di investire nella salute mentale in termini sia di cura e prevenzione dei disagi psichici che di promozione delle risorse necessarie a tutelarla questa salute. Nel piano d’azione per il ‘Rilancio Italia’ (2020), viene sottolineato come il nostro Paese, fino ad oggi, è tra quelli che investono meno in salute mentale.

Il motivo di tanta importanza per la salute mentale è sempre più sotto agli occhi di tutti, poiché la sua mancanza ha conseguenze deleterie per l’individuo ma anche per la collettività e la tenuta dei Paesi. Già nell’ormai 2013, il Piano d‘azione europeo per la salute mentale (un piano che nasce dalla collaborazione tra gli Stati Membri e l’OMS per l’Europa e che propone obiettivi e azioni efficaci per migliorare la salute e il benessere mentale) riportava che:

I problemi di salute mentale, tra cui figurano la depressione e l’ansia, sono la principale causa di invalidità e pensionamento precoce in diversi paesi, rappresentano un peso grave per l’economia e richiedono un intervento politico.

Questo significa che il benessere della popolazione dovrebbe essere un tema centrale per i governi perché si possano attuare delle politiche volte a migliorare il benessere mentale e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio. Infatti, in un periodo caratterizzato, nel nostro Paese, da difficoltà economiche, dalla disoccupazione, dall’incertezza lavorativa e dall’invecchiamento demografico, a cui vi si aggiunge una crisi sanitaria ancora in corso, è fondamentale concentrarsi su come mantenere e massimizzare il benessere in tutte le fasi della vita.

Il benessere mentale migliora la resilienza, rafforza la fiducia nel futuro, incrementa la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le difficoltà.(…) Il tenore di vita si ripercuote direttamente sul benessere di una popolazione (…) ma dipende anche da altri fattori, come il controllo sulla propria vita, l’autonomia e i legami sociali (…). I governi hanno un ruolo fondamentale nel creare le condizioni per conferire forza alle persone e alle comunità, promuovere e proteggere il loro benessere e rafforzarne la resilienza. (WHO e al.,2013)

Questo sembra essere stato capito dai fautori del cosiddetto Rilancio Italia; lungi dal dare una valutazione sulla effettiva validità ed efficacia del piano per rilanciare o meno il Paese a seguito dell’emergenza da Covid-19 in cui ancora siamo, quello che emerge da una prima lettura delle schede di lavoro è l’inclusione (e chiaramente ancora da finalizzare e attuare) di tutta una serie di proposte che vanno effettivamente a toccare i principali ambiti da cui poter ripartire, da potenziare e da sostenere per far sì che le condizioni di vita della popolazione migliorino (presupposto importante per il mantenimento di una buona salute mentale). In particolare, vengono inserite proposte e azioni che dovrebbero incidere sul benessere dell’individuo e delle comunità in termini di welfare, lavoro, inclusione della disabilità, lotta alla violenza e alle disparità di genere, conciliazione dei tempi di vita (lavorativa e privata) come sostegno alla genitorialità e soprattutto sostegno psicologico e potenziamento dei servizi sociosanitari. Rispetto a questi ultimi due ambiti, vengono definite delle prime linee guida per accedere ad un supporto psicologico attraverso pacchetti di colloqui alle famiglie e agli individui che sono stati direttamente impattati dal Covid-19, con lo scopo di prevenire e ridurre sindromi depressive e i connessi costi sociali e sanitari, e viene proposto il potenziamento dei Servizi Sociosanitari e dei Progetti Terapeutico-Riabilitativi Individualizzati per sostenere e promuovere l’inclusione e la partecipazione attiva al proprio percorso di vita delle persone più fragili e rese ancora più vulnerabili dall’emergenza Covid-19, come ad esempio, anziani, minori, disabili, persone con problemi di salute mentale o dipendenze in strutture residenziali.

E’ interessante notare come queste azioni proposte siano effettivamente in linea con le politiche europee e mondiali sulla salute mentale e come il ruolo della Psicologia inoltre, entri di diritto nell’immaginario collettivo della ‘ristrutturazione’ del nostro modello di società, partendo da una presa di consapevolezza dei ritardi e dei limiti che esistono nel nostro Paese ma anche delle potenzialità esistenti e di quanto è possibile fare, ad ogni livello.

