L’atteggiamento dispregiativo è da tempo identificato come un grave problema sociale. Non sorprende che, insieme alla crescita della popolarità di Internet, tali comportamenti siano stati osservati anche nei setting online (Blaya, 2019; Gauducheau, 2019; Johnson et al., 2019; Mathew et al., 2019) e quindi identificati come odio online.
L’odio online non consiste necessariamente nell’esprimere un’opinione denigratoria su un gruppo sociale. Esso, infatti, può essere dispregiativo senza fare riferimento alla posizione sociale di una data persona od oggetto e/o mirare a sminuire la posizione sociale di un gruppo (Nockleby, 2000).
Nonostante la crescente letteratura sull’odio online (Blaya, 2019), attualmente si sa ancora poco sulle caratteristiche personali delle persone – gli online haters – che si impegnano abitualmente in tali comportamenti.
Uno studio recente (Sorokowski et al., 2020) ha cercato di identificare i predittori psicologici di chi abitualmente invia commenti di odio online, concentrandosi sui seguenti tratti: la Triade Oscura (narcisismo, psicopatia e machiavellismo), il livello di frustrazione esperita, il livello di invidia vissuta e la soddisfazione nella vita. Per fare questo sono state confrontate le caratteristiche di persone che pubblicano commenti di odio e non odio su Internet nei confronti di atleti polacchi durante i Giochi Olimpici invernali a Pyeongchang del 2018, arrivando così a dividere il campione in due gruppi: haters e non haters. Novantaquattro utenti (41% donne) hanno partecipato allo studio, tra i quali 46 erano stati individuati per aver pubblicato commenti di odio (haters).
Dopo un mese dalla loro identificazione e assenso alla partecipazione allo studio, gli utenti sono stati invitati a sottoporsi a un’indagine psicologica, compilando una serie di questionari: il Dark Triad Questionnaire (Jonason & Webster, 2010) per la valutazione dei livelli di narcisismo, psicopatia e machiavellismo; la Scale of Frustration (costruita appositamente per lo studio) per la misurazione dei livelli di frustrazione; la Scale of Envy (Tandoc et al., 2015) per la misurazione dei livelli di invidia e la Satisfaction with Life Scale (Diener et al., 1985) per valutare la soddisfazione nella vita.
I risultati hanno mostrato che i punteggi più alti nei tratti psicopatici erano predittori significativi della pubblicazione di commenti di odio online; livelli di invidia più alti erano marginalmente significativi. Per le altre scale non si sono registrate differenze sensibili.
Questi risultati forniscono una prova iniziale che le persone che si impegnano in comportamenti sprezzanti online sarebbero caratterizzati da alti livelli di tratti psicopatici, ma, contrariamente a studi precedenti, non hanno fatto registrare livelli elevati di altri tratti comunemente associati a comportamenti distruttivi.
Questo studio è uno dei primi a stabilire un background psicologico per gli online haters e si auspica che la ricerca futura possa continuare a far luce su un fenomeno sempre più diffuso, le cui contromisure sono ancora evidentemente poco efficaci.