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Un viaggio chiamato psicoterapia. Storia di un percorso difficile, emozionante e a tratti ironico (2019) di A. Parentela e M. Longo – Recensione del libro

Un libro che può incoraggiare chi ha dei dubbi sull’intraprendere un percorso di psicoterapia e arricchire coloro che vogliono approfondire l'argomento

Di Marta Villa

Pubblicato il 17 Giu. 2020

Un libro che parla di relazioni umane, di come affrontare i problemi della vita, della consapevolezza di sé, della psicoterapia.

 

Questo libro è per tutti. Perché tutti dovrebbero interrogarsi su chi sono, per darsi l’opportunità di vivere l’unica vita che hanno nel miglior modo possibile. E il modo migliore lo si conquista soprattutto con la consapevolezza di sé. Per chi ha fatto un percorso di psicoterapia. Per chi sta pensando di intraprenderlo. E anche per chi vuole solo conoscere un po’ di più della psicoterapia. Per chiunque consideri le relazioni umane pietra miliare della propria esistenza. Perché questo libro parla di psicoterapia, e di una relazione tanto difficile quanto profonda, di quelle che tutti dovrebbero provare, ma che forse non tutti hanno la fortuna di sperimentare nella propria vita.

  Le autrici del libro sono due, Alessandra Parentela, psicoterapeuta, e Michela Longo, una sua paziente; due donne che si sono incontrate per caso e che hanno deciso di condividere il loro percorso raccontandolo ognuna dal suo punto di vista.

Nella prima parte Alessandra Parentela ci introduce nel mondo della psicoterapia, raccontandoci in modo semplice e chiaro che cos’è, illustrandoci perché è importante iniziare un percorso di questo tipo e quali sono i suoi obiettivi. Se, infatti, vi siete mai chiesti “Perché iniziare una psicoterapia?”, in questo testo sono tante le risposte a questa domanda.

La psicoterapia, alla luce di quello che oggi stiamo attraversando, è un cammino molto importante e, se paragonato a un viaggio, è forse il più importante della nostra vita.

Nel libro viene inoltre affrontato il tema del pregiudizio che, purtroppo, è ancora oggi presente nei confronti delle persone che vanno dallo psicoterapeuta, considerate deboli o inadeguate. Attraverso la storia di Michela però, si capisce l’importanza che ha questo percorso nella comprensione di ciò che siamo e desideriamo realmente.

Nella seconda parte del libro, infatti, viene raccontato questo viaggio attraverso gli occhi di Michela Longo, che durante tutta la terapia ha appuntato i suoi pensieri e le sue emozioni; è proprio dalle sue parole che si riesce a capire l’importanza della figura del terapeuta e della relazione tra quest’ultimo e il paziente. Se infatti le relazioni rappresentano il fulcro della nostra esistenza, quale miglior “luogo” se non quello della relazione terapeutica per scoprire noi stessi?

Il terapeuta mette a disposizione dei pazienti tecniche, strategie ed empatia per accompagnarli nel percorso di scoperta di loro stessi e di esplorazione degli angoli più bui e dolorosi della loro vita. Attraverso l’aiuto della psicoterapeuta, Michela, passo dopo passo riesce a comprendere l’importanza che ha l’accettazione di se stessi, degli avvenimenti che non possiamo cambiare e il riconoscimento delle proprie emozioni nella svolta della propria vita.

Accettare rende il pensiero più positivo, predispone in modo migliore verso gli altri e distende l’animo.

Pregio di questo libro è il duplice punto di vista, il parere della specialista da una parte e le riflessioni della paziente dall’altra; un libro che può incoraggiare chi ha dei dubbi sull’intraprendere un percorso di psicoterapia e che può arricchire tutti coloro che vogliono approfondire questo argomento.

Buona lettura!

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Parentela, A. e Longo, M. (2019). Un viaggio chiamato psicoterapia. Storia di un percorso difficile, emozionante e a tratti ironico. CTL, Livorno
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