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Il digiuno delle Sante e della moderna anoressia: perfezionismo e disgusto

Sembra che il digiuno delle Sante e quello dell’AN moderna potrebbero condividere lo stesso meccanismo psicologico connesso a un ambiente sociale oppressivo

Di Rosaria Nocita

Pubblicato il 09 Giu. 2020

Aggiornato il 12 Lug. 2022 10:44

Nelle sue forme medievali e moderne l’Anoressia Nervosa è un modo di affermare la propria identità mentale rispetto a quella fisica, la manifestazione di una mentalità perfezionista bloccata in una dimensione di esperienza che penetra il nucleo stesso dell’essere umano, ossia il corpo. Le risorse mentali sono schierate per la battaglia contro il corpo e il disgusto per sé è la motivazione.

 

Il rapporto uomo-cibo è stato caratterizzato da modalità peculiari in epoche e società differenti: dagli antichi Greci che, secondo Euripide, si dedicavano ai più severi digiuni per ingraziarsi gli Dei, ai mistici del Medioevo che praticavano il digiuno come strumento ascetico per giungere a Dio, come documentato nel noto caso di Santa Caterina da Siena. Per secoli il tema del digiuno è stato oggetto di discussione tra psicologi, sociologi, neurofisiologi e filosofi, interessati all’elaborazione di modelli eziologici. In particolare, una questione che desta interesse, suscitando riflessioni ancora oggi, riguarda la possibilità o meno che i mistici nel Medioevo soffrissero di Anoressia Nervosa (AN), nel tentativo di accertare la presenza della patologia già in tempi passati, di identificare il valore del digiuno, di cogliere analogie e differenze e, soprattutto, comprendere il mindset per orientare il trattamento dell’AN.

Attualmente una riflessione sul tema del digiuno, a mio avviso, può quindi contribuire sia a ragionare sull’eziopatogenesi alla base del digiuno volontario, sia ad apportare ulteriori contributi sul piano della pratica clinica.

Ripercorrendo alcuni confronti effettuati tra il digiuno mistico del Medioevo e il digiuno anoressico dei tempi moderni, troviamo l’ipotesi del Prof. R. M. Bell (2002) secondo la quale esiste una connessione tra la forma medievale e quella moderna di AN.  Attraverso una spiegazione sociologica, Bell sostiene che entrambi i tipi di AN possono essere intesi come forme di autocontrollo e di autoaffermazione esercitate da giovani donne intrappolate in strutture sociali patriarcali oppressive, al fine di liberarsi di un mondo intollerabilmente soffocante attraverso il rifiuto della società, della vita e del proprio corpo.

In accordo con questa tesi, Sassaroli, Ruggiero e Fiore (2016) sostengono che il digiuno delle Sante e il digiuno dell’AN moderna potrebbero condividere lo stesso meccanismo psicologico connesso a un ambiente sociale oppressivo. Inoltre, gli autori evidenziano degli aspetti differenti riguardo al valore del digiuno, agli obiettivi dello stesso, alle conseguenze che derivano dal praticarlo. Pertanto, il valore del digiuno per le Sante è legato alla rinuncia, alla mortificazione e all’autodisciplina, invece per l’AN moderna è la magrezza che diviene un valore in sé. L’obiettivo alla base del digiuno nelle Sante è legato alla santità o forse all’affermazione sociale, mentre nell’AN moderna è legato all’autoaffermazione e all’incremento di autostima. Infine, le conseguenze della pratica del digiuno sono positive nelle Sante, infatti il digiuno rappresenta per loro uno strumento impiegato lungo un percorso felice e efficace, in quanto esse diventano davvero personalità di spicco, invece nell’AN moderna il digiuno fa parte di una percorso autodistruttivo in cui l’obiettivo iniziale di poter essere accettati e piacere agli altri, è presto sostituito dal valore individualistico della magrezza.

