Le mani diventano fredde e sudate, i muscoli sono tesi, il battito cardiaco aumenta. Avete mai percepito anche voi queste sensazioni corporee mentre guardate un film horror?
Sono segnali che stiamo provando paura, un’emozione, innescata da stimoli minacciosi, funzionale all’evitamento di un pericolo. Ma cosa sta accadendo nel nostro cervello durante la visione di questo genere di film? Un gruppo di ricercatori finlandesi, in un recente studio pubblicato sul giornale NeuroImage, ci svela che sono ben due le forme di paura che si provano durante la proiezione dei film dell’orrore, per ognuna delle quali si attivano sistemi neurali differenziati.
Lo studio è stato condotto su 37 soggetti e poi replicato su un altro campione, ai quali è stato chiesto di vedere spezzoni tratti dai due film horror The Conjuring 2 e Insidious mentre la loro attività cerebrale veniva registrata attraverso la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Per la scelta di questi due film i ricercatori hanno coinvolto 216 appassionati che, attraverso un sondaggio, hanno valutato The Conjuring 2 e Insidious come gli horror più paurosi e i meglio prodotti.
Dall’analisi dei dati raccolti attraverso l’fMRI è emerso che durante la visione dei film horror il nostro cervello attiva aree diverse a seconda della prossimità dello stimolo pericoloso. In altre parole, quando avvertiamo che la minaccia sta per arrivare, ma non è ancora presente, proviamo una forma di paura cosiddetta sostenuta, che esperiamo soggettivamente con tensione, ansia e suspence. In questo momento, nel cervello sono attive le cortecce sensoriali, sia quella uditiva sia quella visiva, e una parte del lobo parietale (Figura 1). L’aumento dell’attività di queste aree ci consente di aumentare la vigilanza e dirigere il focus attentivo sugli stimoli sensoriali. Siamo in allerta.
Figura 1 (Hudson et al., 2020). Relazione tra la paura sostenuta e l’attivazione neurale durante la visione dei horror. ACC = Corteccia Cingolata Anteriore; PCG = Giro Post-Cingolato; LG = Giro Linguale; PreC = Precuneo; STG = Giro Temporale Superiore; FG = Giro Fusiforme.
Quando la minaccia sopraggiunge, invece, si attivano zone corticali, limbiche e cerebellari come la corteccia prefrontale, il lobulo paracentrale, l’amigdala, la corteccia cingolata, l’insula, il grigio periacqueduttale (PAG), l’ippocampo e il talamo (Figura 2). In questo momento, stiamo provando la cosiddetta paura acuta, che potrebbe manifestarsi con una reazione di trasalimento dal divano. Quando lo stimolo pericolo insorge, infatti, il nostro cervello si attiva in quelle aree coinvolte nel processamento degli stimoli, nell’apprendimento e memoria e nella pianificazione dell’azione. Quest’attivazione cerebrale ci consente, quindi, di attuare delle rapide azioni per fuggire al pericolo, come il fight or flight, le reazione comportamentali di lotta o fuga di fronte ad una minaccia.
Figura 2 (Hudson et al., 2020). Relazione tra la paura acuta e l’attivazione neurale durante la visione dei due horror. ACC = Corteccia Cingolata Anteriore; MCC = Corteccia Cingolata Mediale; PCC = Corteccia Cingolata Posteriore; Th = Talamo; AMY = Amigdala; PH = Paraippocampo; PreCG = Giro PreCentrale; STG = Giro Temporale Superiore; AIC = Corteccia Insulare Corticale; MTG = Giro Temporale Mediale; LG = Giro Linguale
I circuiti della paura sostenuta e quelli della paura acuta sono quindi differenziati a livello cerebrale e si attivano in momenti diversi, a seconda della prossimità spazio-temporale del pericolo. L’analisi funzionale della connettività tra questi due sistemi, condotta durante lo studio, mostra tuttavia che è presente una dinamica interazione tra loro. Essi cioè non funzionano in modo isolato, ma lavorano in sinergia: i network della paura sostenuta innescano quelli della paura acuta, man mano che la minaccia si fa sempre più vicina.
Ecco perché a seconda del momento del film, e quindi della prossimità spazio-temporale del pericolo, proviamo sensazioni diverse, che oscillano dal terrore a franche manifestazioni di paura. Probabilmente, l’eccitazione provata nella visione di un film horror ha molto a che fare con i climax di paura creati ad hoc dai registi, che vanno ad attivare questi specifici circuiti nel nostro cervello.