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I fondamenti emotivi della personalità (2020) di Jaak Panksepp e Kenneth L. Davis – Recensione del libro

Dai rettili ai mammiferi, gli studi ci mostrano come negli animali si possano ritrovare le tracce di molti dei nostri sistemi emotivi primari sottocorticali

Di Delia Lenzi

Pubblicato il 22 Set. 2020

Panksepp e il suo allievo Davis ci raccontano come, partendo dalla teoria evoluzionistica di Darwin, si sia sviluppato un modello della personalità dell’uomo che si basa su sistemi emotivi ereditati nel corso dell’evoluzione.

 

Vi farebbe piacere sapere che voi e il vostro pesce rosso in fondo avete un carattere simile? Quello che, se ci pensate, è più pauroso degli altri e vi ricorda un po’ voi quando dovete prendere l’aereo? Alcuni potranno trovarlo strano, ma per i neuroscienziati e per i genetisti questa non è una sorpresa. In questo libro postumo, Panksepp e il suo allievo Davis ci raccontano come, partendo dalla teoria evoluzionistica di Darwin, si sia sviluppato un modello della personalità dell’uomo che si basa su sistemi emotivi ereditati nel corso dell’evoluzione.

Dopo una rassegna dei principali modelli e teorie della personalità che si sono susseguite dagli albori della Psicologia, gli autori ci descrivono a fondo il loro modello basato sulla teoria evoluzionistica. La teoria secondo la quale l’uomo ha ereditato dagli animali le strutture alla base delle nostre emozioni primarie. Secondo gli autori, solo studiandone a fondo le origini, come un archeologo della mente, possiamo arrivare a comprendere a pieno il funzionamento della mente umana. Questo non è altro che – in breve- il percorso che ha effettuato Jaak Panskepp nella sua vita di rigorosa ricerca scientifica (Biven, Panksepp, 2014).

Dai rettili ai mammiferi, gli studi ci mostrano come negli animali si possano ritrovare le tracce di quasi tutti i nostri sistemi emotivi primari sottocorticali. Panksepp ne descrive sette: ricerca, rabbia-collera, paura, desiderio sessuale, cura, panico-tristezza e gioco. Alcune di queste emozioni hanno radici evolutivamente più antiche (ricerca, rabbia collera e  paura), evidenti in tutti vertebrati. Tre invece (cura, panico-tristezza, il gioco) sembrano molto più sviluppate nel cervello dei mammiferi.

Nei pesci, per esempio, i dati ci mostrano come i temperamenti possano essere spiegati dalla presenza dei sistemi emotivi evolutivamente più antichi della ricerca, della rabbia-collera e della paura. I ratti esibiscono personalità molto più complesse e a noi simili, come l’espressione di diversi livelli di comportamento materno di cura, che a sua volta interagisce sulla tolleranza allo stress della prole. I ratti possiedono anche un complesso sistema paura, facilmente attivabile, che esercita una grande influenza sugli altri sistemi emotivi come quello della ricerca, del gioco e dello stress da separazione. E la lista è molto lunga. Le analogie con il funzionamento della personalità umana sono, per gli autori e per la comunità scientifica, inconfutabili.

Secondo il modello proposto, tali sistemi ancestrali, identificati con le strutture del cervello sottocorticale, interagendo con l’ambiente, influenzano le strutture superiori, evolutivamente più recenti. L’influenza avviene sui processi di apprendimento, sulla maturazione e sulle specializzazioni delle strutture superiori. Suggestiva è l’ipotesi e la scoperta di certi neuroni, che avendo la capacità di sviluppare lunghi assoni che risalgono fino alle strutture superiori, possano essere la base neurofisiologica dell’influenza delle strutture profonde su quelle cognitive neocorticali. Il modello del funzionamento della mente proposto in questo libro si basa su una “gerarchia nidificata della mente” (Nested BrainMind Hierarchy, NBH) a tre livelli (o processi): l’emozione primaria che influenza dal basso l’apprendimento, identificato nel processo secondario, il quale a sua volta influenza i processi di linguaggio e pensiero del processo terziario corticale. Ogni livello è poi a sua volta influenzabile anche in direzione opposta, dal pensiero all’emozione, attraverso la regolazione cognitiva e le risposte condizionate, che sono quindi controlli di tipo top-down.

Panksepp e Davis sostengono, in linea con molti approcci più o meno recenti della psicoterapia, che una piena comprensione della personalità umana non è possibile se prima non si siano comprese le funzioni affettive-emotive del nostro terreno sottocorticale, le più antiche nell’evoluzione cerebrale dell’essere umano. Gli autori sostengono a più riprese l’importanza dello studio “dal basso verso l’alto o bottom-up” delle strutture neuronali alla base della personalità poiché i dati provenienti dalla ricerca sulle caratteristiche cognitivo-simboliche “top-down” trascurano ampiamente gli intricati meccanismi che costituiscono la nostra natura guidata da sistemi o processi primari prevalentemente affettivi. Secondo Panksepp e Davis, il modo in cui valutiamo l’ambiente e i nostri pattern comportamentali emotivi è sostanzialmente prevedibile perché rimane legato ai ricordi affettivi ancestrali. Secondo Panksepp, grazie soprattutto alle nuove metodiche neurofisiologiche, supportate dalla ricerca clinica, riusciremo a far luce finalmente sui meccanismi che sono alla base del comportamento umano, e quindi a far luce sulla psicopatologia.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Panksepp, J., Davis K. L. (2020).I fondamenti emotivi della personalità. Un approccio neurobiologico ed evoluzionistico. Milano: Raffaello Cortina.
  • Biven, L., Panksepp, J. (2014). Archeologia della mente. Origini evolutive delle emozioni umane. Milano: Raffaello Cortina.
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