Paul Broks (2020), neuropsicologo inglese, propone un’affascinante interpretazione dei significati e delle condotte anoressiche in chiave cartesiana, paragonando l’AN medievale e l’AN moderna e considerando la prima come precursore della seconda. L’interrogativo che muove l’analisi effettuata dall’autore è: “questo bizzarro disturbo, in qualche modo, potrebbe essere legato a quelle preoccupazioni cartesiane. Potrebbe essere interpretato come una battaglia tra corpo e anima?”. Attraverso una disamina delle analogie e delle differenze tra AN medievale e AN moderna, l’autore giunge ad identificare – in entrambe le forme- il digiuno come uno strumento di controllo finalizzato al raggiungimento di standard elevati nel perseguire un ideale (purezza spirituale vs. magrezza), caratteristiche personologiche di perfezionismo, emozione di base del disgusto come conseguenza del fatto di non riuscire a mantenere determinati standard culturali, che metterebbe così in conflitto corpo e mente e alimenterebbe il disprezzo di sé e la vergogna. In altre parole, secondo l’autore, nelle sue forme medievali e moderne, l’AN è un modo di affermare la propria identità mentale rispetto a quella fisica, un’espressione autodistruttiva della ‘mente sulla materia’, la manifestazione di una mentalità perfezionista bloccata in una dimensione di esperienza che penetra il nucleo stesso dell’essere umano, ossia il corpo. Le esperienze sono alimentate, in un modo e nell’altro, dall’emozione di base del disgusto: dalle più grossolane sensazioni di repulsione fisica ai più elevati sentimenti di spiritualità e timore reverenziale. In sintesi, le risorse mentali sono schierate per la battaglia contro il corpo e il disgusto per sé è la motivazione.

Riprendendo i concetti di perfezionismo e di disgusto evidenziati dal Prof. Broks, è interessante il contributo di una recente meta-analisi  (Dahlenburg, Gleaves, Hutchinson; 2019) dove è stato evidenziato che soggetti con AN mostrano livelli più elevati di perfezionismo rispetto ad un campione non clinico e ad un campione con altra diagnosi psichiatrica; insieme a quello di uno studio condotto da Bell (2017) in cui si è riscontrato che i soggetti con Disturbi Alimentari manifestano tassi significativamente più elevati di disgusto per sé rispetto a persone che non soffrono di tali disturbi, anche se non è ancora del tutto chiaro il ruolo del disgusto nell’esordio e nel mantenimento del Disturbo Alimentare.

In conclusione, in termini eziopatogenetici, le diverse analisi esposte confermano la validità del modello multi-fattoriale che tiene conto di diversi aspetti (biologici, psicologici e socio-culturali), come fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento dell’AN. Si rivelerebbe utile condurre studi longitudinali sull’approfondimento del ruolo del perfezionismo: è un fattore di rischio, un fattore di mantenimento o una conseguenza del disturbo?

In termini di implicazioni cliniche, invece, le diverse analisi presentate sembrano supportare il lavoro terapeutico rivolto al perfezionismo (CBT-E, Fairburn; 2003), in quanto esso si dimostra – seppur con interrogativi ancora aperti – fattore principale associato all’AN e anche fattore di rischio per lo sviluppo di AN. Mentre, riguardo al disgusto sembrerebbe che il trattamento di questa emozione mostri dei limiti, dal momento che il disgusto differisce dalla paura e dall’ansia, in quanto recluta il ramo parasimpatico piuttosto che il ramo simpatico del Sistema Nervoso Autonomo, e potrebbe – per questo motivo – dimostrarsi più resistente ai metodi comportamentali standard basati sull’esposizione (per approfondimenti si veda Teoria Polivagale).

 


 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bell K, Coulthard H, Wildbur D (2017). Self-Disgust within Eating Disordered Groups: Associations with Anxiety, Disgust Sensitivity and Sensory Processing.  European Eating Disorders Review;  25(5):373-380.
  • Bell R. (2002). La santa anoressia. Digiuno e misticismo dal medioevo ad oggi. Laterza (Bari)
  • Broks P. (2020). Unholy anorexia. Medieval mystics starved the body to feed the soul. Understanding this perfectionist mindset could help treat anorexia today. Edited by Nigel Warburton, Aeon
  • Dahlenburg SC, Gleaves DH, Hutchinson AD. (2019) Anorexia nervosa and perfectionism: A meta-analysis. International Journal Eating Disorders. 52(3):219-229.
  • Fairburn CG, Cooper Z, Shafran R. (2003). Cognitive-bahavioral Therapy for eating disorders: A ‘transdiagnostic’ theory and treatment. Behavior Research and Therapy, 41, 509-528.
  • Sassaroli S., Ruggiero GM, Fiore F. (2016). Disturbi Alimentari: il digiuno delle Sante e la moderna anoressia. State of Mind. https://www.stateofmind.it/2016/02/digiuno-anoressia/
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