Sembra che la personalità influenzi il modo di alimentarsi e possa, quindi, essere considerata un fattore di rischio per una dieta sbilanciata, portando a sua volta ad un aumento della probabilità di sviluppare malattie croniche.
Un recente studio condotto da Keller e Siegrist (2015) si è proposto di indagare se i tratti di personalità influenzano le scelte alimentari delle persone o l’adozione di un particolare stile alimentare. Nello specifico, viene considerato il modello dei “Big Five” (McCrae & Costa, 1997), il quale caratterizza gli individui in termini di pattern relativamente duraturi e universali di pensieri, sentimenti e azioni (McCrae & Costa, 2008): elevati livelli di nevroticismo comportano un maggior rischio di depressione, ostilità e sentimenti di inutilità; elevati livelli di estroversione si associano all’essere attivo, ottimista e assertivo; elevata apertura all’esperienza comporta maggiore curiosità e capacità di immaginazione; le persone con elevata coscienziosità tendono ad essere più ordinati e autodisciplinati; infine, la gradevolezza è caratterizzata da maggior altruismo e simpatia (McCrae & Costa, 1997, 2008). Per quanto concerne gli stili alimentari, Keller e Siegrist (2015), hanno individuato il “mangiare emotivo”, ovvero il consumo di cibo in risposta a emozioni negative o a stress, il “mangiare esterno”, ossia in risposta a stimoli alimentari esterni, e, infine, l’ “alimentazione moderata”, cioè la restrizione consapevole di cibi energetici (Van Strien & Van de Laar, 2008).
La ricerca considera 951 partecipanti, a cui sono stati somministrati tre differenti questionari. I tratti di personalità sono stati valutati utilizzando il NEO Five – Factor Inventory (Costa e McCrae 1992): ai partecipanti è stato chiesto di indicare quanto bene ognuno dei 60 item li ha descritti, su una scala Likert a 5 punti (da per nulla accurato a molto accurato). Gli stili alimentari, invece, sono stati valutati con l’ Eating Behavior Questionnaire (DEBQ) (Van Strie net al. 1986), composto da 33 items a cui i partecipanti hanno risposto tramite una scala likert a 5 punti (da mai a molto spesso): la scala dell’alimentazione moderata comprende 10 items che misurano il controllo del peso, un tipico item è “quando hai messo su peso, mangi meno di quanto mangi di solito?” oppure “Tieni conto del tuo peso mentre mangi?”; la scala emozionale della DEBQ è composta da 13 items che indagano il mangiare in risposta a stati emotivi negativi, ad esempio “Quando sei irritato ti viene voglia di mangiare?”; la scala esterna, invece, si compone di 10 items che misurano il consumo di cibo in risposta a stimoli esterni, indipendentemente dallo stato di fame o sazietà, ad esempio “Se il cibo è buono, mangi più del solito?” oppure “Se vedi che altri mangiano, viene anche a te la voglia di mangiare?”. Infine, è stato utilizzato il Food Frequency questionnaire (FFQ) per indagare con quanta frequenza vengono consumati cibi dolci, salati, verdure, insalata, frutta, carne e bevande zuccherate.
Rispetto agli uomini, le donne del campione avevano un maggiore livello di nevroticismo, di apertura all’esperienza e di gradevolezza; inoltre, risultano più contenute nel mangiare, consumano più frutta, verdura e insalata, meno carne e meno bevande zuccherate. E’ inoltre emerso che i fattori di personalità correlano con gli stili e le scelte alimentari delle persone. Nello specifico, le persone estroverse, con una fitta rete sociale (Friedman et al. 2010), avendo più spesso occasione di uscire fuori a pranzo o a cena, sono più esposti al cibo buono ed esteticamente invitante, ovvero la cosiddetta “alimentazione esterna”. I soggetti con elevato nevroticismo tendono ad avere uno stile alimentare più improntato all’emotività e all’esterno, oltre che ad essere poco moderato e a scegliere in misura pressoché simile cibi dolci e salati. Al contrario, individui coscienziosi tendono ad avere uno stile alimentare poco emotivo ed esterno e più propenso alla dieta, prediligendo il consumo di verdure e insalate. Coloro che sono più aperti alle nuove esperienze privilegiano frutta e verdura, a scapito di carne e bevande zuccherate, esattamente come i soggetti con il tratto di personalità “gradevolezza”. I risultati rivelano anche che l’alimentazione esterna, a sua volta, si associa negativamente al consumo di frutta, che invece è associata positivamente con l’alimentazione moderata. Lo stile alimentare moderato si associa in modo positivo al consumo di verdura e insalata. L’apertura all’esperienza non ha mostrato di avere effetti significativi sul dolce e sul salato, a differenza della sovralimentazione, dell’alimentazione esterna ed emotiva che hanno una correlazione positiva. Inoltre, avere un’alimentazione moderata correla negativamente con il consumo di cibi dolci e salati. L’estroversione sembra essere l’unico tratto fra quelli analizzati ad avere un effetto positivo sul consumo di carne e sul consumo di bevande zuccherate, così come soltanto l’alimentazione esterna si associa positivamente al consumo di carne e di bevande zuccherate, mentre tutti gli altri stili e tratti correlano negativamente.
Questi risultati hanno chiaramente dimostrato che le caratteristiche di personalità giocano un ruolo alquanto importante nella scelta del cibo, così come nello stile alimentare in sé. E’ chiaro che individui nevrotici e emotivamente instabili adottino un’alimentazione emotiva poco salutare, utilizzando il cibo proprio come strumento per far fronte alle emozioni negative (Groesz et al., 2012). Al contrario, soggetti con alti livelli di coscienziosità sembrano adottare un’alimentazione più equilibrata, escludendo cibi poco sani, probabilmente grazie alla propria capacità di evitare o di gestire i fattori stressanti (Shanahan et al., 2014). L’apertura nei confronti delle esperienze gioca un ruolo importante nell’adesione dei singoli ad una dieta sana ed equilibrata (Tiainen et al., 2013): probabilmente questi soggetti sono sempre stati più predisposti ad assaggiare un’ampia gamma di alimenti, incluso cibi più amari, ma certamente più sani come frutta e verdura (Birch, 1999). Infine, la gradevolezza correla negativamente, mentre l’estroversione positivamente con il consumo di carne. Nel primo caso, probabilmente il tratto viene proiettato ed esteso, non soltanto alle persone, ma anche agli animali, tant’è che le motivazioni alla base, spesso, sono etiche, incentrate sulla simpatia e l’altruismo (Forestell et al., 2012). Nel secondo caso, l’estroversione è stata associata con l’alimentazione esterna, a sua volta associata con un maggior consumo di carne, probabilmente sia per il costo relativamente inferiore, che per la maggiore praticità nel cucinarla rispetto, ad esempio, alla verdura. Interessante è sottolineare il paradosso tra l’estroversione, come tratto benefico e protettivo per la salute mentale, e l’estroversione come fonte di rischio per un’alimentazione poco corretta, in quanto espone i soggetti al consumo di cibi che fanno poco bene se consumati frequentemente. Così, la personalità di una persona può essere un fattore di rischio per una dieta sbilanciata, portando a sua volta ad un aumento della probabilità di sviluppare malattie croniche come quelle cardiovascolari, cancro o diabete. Infine, di grande interesse sarebbe esplorare eventuali correlazioni tra la personalità e la scelta di intraprendere un’alimentazione vegetariana o vegana.