E a tal proposito, per citare un altro passo importante rispetto al ruolo che la Psicologia sta prendendo, non può non essere menzionato il progetto approvato nella regione Puglia, ovvero lo Psicologo di base che collabora col medico di famiglia; una proposta che nasce dalla constatazione che ‘nonostante il notevole incremento dell’offerta di assistenza psicologica registrato negli ultimi decenni nel nostro Paese, metà delle persone che sperimentano uno stato di disagio continua a non rivolgersi allo psicologo. Si rileva, però, che il 35% degli interventi richiesti al medico di famiglia sono mossi proprio da fattori psicologici’ (Ordine Psicologi Puglia).

Già in passato erano stati avanzati alcuni progetti pilota isolati che avevano mostrato l’utilità e l’efficacia della collaborazione tra medico e psicologo ma che non erano diventanti sistematici e diffusi come invece è accaduto in altri Paesi; questa esperienza ha dimostrato la necessità della presenza nello studio medico di uno specialista della salute mentale, della promozione del benessere psicologico e della presa in carico del disagio emotivo dei pazienti per rendere più efficace e soprattutto tempestivo l’intervento. Infatti, uno dei problemi legati alla necessità della promozione (e prevenzione) della salute mentale è la cronicizzazione dei disagi e della sofferenza prima che arrivino al consulto professionale, con la conseguente perdita di produttività per la persona e un eccessivo carico economico che spesso grava sull’individuo o la famiglia in quanto i servizi territoriali non riescono sempre a farsi carico di tutte le richieste in tempi brevi (altro problema legato alla salute mentale). Solitamente, infatti, la persona, nel tentativo di risolvere il problema, passa dal volercela fare da sola o rivolgersi a figure di riferimento, per poi passare ad un piano non specialistico, come figure religiose o volontariato sociale, e solo alla fine ad un professionista del settore. Se invece, le persone che operano sul territorio (ad esempio i medici di base), fossero adeguatamente formate e potessero collaborare con i professionisti della salute mentale, si potrebbe intervenire in modo corretto su un disagio al suo esordio o promuovere un invio adeguato ai servizi competenti così da evitare cronicizzazioni (Becciu, Colasanti, 2016).

Dunque, queste considerazioni aprono ad una calda accoglienza verso il progetto che sarà portato avanti dai colleghi in Puglia, con la speranza che possa diventare una prassi comune e diffusa in tutto il Paese. Le premesse infatti, sembrano andare verso la giusta strada, piccole aperture che con quest’emergenza sanitaria richiedono ancora di più di essere prese in considerazione; tanto c’è ancora da fare ovviamente, e uno degli esempi è il portare lo Psicologo anche nelle scuole, essendo un ambito che difficilmente riesce a ‘trovare pace’ nel nostro Paese, molto danneggiato negli anni e in continuo cambiamento vista la complessità dell’emergenza in cui siamo (lo Psicologo a scuola meriterebbe da solo un intero articolo).

Ciò che si spera è che possa essere, intanto, attuato davvero tutto ciò che è stato pensato per favorire e incidere positivamente sul benessere delle persone e continuare a ‘tenere a mente’ che senza salute mentale anche tutto il resto diventa più difficile.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Becciu M., Colasanti A. (Ed. 2016). Prevenzione e salute mentale. Manuale di Psicologia preventiva. Milano: Franco Angeli.
  • Piano d’azione europeo per la salute mentale (WHO e al., 2013). Consultato il 9/07/2020 qui.
  • Psicologo di base. Consultato il 10/07/2020 qui.
  • Rilancio Italia: pubblicato il piano della task force presieduta da V.Colao - Sviluppo del capitale psicologico tema cruciale. Schede di lavoro. (2020, 9 Giugno). Consultato il 9/07/2020 qui.
  • Salute mentale. Fatti e cifre contro lo stigma. Edizione aggiornata. (2020, 13 Gennaio). Consultato l’11/07/2020 qui.
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