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Le emozioni dei nostri figli: come far emergere le emozioni nascoste e imparare a gestirle insieme (2020) di F. Celi – Recensione del libro

L'autore del libro "Le emozioni dei nostri figli" accompagna i lettori, genitori ma anche professionisti, alla scoperta del mondo delle emozioni dei bambini

Di Laura Baldrati

Pubblicato il 09 Lug. 2020

Le emozioni dei nostri figli: come far emergere le emozioni nascoste e imparare a gestirle insieme, questo il titolo dell’ultimo libro di Fabio Celi, docente di Psicologia Clinica all’Università di Pisa e di Psicologia dello sviluppo all’Università di Parma.

 

Il prof. Celi, psicologo e psicoterapeuta esperto del trattamento dei disturbi dell’età evolutiva, è direttore del Master di Psicopatologia dell’Età Evolutiva presso l’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale a Firenze; come allieva ne ammiro l’altissima competenza tecnica quanto il garbo con cui ci avvicina all’intima comprensione dei suoi pazienti più piccoli.

Insegnare significa trasmettere contenuti di valore, ma anche valori affettivi e relazionali. L’attenzione empatica sempre riservata dal prof. Celi all’ascolto dei più piccoli fa sì che la comprensione clinica e tecnica non dimentichi mai la centralità e l’unicità del piccolo paziente. Questo è a mio avviso ciò che ha sempre reso le lezioni del prof. Celi momenti di grande crescita professionale e umana. Ed è questo che è stato capace di trasferire anche in questo in libro.

Il libro da poco pubblicato è ricco di esempi tratti dalla pratica clinica e offre preziosi approfondimenti su temi di rilievo della psicologia dell’età evolutiva, nello specifico sui processi di regolazione emotiva nei bambini.

Il libro si snoda come un viaggio, Celi prende per mano il lettore (sia esso il genitore, l’insegnante o lo psicologo) e lo accompagna alla scoperta nel mondo delle emozioni dei bambini.

Quanto per i piccoli sia difficile riconoscere e esprimere le proprie emozioni e quanto sia complesso il processo che li rende capaci poi di regolarle Celi lo spiega con cura e perizia.

Il libro, che nel titolo si rivolge ai genitori, è anche un utile strumento per gli addetti ai lavori (psicologi, pedagogisti): a loro spesso spetta il compito di descrivere in modo comprensibile e chiaro, a genitori e a insegnanti, cosa accade nella mente dei piccoli pazienti.

Il libro è un esempio di come lo si possa fare in modo chiaro ed efficace.

Questo grazie anche l’inserimento, all’interno delle pagine di testo, di link a cartoni animati presenti in rete (in particolare sul canale You Tube). Si tratta di una soluzione pratica ed efficace per favorire la comprensione dei temi affrontati, rendendoli intuibili attraverso l’uso delle immagini e dei dialoghi fra i personaggi dei cartoni più noti ai bambini.

I link ai video, oltre a rendere al genitore chiaro e comprensibile quanto descritto, forniscono un utile supporto visivo per coinvolgere anche il bambino.

Guardando un cartone animato assieme e parlando di quanto accade nel corso della narrazione risulta più semplice e meno intrusivo per il bambino riflettere e confrontarsi con l’adulto su temi emotivamente coinvolgenti.

La tesi da cui il libro parte è ben descritta dal prof. Celi:

quando cerchiamo di bloccare le emozioni,
quello che blocchiamo in realtà è la loro regolazione

come un oggetto in acqua

un’emozione riceve una spinta dal basso verso l’alto
pari alla forza impiegata per cercare di reprimerla.

Cosa significa questo?

Ascoltare con attenzione le emozioni dei bambini significa favorirne l’espressione: parlare e descrivere le proprie emozioni le rende più comprensibili. Questo vale per gli adulti ma soprattutto per i bambini, che devono imparare prima a riconoscere e poi a regolare le proprie emozioni.

Il libro si divide in due parti, la prima dedicata alle emozioni “nascoste”, la seconda dal titolo a “Convivere con le emozioni”.

Capitolo 1 – In fuga dalle emozioni

Perché è difficile parlare di ciò che fa star male e crea sofferenza? Perché noi esseri umani siamo naturalmente portati ad allontanare il dolore evitando la sofferenza. A maggior ragione quella dei nostri bambini.

Evitare le emozioni non significa cancellarle; evitare di prendere l’aereo perché si ha paura di volare risolve il problema temporaneamente, lo sposta solo in avanti, rimandando a un futuro indefinito il momento in cui provare a fronteggiare la situazione temuta.

Evitare un problema è una soluzione per certi aspetti semplice e immediata ma scrive Celi “chiudere gli occhi e le orecchie per cercare di sopravvivere al dolore” ci impedisce di affrontare gli ostacoli che inevitabilmente incontriamo nel nostro percorso di vita.

È legittimo provare paura in situazioni difficili perché siamo programmati filogeneticamente per attivarci quando ci troviamo di fronte a un pericolo inaspettato. Se però la paura si manifesta anche quando il pericolo non è reale o è solo circoscritto, si possono manifestare nei bambini reazioni e comportamenti apparentemente incomprensibili e disfunzionali. L’intenzione di correggere questi comportamenti può indurre i genitori a mettere in atto azioni correttive che possono diventare punitive.

È possibile vivere le emozioni senza evitarle o senza punire i comportamenti che nascono da queste emozioni?

Capitolo 2 – Quando le emozioni non trovano sfogo

L’esempio della pentola a pressione: la valvola della pentola, quando la pressione è alta, fischia e genera un suono acuto che può essere fastidioso. Se però la valvola non si attivasse e non emettesse alcun sagnale acustico, la pentola sarebbe pericolosa: rischierebbe di esplodere da un momento all’altro.

Partendo da questo pratico esempio il Prof. Celi ci descrive gli intoppi “emotivi” che possono impedire alla valvola di attivarsi correttamente:

  • Fretta: per conoscere e riconoscere le emozioni occorre tempo, soprattutto in una quotidianità in cui gli impegni si accavallano l’un l’altro e la frenesia rischia di togliere spazio alla noia che consente ai bambini di riflettere
  • Senso del dovere: quando il pensiero “non deve assolutamente accadere” prende il posto del pensiero più realista “sarebbe preferibile che non accadesse”, ciò che è molto fastidioso diventa intollerabile;
  • Vedere un bambino triste o arrabbiato può essere penoso per un genitore: il bambino può di conseguenza sentirsi in dovere di celare il proprio malessere, per non vedere il genitore proccupato.
  • Non validare le emozioni vs Validare le emozioni: se ho paura e mi dici “non devi avere paura”, io posso pensare che la mia emozione sia sbagliata, perché è “sbagliato” avere paura.
  • La paura di perdere il controllo ci fa perdere il controllo realmente: non sono le emozioni a creare disagio, ma l’impossibilità ad esprimerle.

Capitolo 3 – Alla ricerca delle emozioni perdute

Possiamo intuire il disagio emotivo di un ragazzo o di un bambino ma spesso comprendere da cosa deriva può essere complicato. Comprenderlo richiede infatti più abilità: posso esprimere ciò che provo solo dopo averlo riconosciuto.

È possibile farlo solo imparando, oltre al linguaggio verbale, anche il linguaggio delle emozioni; è compito degli adulti aiutare i bambini a conoscere le proprie emozioni guidandoli nel processo di alfabetizzazione emotiva.

Da dove partire per insegnare ai bambini a conoscere e riconoscere le proprie emozioni?

  • Il linguaggio del corpo comunica informazioni preziose su come ci sentiamo in un determinato momento e in una particolare situazione; prendere confidenza con i segnali che il corpo ci manda è un primo importante passo.
  • I disegni sono una delle forme più spontanee di espressione dei bambini; è utile imparare ad osservarli senza la pretesa di porre etichette diagnostiche: ogni disegno contiene informazioni preziose che ci parlano delle emozioni di un bambino (la dimensione e il tipo di immagini, i colori, le forme, il temi scelti)
  • I giochi spontanei raccontano molte cose dei bambini perché poche cose sono serie per un bambino come lo è un gioco. E’ nel gioco che il bambino esprime il proprio mondo interno, dando vita alle fantasie e alle paure; nel gioco il bambino può “far dire” a un personaggio ciò che pensa senza temere di essere giudicato per questo.

Dopo avere fatto maggiore chiarezza sulle emozioni, occorre imparare a conviverci, soprattutto con quelle meno piacevoli.

Capitolo 4 – Conosci te stesso

Per aiutare il bambino a familiarizzare con le proprie emozioni, l’adulto deve prima fare altrettanto con le proprie.

Un genitore vive tre tipi di emozioni:

  • Le emozioni positive: esercitarsi a riconoscerle, soffermandosi sul momento attuale e apprezzandole aiuta il bambino a coglierne il valore, senza darle mai per scontate;
  • Le emozioni negative: cercare di riconoscerle aiuta a non esserne travolti. Può essere utile sapere che la nostra mente commette spesso e in modo automatico errori logici nell’interpretazione della realtà. Questi errori ci possono indurre a trarre conclusioni errate e quindi ad agire in modo non solo logico. Esistono diversi tipi di errori automatici:
    Pensieri irrazionali che come i virus informatici impediscono al ragionamento di procedere secondo un criterio logico;
    Pensieri dicotomici che ci mostrano la realtà in bianco e nero. Non esiste il bene o il male, ma una gradazione infinita di sfumature fra questi due estremi, come per i colori in un arcobaleno;
    I giudizi netti rassicurano a volte ma non sono obbiettivi né rappresentativi della realtà;
  • Le emozioni legate a situazioni oggettive che non possiamo cambiare: commettiamo errori di giudizio, ma siamo capaci di valutare una situazione come oggettivamente complessa. Un bambino con un disturbo dell’apprendimento fa più fatica nei compiti scolastici di quanto ci si potrebbe aspettare. A volte negare un evento reale è più doloroso che accettarlo: non significa rassegnarsi alla passiva rinuncia ma diventare consapevoli del fatto che combattere, contro qualcosa che non si può cambiare, disperde le energie e aumenta la sofferenza.

Capitolo 5 – Ascoltare davvero

Giudicare non è ascoltare, e l’ascolto dovrebbe essere per quanto possibile attivo e non distratto.

I passi per tentare di farlo (e magari riuscirci):

Capisco cosa stai dicendo:

  • Ascoltare usando le risposte riflesse
  • Sospendere il giudizio che blocca la comunicazione
  • Accettare attraverso l’empatia

Capisco cosa stai provando:

  • Approfondire il livello di ascolto sintonizzandosi con le emozioni del bambino

Proviamo a vedere le cose in modo diverso:

  • La ristrutturazione cognitiva attraverso il metodo APE
  • Fare buon uso del modellamento: i bambini imparano osservando il comportamento degli adulti, anche nel modo di relazionarsi e gestire le proprie emozioni;

Capitolo 6 – Giochiamo insieme

Per aprire nuovi canali di comunicazione con i bambini le opportunità non mancano e anche situazioni abituali possono diventare un momento di riflessione condivisa sulle emozioni.

Alcune di queste opportunità sono:

  • Disegnare
  • Il teatro dei burattini
  • Le favole
  • I film
  • I videogiochi

Capitolo 7 – Acqua, fuoco e virgole buone

Pensieri, emozioni e comportamenti sono in un rapporto di continua e reciproca influenza. Ma in che modo i pensieri influenzano le emozioni?

Il modo in cui vediamo e interpretiamo gli eventi che ci accadono condiziona le nostre emozioni: è il significato che attribuiamo a una situazione che ci porta ad avere una reazione emotiva di un certo tipo e quindi un comportamento congruo con quella emozione.

Quando i comportamenti dei bambini nonostante i tentativi di riflessione condivisa continuano ad essere inadeguati è giusto intervenire? Se sì come?

Le regole dovrebbero essere poche, chiare, condivise ed espresse in positivo ogni volta che è possibile.

Così scrive Celi, ma quando questo non basta può essere necessario ricorrere alla punizione. Occorre però tenere a mente che esiste la possibilità di punire un comportamento sbagliato, ma preventivamente anche quella di rinforzarne uno corretto ed adeguato.

Capitolo 8 – Cercare una soluzione assieme

I Cavalieri della Tavola Rotonda si riunivano attorno a un tavolo a cercavano assieme una soluzione al problema: questo è quello che ancora oggi propone di fare il metodo del circle time.

Sedersi assieme ed esprimere tutte le idee che vengono in mente senza censura: questa è un’idea per iniziare assieme a trovare soluzioni nuove per un problema.

Il metodo del circle time è il primo passo per insegnare ai bambini ad afforntare le loro piccole e grandi sfide. La tecnica del problem solving insegna loro successivamente ad affrontare e gestire una situazione problematica secondo fasi sequenziali e definite.

  • Riconoscimento del problema
  • Pianificazione del problema
  • La tempesta o brainstorming
  • La decisione
  • Come è andata?

Queste fasi che si succedono, spiega Celi, non sono necessariamente risolutive del problema fin dalla prima loro applicazione. A volte occorre ripartire da capo finché non si è trovata una soluzione adeguata e soddisfacente. Non bisogna mai dimenticare che accettare un insuccesso è importante tanto quanto riuscire, perché anche sbagliando si impara a fare sempre meglio.

 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Celi, F. (2020. Le emozioni dei nostri figli: come far emergere le emozioni nascoste e imparare a gestirle insieme. De Agostini
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